Amarcord. Florin Raducioiu, una carriera sottovalutata dalle etichette

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Florin Raduciou
Florin Raducioiu

L’abito non fa il monaco, e questo è risaputo. Ma che i gol non facciano un attaccante, onestamente suona strano. Eppure è successo, eppure c’è un calciatore che può dire di aver fatto gol e di essere sempre stato etichettato come bomber anemico. Florin Raducioiu, attaccante rumeno degli anni novanta, è alla pari del nostro Egidio Calloni, il “mangiatore di gol” per antonomasia, senza un vero perchè, senza soprattutto che i numeri confermino tale leggenda.

Florin Raducioiu nasce a Bucarest il 17 marzo del 1970, proprio mentre in Italia il Cagliari si appresta a vincere il suo primo ed unico storico scudetto, proprio mentre il mondo del calcio sta per vivere i mondiali messicani della semifinale Italia-Germania 4-3 e del super Brasile dei cinque numeri 10 contemporaneamente in campo alla faccia degli equilibri tattici. Cresciuto nelle giovanili della Dinamo Bucarest, Raducioiu esordisce in prima squadra nel 1985, a quasi sedici anni, grazie ad un talento riconosciuto e ad un fiuto del gol non indifferente. La stagione che lo consacra è quella che conduce ai mondiali d’Italia del 1990 quando in campionato segna 14 reti guadagnandosi il biglietto aereo per il bel paese assieme agli altri convocati della sua nazionale. Subito dopo i mondiali lo acquista il Bari che vuole affiancare un centravanti classico ma di movimento al brasiliano Joao Paulo che segna tanto pur essendo una seconda punta; così Joao Paulo agisce da numero 11 ma fa i gol, Raducioiu è il numero 9 ma apre spazi, fa sponde e lavora pure per la squadra. Il primo campionato in Italia è positivo per il rumeno: 30 presenze e 5 reti, una delle quali segnata ai futuri campioni della Sampdoria, ed una salvezza che il Bari raggiunge ad una giornata dal termine della stagione e con pieno merito. In estate i pugliesi confermano Joao Paulo e si rinforzano con l’australiano Farina (che sarà un flop colossale e a novembre verrà rispedito a casa sua) e con il croato Boban (che arriva in prestito dal Milan); gli stranieri all’epoca possono essere solamente tre per squadra ed il sacrificato è proprio Raducioiu che viene acquistato dal neopromosso Verona. Gli scaligeri allenati da Eugenio Fascetti hanno discrete ambizioni per la stagione 1991-1992, oltre a Raducioiu si sono assicurati le prestazioni di Dragan Stojkovic, fresco campione d’Europa con la Stella Rossa Belgrado, uno dei più grandi talenti jugoslavi di tutti i tempi, frenato da troppi infortuni e da un carattere spigoloso. Per Raducioiu e per il Verona si prospetta un’annata ricca di soddisfazioni, sarà invece un disastro per entrambi. La squadra parte male, Stojkovic passa più tempo in infermeria che sul campo e alla fine dell’anno risulterà decisivo quanto un 2 di briscola, Raducioiu, dal canto suo, si sbatte per quanto può ma ha la disgrazia di incappare in un inizio di stagione con la malasorte incollata sulla schiena, sbaglia gol clamorosi a ripetizione, anche dopo aver saltato il portiere, quel numero 9 che porta ogni domenica sulle spalle inizia a pesare e a schiacciarlo. I tifosi del Verona sono inferociti, la squadra alla fine del girone d’andata è insieme ad Ascoli e Cremonese fortemente indiziata per tornarsene immediatamente in serie B, in barba ai procalmi estivi, ed il capro espiatorio diventa proprio quel centravanti rumeno che dovrebbe fare gol e non ci riesce. Come se non bastasse, ci si mette anche la Gialappa’s Band che nel suo celebre programma Mai Dire Gol sbeffeggia ogni domenica il povero Raducioiu mostrandone le reti fallite e lo sgomento dello stadio veronese; a fine campionato il Verona retrocede in serie B senza mai in pratica lottare per la salvezza, Raducioiu chiude il torneo con 2 reti in 30 partite e la sensazione di esser diventato il bersaglio su cui sparare per tutti i nove mesi di quel tormentato anno calcistico gialloblu. Ciò che ancora non sa, però, è che quella stagione diventerà il suo marchio di fabbrica: Raducioiu è bravo ma non segna mai. Nell’estate del 1992 lo acquista il Brescia, altra neopromossa che come il Verona di un anno prima si riaffaccia alla serie A con ottimi propositi e che come il Verona di un anno prima finirà in serie B nonostante Raducioiu e nonostante il grande nome in squadra: Gheorge Hagi. Il Brescia resta in corsa fino all’ultimo per la salvezza, ma cade contro l’Udinese in uno spareggio disputato a Bologna e che vede prevalere i friulani per 3-1. Raducioiu gioca un bel campionato, sfrutta gli assist di un superbo Hagi e chiude la stagione con 13 gol in 29 partite, un bottino niente male che lo porta addirittura a vestire la maglia del