Abodi porta la cadetteria in Europa: il torneo Anglo-Italiano 3.0

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Sembra essere la solita noiosa riunione di Lega di Serie B  di mezza estate, di quelle in cui tra tante chiacchere vengono presentate la stagione che verrà ed il Pallone del prossimo campionato. Arriva quindi improvvisa ed inaspettata la bomba del presidente della Lega di Serie B Andrea Abodi: la creazione di un mini-torneo tra le vincenti dei campionati di seconda divisiona italiana, inglese e tedesca che possa rappresentare una sorta di Champions League di Serie B. Ufficiosa ma non ancora ufficiale l’idea sembra destinata ad andare in porto, con l’avvio della suggestiva competizione prevista già a partire dal termine della stagione in corso,  pur se con tanti punti interrogativi ancora da dirimere.

Se, in attesa dell’ufficialità, ai fan più giovani un’idea del genere provoca probabilmente un misto di curiosità e divertimento, nella mente dei tifosi delle squadre “medio-piccole” più attempati  si fa largo un romantico deja-vù, che apre l’album dei ricordi alla pagina di un torneo oggi defunto : il torneo Anglo-Italiano.

Nella stagione 1968-’69 una di quelle pagine di calcio che solo il football inglese sa regalare vede lo Swindon Town (club di terza divisione) piegare per 3-1 l’Arsenal nella finale di Coppa di Lega; oltre alla gloria,  il successo valse allo Swindon la qualificazione per la Coppa delle Fiere della stagione successiva.  Per (ingiusti) motivi regolamentari però alla competizione venivano ammessi solamente club di prima divisione, e lo Swindon dovette rinunciare al sogno europeo; fu questo episodio che spinse l’italiano Gigi Peronace ad ideare una competizione nella quale si affrontassero squadre italiane ed inglesi, per permettere a club come lo Swindon di respirare l’aria delle grandi notte europee: il Torneo Anglo – Italiano per l’appunto.

La formula originaria coinvolgeva sei squadre inglesi (di cui quattro di prima divisione) e sei italiane (tutte di A) divise in 3 gironi da 4 squadre (2 inglesi e 2 italiane): in ciascun girone si le squadre si affrontavano con gare di andata e ritorno (senza derby nazionali) che aggiungevano ai punti maturati sul campo un punto per ogni rete realizzata. Completati i gironi la miglior squadra italiana e la miglior squadra inglese si sfidavano nella finalissima; ironia della sorte, la prima edizione fu vinta dallo Swindon Town che piegò per 3-0 il Napoli in finale.

 La difficoltà di inserimento in calendario, unito ai tanti cambi di format della competizione, indussero un graduale calo del prestigio delle partecipanti; se le prime edizioni coinvolsero squadre come Juventus, Inter e Manchester United (che non profusero un grandissimo impegno a dire il vero), negli anni successivi il torneo dovette guardare a squadre dal blasone minore attingendo dalle categorie inferiori.

Dal ’76 troviamo quindi nell’albo d’oro: Monza, Lecco, Udinese, Sutton United, Triestina, Modena, Modena, Francavilla, Pontedera e Piacenza; proprio il fatto che a partecipare non fosse la nobiltà ma la classe operaia delle due nazioni permise però paradossalmente al Torneo Anglo-Italiano di incontrare l’intento di Peronace (scomparso prematuramente nel 1982), regalando ai supporter di realtà secondarie l’emozione di una competizione internazionale.

Al netto della gioia dei tifosi dell’interesse coinvolti, la competizione registrò negli anni un seguito mediatico sempre più risicato, e anche a causa della tragedia dell’Heysel dopo l’edizione dell’86 vinta dal Piacenza si decise di porre fine a questa esperienza. Nel 1992/’93 il Torneo Anglo-Italiano fu resuscitato coinvolgendo 8 squadre dalla Serie B italiana (tra cui le 4 retrocesse dalla precedente Serie A) ed 8 dalla seconda divisione inglese. Le squadre erano divise in due gironi composti ciascuno da 4 squadre italiane e 4 inglesi che davano vita a sfide incrociate (senza derby) che promuovano la migliore inglese e la miglior italiana (non necessariamente le prime due classificate) alle semi-finali; nel penultimo atto si sfidavano con andata e ritorno le due migliori squadre di ciascuna nazione, prima della finale che gioco forza diveniva una sfida Italia – Inghilterra.

La nuova formula aumentò indubbiamente il tasso tecnico e il blasone della competizione, come si evince dalle finali disputatesi nei quattro anni in cui il Torneo Anglo – Italiano 2.0 rimase in vita:

  • 1992/’93:  Cremonese – Derby County 3-1
  • 1993/’94:  Brescia – Noutts County 1-0
  • 1994/’95:  Ascoli – Notts County 1-2
  • 1995/’96:  Genoa – Port Vale 5-2

A dispetto dei miglioramenti le vecchie criticità (inserimento in calendario delle date, disinteresse dei media e talvolta delle squadre stesse) si ripresentarono, inducendo un nuovo stop della manifestazione durato fino ai giorni d’oggi. L’idea di Abodi, sicuramente intrigante è ancora in via di sviluppo, e fondamentali risulteranno l’individuazione di uno sponsor e la creazione di un interesse mediatico che possano rendere sostenibile una competizione da espandere magari un domani anche a Spagna e Francia. Il torneo, che quest’anno avrebbe coinvolto Carpi, Bournemouth ed Ingolstad, solletica già l’entusiasmo delle tifoserie cadette; difficile biasimarli dal momento che a leggere in seconda divisione nomi come Cagliari e Cesena, QPR e Middlesbrough, Monaco 1860 e Kaiserslautern, viene già l’acquolina in bocca.

di Micheal Anthony D’Costa

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