Facebook e Brasile insieme per connettere la favela di San Paolo

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11130116_897978963589029_6862340198510807646_n (1)Un progetto pilota per connettere gratuitamente gli utenti di Heliopolis una delle più grandi favelas di San Paolo, è questo il contenuto del post di Mark Zuckerberg scritto -ovviamente su Facebook- da Panama City e che racchiude, a grandi linee, il risultato dell’incontro con Dilma Rousseff, attuale presidente del Brasile.

Il programma è ancora in fase embrionale e prevede la copertura wifi veloce e gratis per tutta la comunità della favela brasiliana abitata da circa 200 mila persone che vivono alla soglia della povertà e che potranno accedere ai servizi base di internet dai loro telefonini. Nella favela di Heliopolis è già in attivo un piccolo laboratorio, l’ Innovation Lab di Facebook, installato presso il Centro per l’infanzia e l’adolescenza con l’obiettivo d’incoraggiare la pubblicizzazione virtuale dei servizi. È proprio qui che le piccole imprese stanno scoprendo le potenzialità di una pagina facebook per promuovere le loro attività grazie a dei veri e propri corsi di formazione.

Per il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, il progetto della banda larga -che verrà estesa a tutta la comunità di Heliopolis- permetterà di migliorare l’educazione, ampliare l’accesso ai servizi pubblici e condividere i benefici sociali ed economici della connettività. L’accordo, siglato con una stretta di mano ad un incontro parallelo al 7º Vertice delle Americhe, è il primo passo verso un più grande obiettivo comune e cioè quello di arrivare alla piena inclusione sociale grazie ad una strategia più ampia e lungimirante che verrà annunciata tra qualche mese e che porterà internet anche nelle altre zone isolate dell’Amazzonia e del Midwest.

Non si tratta però di una collaborazione prima con il governo brasiliano. L’azienda di Zuckerberg è già partner del progetto per la lotta contro le violazioni dei diritti umani su Internet attraverso l’ organizzazione non-profit Internet.org. Il programma, conosciuto con il nome del sito dove poter denunciare le violazioni #HumanizaRedes ,  è stato accolto con un po’ di diffidenza.

Il timore è che possa diventare uno strumento di controllo e censura da parte del governo brasiliano considerando che, proprio sui canali online, i gruppi d’opposizione al governo di Rousseff si organizzano per scendere in piazza e protestare. Anche Internet.org è oggetto di numerose critiche e sembra che non stia vivendo un periodo propriamente roseo. I servizi offerti gratuitamente in India, Ghana, Colombia, Kenya, Tanzania, sono in realtà scelti da Facebook, enti pubblici e operatori telefonici e ciò sarebbe in contrasto con il principio di neutralità della rete. D’altronde, quando si parla di progetti che mirano a colmare il divario digitale, il confine tra democratizzazione e nuove forme di controllo politico-sociale è sempre più sfumato e spesso assume i connotati di un’operazione economica tesa ad esplorare nuove nicchie di mercato ai margini della rete.

Qualsiasi sia l’obiettivo lo scenario che s’intravvede è quello di un futuro di baraccopoli dotate di computer dove internet «apre la sua navigazione in un mondo di libertà, di relazioni, emozioni che fanno da contrappeso alla povertà e alla miseria estetica, di relazioni e di vita sociale dello spazio materiale in cui vive» così come profetizza Magnaghi[1].

[1] Alberto Magnaghi, Il progetto locale. Verso la coscienza di luogo, Torino, 2010

(di Lucia Varasano)

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