Libri – Nick Bilton vive nel futuro, e tu?

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di Arianna Catti De Gasperi

McLuhan sosteneva che il medium è il messaggio, mentre Nick Bilton cerca di teorizzare esattamente l’opposto nel suo libro: Io vivo nel futuro.

L’autore sostiene infatti che oggigiorno il mezzo attraverso il quale le notizie e i messaggi vengono fruiti al pubblico ormai non contano più. In primo luogo, tante volte è il pubblico stesso a crearsi il medium; in secondo luogo, l’unica differenza è semplicemente la grandezza dello schermo, non più del contenuto.

Nel suo Io vivo nel futuro (Codice Edizioni, pag. 217) argomenta come vivere nell’oggi, nel presente, sia meglio che vivere nella paura del domani, poiché già in passato abbiamo avuto riserve riguardo allo sviluppo della tecnologia, le quali si sono però rivelate assolutamente inutili. Le stesse immotivate paure, infatti, avevano attanagliato le società alla vigilia della locomotiva, della stampa e del telefono. Suggerisce l’idea di smettere di pensare a come potrà essere il mondo tra 5 o 10 anni, poiché non può essere predetto. Di fatti, quando si cerca di immaginare un possibile futuro, in realtà si tiene in considerazione l’ambiente sociale e tecnologico odierno, che è in continua evoluzione e dove gli utenti autoproducono le tecnologie ed i canali di comunicazione di cui necessitano (come è successo per la creazione di Facebook).

Nick Bilton sostiene che è inutile leggere i giornali (ha persino cancellato i suoi abbonamenti al New York Times, dove lavora) quando si possono ottenere tutte le notizie che si vogliono nei miseri 140 caratteri di Twitter ogni mattina. L’autore sostiene, infatti, di vivere i social network come “comunità àncora”, ovvero luoghi dove le scelte collettive dei membri lo aiutano a scremare.

A quanto pare Bilton si fida dell’opinione di sconosciuti piuttosto che dei suoi colleghi giornalisti – talvolta a ragione – e sostiene di non essere l’unico dato che, dal 1985 al 2009, la fiducia degli americani nell’accuratezza delle notizie è precipitata dal 55% al 29%.

Molto divertente, la nuova parola battezzata dall’autore, “consumivori”. I consumivori sono quelle persone che oltre a consumare creano i contenuti.

Un po’ preoccupante forse è la sua idea di futuro che correrà sulla linea di demarcazione che divide la libertà, dal controllo ad opera di un Grande Fratello.

Una delle parti più interessanti – soprattutto per i genitori ancora un po’ all’antica – è la parte in cui descrive i cambiamenti dei processi neurologici che avvengono nel cervello, grazie alla interazione con la rete e persino con i videogiochi: persino un chirurgo di fama mondiale può migliorare le sue abilità manuali grazie alla Wii o alla Play Station!

Nel suo teorizzare e cercare di capire le possibilità future analizza tutto, ma proprio tutto: dai siti porno ai videogiochi, dai monaci amanuensi agli smartphones.

Va detto che nonostante il lettore possa essere in disaccordo con alcune idee di Bilton, il futuro che immagina è verosimile. A contare sarà sempre più l’esperienza personalizzata e un giornale online, potrà e dovrà servirci notizie diverse a seconda che sappia dove ci troviamo o che ora del giorno sia.  “Ora il mondo digitale segue voi, non il contrario» assicura il nostro, «e se siete un’azienda che si occupa di media potete tranquillamente eliminare la seconda sillaba della parola. Esiste solo il me,” scrive l’autore.

Tocco di genialità anche nel sottotitolo del libro: “Perché il vostro mondo, il vostro lavoro e il vostro cervello stanno per essere creativamente distrutti.”

In definitiva, un libro divertente ed originale con racconti tratti da scene di vita reale ed esempi di esperimenti personali.

L’unica domanda che ci si potrebbe chiedere è: ora che sono passati tre anni dall’uscita del suo volume, la penserà ancora allo stesso modo?

 

Nota sull’autore:

Nick Bilton è stato User Interface Specialist del “The New York Times R&D Lab” dove il suo compito è stato quello di studiare l’evoluzione delle tecnologie e dei modi in cui le persone fruiscono delle notizie, così che il NYT avesse la possibilità continua di adattarsi, ad un mondo in continuo cambiamento (e quindi sopravvivere).

Ad oggi è un editorialista tecnologico e di business, nonché blogger, del New York Times. Fra i suoi ultimi sforzi si annovera la ricerca per eliminare il divieto della Federal Aviation Administration di uso dei cellulari a bordo degli aerei.

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