Food Revolution Day, petizione per l’educazione alimentare nelle scuole

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La preparazione di cibi sani e genuini grazie all’introduzione dell’educazione alimentare obbligatoria nelle scuole di tutto il mondo è l’ultima ricetta del cuoco inglese Jamie Oliver. In occasione del “Food Revolution Day”, celebrato il 15 maggio, la star britannica ha lanciato una petizione internazionale per chiedere ai leader del G20 di mettere in agenda politiche efficaci per prevenire l’obesità in età scolare.

La campagna – L’iniziativa, lanciata il 29 marzo al Sydney Opera House, è stata caratterizzata da una serie di eventi che hanno coinvolto migliaia di scuole nel Regno Unito, mentre in giro per il mondo 1300 ambasciatori in 100 Paesi hanno coinvolto le comunità locali realizzando iniziative a supporto della campagna. Già protagonista di cooking show televisivi diffusi anche dal canale Food Tube e autore anche di numerosi libri di ricette, Jamie Oliver ha da tempo sposato una battaglia personale contro il “cibo spazzatura”. L’esigenza di una “rivoluzione” l’aveva spiegata nel 2010, anno in cui ha vinto il premio TED per il suo progetto anti-obesità nel West Virginia. Nel discorso pronunciato in occasione della premiazione, il cuoco inglese esprimeva il suo “desiderio di sostenere un movimento forte e sostenibile per educare ogni bambino all’alimentazione, ispirare le famiglie a cucinare di nuovo e spronare tutti a combattere l’obesità”, un auspicio che si è trasformato in mobilitazione e negli anni ha raccolto sempre più consensi.

L’edizione in corso ha ampiamente superato l’obiettivo del milione di sottoscrizioni: quasi 1.500.000 sostenitori, provenienti da 196 Paesi, hanno firmato la petizione per supportare l’educazione alimentare nelle scuole. Grazie ai social network, il #FoodRevolutionDay è diventato in breve tempo virale. L’obiettivo dello chef inglese è creare un “enorme movimento globale” firmando la petizione, il cui testo è stato tradotto in diverse lingue sulla piattaforma Change.org, e condividendo l’iniziativa. Tanti supporters, dalle celebrità alla gente comune, hanno caricato sui propri profili social un selfie con lo slogan “Sign it” e “Share it” (firma e condividi) scritto sulle mani.

Come in ogni edizione, Jamie Oliver ha realizzato una ricetta per l’occasione. Quest’anno ha spiegato passo dopo passo come preparare un salutare “Squash it sandwich”, un panino ripieno con verdure di stagione, attraverso una video-lezione indirizzata ai bambini delle scuole. La novità più rilevante dell’edizione 2015 è la canzone rap “Revolution” che lo chef inglese ha intonato in collaborazione con il cantautore britannico Ed Sheeran. Hanno prestato le loro voci al progetto numerosi artisti, tra i quali Paul McCartney, il dj britannico Jazzie B, l’attore australiano Hugh Jackman, il rapper Professor Green, il pianista jazz Jamie Cullum, la cantante Alesha Dixon e la star di YouTube Carissa Alvarado. Il ritornello del brano spiega in chiave rap il senso della causa: “We need to feed the kids right through their stomachs and their minds”, come a sottolineare il bisogno di nutrire lo stomaco, l’aspetto sensoriale del cibo, legando al tempo stesso il concetto di nutrimento a quello della mente, al fine educativo di accrescere la consapevolezza di una corretta informazione alimentare sin dall’infanzia.

La lotta all’obesità infantile – Il movimento ha finora contribuito a cambiare i programmi scolastici in diversi Paesi con l’introduzione dell’educazione alimentare come “materia di studio”: in Inghilterra, grazie al School Food Plan e al Jamie Oliver’s Kitchen Garden Project, promosso dalla Jamie Oliver Food Foundation, in Messico, grazie alla Legge generale sull’Istruzione e ancora in Brasile, Giappone e Finlandia. L’obiettivo è estendere questa buona pratica a livello globale. Come si legge nella petizione lanciata dal popolare chef britannico, in vista del prossimo G20 che si terrà in Turchia il prossimo novembre, l’obesità infantile ha assunto proporzioni preoccupanti: “In questo momento stiamo affrontando un’epidemia mondiale di obesità, con 42 milioni di bambini sotto i 5 anni sovrappeso o obesi in tutto il mondo. Il risultato è che la prossima generazione vivrà meno dei propri genitori se non verrà fatto nulla per correggere queste statistiche allarmanti”. Gli studi sull’obesità condotti dal McKinsey Global Institute evidenziano il costo sociale della malattia: l’impatto sul Prodotto Interno Lordo nel 2014 è stato di 2 trilioni di dollari, una spesa esorbitante, il terzo onere per la collettività dopo fumo e violenza armata, guerra e terrorismo.

La rivoluzione culinaria promossa dalla petizione riveste un significato particolare anche in concomitanza con Expo 2015 dedicato al tema della nutrizione del pianeta. La Carta di Milano, cui lo chef britannico ha dato il suo supporto, siglata a pochi giorni dall’apertura dell’Esposizione universale, oltre a considerare il cibo sano per tutti come un diritto umano fondamentale, denuncia lo stridente contrasto tra malnutrizione ed eccesso di cibo. Infatti, come si legge nel documento, “circa 800 milioni di persone  soffrono di fame cronica, più di 2 miliardi di persone sono malnutrite o comunque soffrono di carenze di vitamine e minerali; quasi 2 miliardi di persone sono in sovrappeso o soffrono di obesità; 160 milioni di bambini soffrono di malnutrizione e crescita ritardata”. Firmare la petizione diventa, anche alla luce di questi dati, più che una buona azione. È un impegno concreto per cambiare le vite delle future generazioni. Una responsabilità che la società civile consegna ai governi di tutto il mondo per avviare un serio percorso di cambiamento, a partire dalla corretta alimentazione a scuola.

(di Elena Angiargiu)

Fonte immagine: http://www.foodrevolutionday.com/blog/#fx8Xa1cQJMJjHS8M.97

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