Libri – A casa del diavolo, un noir tutto italiano

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di Arianna Catti de Gasperi

L’approccio al genere noir non è mai facile, essendo anche un tipo di scrittura relativamente nuova e a cui i lettori – soprattutto gli amanti del giallo più tradizionale – forse non sono abituati.

Proprio per questo il libro A casa del diavolo di Romano De Marco (Gennaio 2013), sicuramente rispecchia nella trama tutto ciò che ci si aspetta da un noir ed il lettore potrebbe  amare o trovare sconvolgente questa lettura.

Questo volume narra la storia di Giulio Terenzi , un trentenne ambizioso ed un impenitente seduttore: ma proprio quando ogni cosa sembra andare per il meglio, la sua promettente carriera di bancario viene stroncata dall’improvviso trasferimento a Castrognano, un borgo sperduto tra i monti dell’Abruzzo dove si ritrova a gestire, da solo, la piccola filiale della banca per cui lavora. L’impatto con il paese si presenta a dir poco scoraggiante. Il vecchio direttore della filiale, Rinaldi, muore in un misterioso incidente stradale subito dopo aver passato le consegne al giovane collega; esaminando i depositi e i conti correnti, Terenzi nota poi delle gravi anomalie che fanno pensare ad una truffa architettata ai danni della baronessa De Santis, una ricchissima ottuagenaria che vive nel palazzo situato di fronte alla banca. Col passare del tempo, gli eventi misteriosi si moltiplicano: strani simboli appaiono all’ingresso di abitazioni i cui proprietari sono scomparsi nel nulla; un bambino inizia a seguirlo come un’ombra, mostrandogli disegni che rappresentano allucinate scene di morte e simboli satanici; si vocifera di strani rituali celebrati nei boschi, cui Terenzi non può e non vuole dar credito, ma che sarà costretto ad affrontare con i propri occhi.

Il romanzo di Romano De Marco, edito da TimeCrime,  è uno dei tre apripista (insieme a La banda dei tre di Carlo Callegari e Strega di Remo Guerrini) della collana della Fanucci chiamata “Nero Italiano” che ha deciso di proporre opere 100% made in Italy.

Il motto della nuova collana di Timecrime è: un libro è come un buon caffè, ti tiene sveglio tutta la notte. Sicuramente è un volume affascinante e dai ritmi serrati, ma su che possa tenere sveglio tutta la notte ci sono opinioni discordanti sul web e non. E’ stato infatti elogiato dalla critica – secondo Luca Crovi “i romanzi di De Marco sono un riuscito incrocio fra Pupi Avati, Eraldo Baldini e Sam Peckinpah” – secondo cui l’autore dimostra, anche grazie ad un curriculum di tutto rispetto, di conoscere fin troppo bene le dinamiche sottese ad un giallo di qualità. Ci sono persone però che non hanno apprezzato l’influenza del cinema popolare italiano ed americano.

Va detto, in effetti, che nel leggere la seconda parte del libro, si profila nella mente del lettore l’immagine di un “Rambo” ambientato in un paesino abruzzese – cosa che, da un certo punto di vista, risulta inammissibile in quanto inimmaginabile per una realtà così di provincia. I migliori libri, d’altronde sono quelli che ci convincono in tutto e per tutto che non è finzione ma che potrebbe capitare qualcosa di simile a tutti noi, sia perché il “contorno” (come nel caso del fantasy) presuppone che tutto sia possibile, sia perché la realtà in cui è ambientata è già ricca di storie simili.

E’ difficile pensare che Castrognano, un piccolo paesino all’apparenza inutile e noioso, si riveli un luogo a dir poco infernale come nei classici film horror.

Bisogna dire, comunque, che lo stile di De Marco è accattivante, fluido, anche se piuttosto semplice, grazie al quale rende bene il carattere del protagonista, Terenzi, che è costretto a compiere, nel corso del romanzo, un viaggio alla scoperta di se stesso.

La prima parte del romanzo, con la sua lentezza ammaliante e le sue cadenze rarefatte, ci regala le pagine più letterarie e credibili. Anche se l’anti-eroe, Terenzi, risulta un personaggio estremamente antipatico – raramente di discosta dalle sue idee sessiste –  le scene di vita quotidiana e le sue riflessioni, mostrano una notevole cura nella creazione psicologica del protagonista.

Il protagonista ad esempio ci spiega che “L’odio è un sentimento totale, senza sbavature, che appaga, avvolge, che non dà adito a nessun malinteso, a nessun dubbio. È immediato e frequente. Odiare un automobilista che ci ha rubato il parcheggio al punto da desiderarlo morto o un tizio che, in fila al supermercato, ci è passato davanti è normale. E non è neppure difficile odiare un fratello o la propria madre, foss’anche per motivi futili. Perché l’odio ce l’abbiamo dentro, è un sentimento definito che non lascia il minimo dubbio su quel che lo ha generato.”

L’unica falla nella trama è forse il non-senso della spiegazione finale che giustifica una presenza satanica nel paesino abruzzese.

Di finali poi potrebbero essercene ben tre: gli ultimi tre capitoli del libro, infatti, potrebbero essere ognuno un finale a sé stante dell’intera vicenda. Proprio per questo, forse l’ultimo, dall’aria moralista non risulta troppo convincente.

Il romanzo risulta comunque alla fine essere una lettura leggera, da prendere così come viene, senza troppe aspettative dal punto di vista narrativo, ma sicuramente con grandi aspettative da quello letterario.

Note sull’autore:

Romano De Marco, classe 1965, è nato e vive a Ortona, in provincia di Chieti. Alla sua professione di chief security officer per un istituto di credito alterna l’attività di scrittore. Ha esordito nel 2009 nella collana Il Giallo Mondadori con il noir Ferro e fuoco – poi ripubblicato da Pendragon nel 2012. Nel 2010 un suo racconto è stato inserito nell’antologia digitale Natale in noir. Ha pubblicato inoltre il romanzo Milano a mano armata (Foschi, 2011) nella collana diretta da Eraldo Baldini. Dal 2011 è direttore artistico della rassegna Estate Letteraria che si svolge a Ortona.

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