Milan a cui serve un centravanti di riserva che non mugugni in panchina, dopo l’infortunio di Van Basten (che non tornerà mai più a giocare) e la cessione di Gullit alla Sampdoria. Il francese Jean Pierre Papin e l’uomo della provvidenza, Daniele Massaro, sono i titolari del Milan che vincerà il terzo scudetto consecutivo agli ordini di Fabio Capello, mentre Raducioiu aspetta le sue occasioni. Qualcuno sorride ripensando ai gol falliti di Verona, proprio quell’attaccante sciagurato va a finire nella squadra più forte d’Europa che a fine anno porterà a casa campionato e Coppa dei Campioni? Sì, perchè Raducioiu così scarso non è e chiuderà la stagione rossonera sfruttando al meglio le possibilità dategli dall’allenatore: in 7 presenze di campionato segnerà 2 reti (a San Siro contro Atalanta e Torino, decisiva quest’ultima nell’1-0 contro i granata), ne farà una in Coppa dei Campioni sbloccando il 3-0 rossonero al Porto, ed una in Coppa Italia nel 3-0 contro il Vicenza. 4 gol nel Milan, tutti a San Siro. Altro che scarso, Florin Raducioiu è un bell’attaccante, è un gran lavoratore ed un ragazzo con la testa sulle spalle. L’esperienza al Milan e gli anni maturati in un campionato di assoluto livello com’era all’ora quello italiano, convincono il CT della Romania Iordanescu non solo a convocare Raducioiu per i mondiali statunitensi del 1994, ma anche a dargli la maglia numero 9 schierandolo titolare affianco ad Hagi. Per la nazionale rumena sarà il miglior campionato mondiale della storia, chiuso ai quarti di finale per mano della Svezia e solo dopo i calci di rigore, per Raducioiu sarà la consacrazione internazionale con 4 gol in 5 partite, in una Romania che incanta il mondo: 3-1 alla Colombia nel girone di qualificazione, Argentina eliminata negli ottavi di finale. Eppure attorno a Raducioiu c’è sempre diffidenza, non riesce ad essere confermato per più di una stagione dalle squadre di club in cui milita, l’etichetta di mangiatore di gol non gliel’hanno tolta nemmeno 4 reti ai mondiali. In quella stessa estate, infatti, l’attaccante rumeno passa dal Milan all’Espanyol dove segna 9 reti il primo anno e 5 il secondo, perchè finalmente qualcuno ha creduto in lui per più di 365 giorni. Segna un gol agli Europei inglesi del 1996 dove la Romania disputa una pessima competizione uscendo al primo turno con zero punti in un girone con Spagna, Francia e Bulgaria. Per la stagione 1996-1997 Raducioiu passa in prestito al West Ham in Inghilterra dove le cose non funzionano, gioca pochissimo, non si ambienta e segna solo 2 reti, e dopo pochi mesi torna a Barcellona dove l’Espanyol non va benissimo e acciuffa a fine campionato un discreto dodicesimo posto grazie anche ai 5 gol in 10 presenze del rumeno. Ma non basta ancora per essere un punto fermo della squadra iberica, tanto che nel luglio del 1997 finisce in prestito in Germania allo Stoccarda e contribuisce al quarto posto della squadra tedesca con 4 reti in 19 apparizioni non tutte da titolare. Raducioiu si sente ancora bene fisicamente e vuole giocare con continuità: l’Espanyol non gliela garantisce, così lui torna a Brescia e poco importa se i lombardi sono in serie B: in azzurro si alterna con Dario Hubner ed Emiliano Bonazzoli, segna 4 gol ma il Brescia manca la promozione; l’anno dopo va meglio, i bresciani arrivano terzi, salgono in A e Raducioiu festeggia quasi sempre dalla panchina, complice qualche infortunio e le scelte del tecnico Sonetti. Segna un solo gol in campionato e saluta per sempre il calcio italiano accettando l’offerta del cuore, il ritorno a Bucarest nella Dinamo dove però i fasti di un tempo non ci sono più: appena 8 presenze ed un gol per capire che non è aria, rifare le valigie e partire per Montecarlo dove il Monaco lo attende: nel Principato, Raducioiu spara le sue ultime cartucce ma sono colpi storici perchè sole 12 presenze e 2 reti in due stagioni (pessime tra l’altro per i monegaschi) gli valgono il record, per molto tempo poi imbattuto, di unico calciatore ad aver giocato e segnato nei cinque maggiori campionati europei (Italia, Inghilterra, Germania, Francia e Spagna). Sempre alla faccia di quello che non faceva mai gol.

Florin Raducioiu ha chiuso la carriera con oltre 100 gol segnati fra club e nazionale dove con 21 reti è l’ottavo miglior marcatore di tutti i tempi della Romania. E’ una storia di calcio come tante, di un ragazzo che in fondo le sue soddisfazioni se l’è tolte, senza infortuni o eccessi che ne abbiano limitato il talento. Ma valeva la pena restituire qualcosa che il calcio (e la stampa) ha tolto a Florin Raducioiu: il valore. Se va dato a Cesare quel che è suo, anche Florin reclama ciò che gli spetta.

di Marco Milan

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