L’Australian Open verde, bianco e rosso
Melbourne. Australian Open 2015. Tutto è stato scritto nel tardo pomeriggio di domenica, l’ultima pagina del primo slam dell’anno ha avuto i suoi ultimi verdetti. Nell’edizione maschile ha trionfato Novak Djokovic, che ha trovato a Melbourne una seconda cosa, così come è Wimbledon per Federer e Parigi per Nadal. Per Nole il successo in quattro set contro Andy Murray è il quinto Australian Open in carriera, oltre che l’ottavo titolo slam. Nel torneo femminile si è imposta la regina del tennis: Serena Williams. Per Serenona l’ennesima vittoria contro Maria Sharapova, che contro l’americana purtroppo non riesce a cogliere mai il successo che conta, è valso lo slam numero 19 che la pone un gradino più in alto di Chris Evert e di Martina Navratilova, oltre ad essere l’Australian Open numero 6. Nel doppio femminile, invece, si sono imposte Lucie Safarova e Bethanie Mattek-Sands che hanno avuto la meglio su Chan Yung-jan e Zheng Jie. Nel doppio misto il successo è andato a Martina Hingis, compagna della Pennatta nel doppio femminile, e a Leander Paes. Ma finalmente, per una volta, nei commenti post grande slam abbiamo la possibilità di raccontare una pagina di tennis a tinte italiane.
Ci perdonino quindi Serena Williams e Novak Djokovic, ma per una volta orgogliosamente possiamo dare la copertina all’Italia. Fabio Fognini e Simone Bolelli hanno infatti scritto una storia: una meravigliosa storia italiana. Sintetizzandola alla Fognini: “Chicco, abbiamo vinto uno slam cazzo!“. Sì perché sembrava impossibile anche solo pensarlo, ma per la prima volta nell’era Open un duo azzurro, maschile ovviamente, si è imposto in uno dei tornei del Grande Slam. L’ultima volta che un doppio italiano si imponeva era il 1959 e a vincere erano stati Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola, il palcoscenico era la terra rossa del Roland Garros. Troppi anni, troppi pochi i risultati sono arrivati nel corso degli anni, un digiuno di vittorie che inevitabilmente rende ancora più speciale questo successo. A vincere nel maschile dopo Pietrangeli e Sirola era stato poi Adriano Panatta, sempre al Roland Garros, nel 1976, ma i picchi degli anni ’70 non sono più tornati. Ecco quindi perché il successo, arrivato grazie alla vittoria con un doppio 6-4 sui francesi Mahut e Hugues-Herbert, vuole dire tanto, per i ragazzi e per il movimento.
Perché è una vittoria che va inquadrata in un momento storico particolare, un periodo nel quale il tennis femminile si sta normalizzando nuovamente dopo i domini in Fed Cup e l’esplosione di Sara Errani (in doppio però Errani e Vinci tengono sempre alta la bandiera), con il maschile, che dopo aver sognato in Coppa Davis lo scorso anno, non ha trovato più continuità e che con il suo numero uno, Fognini, con Bolelli e con Seppi non riesce quasi mai a dire la sua. Ritrovarsi, quindi, l’indomani dell’Australian Open a commentare una vittoria dà linfa vitale per il futuro, perché adesso è lecito sperare in un Fognini rigenerato dalla vittoria più importante della carriera, e che quindi possa tornare a far intravedere la sua tecnica anche nel singolare dopo un anno costellato da brutte figure. E’ possibile sperare che quanto visto non sia frutto del caso e che l’intesa dei due freschi campioni possa permettere all’Italia di bissare almeno la semifinale in Coppa Davis e chissà guardare con ottimismo alle Olimpiadi del 2016.
Dicevamo di un Australian Open a tinte verdi bianco e rosse e così è stato non solo per la vittoria finale di Fognini e Bolelli. Prima era stato, infatti, Andreas Seppi a far svegliare gli italiani con una notizia impensabile: 6-4 7-6 (5) 4-6 7-6 (5) a Roger Federer e azzurro agli ottavi di finale. La corsa di Seppi poi si è fermata contro Kyrgios, con il rimpianto di essersi fatto rimontare due set, ma battere Federer non è da tutti e Seppi può mettere a referto questa piccola impresa. Ovviamente è sempre troppo poco, ma si può fortemente credere che quanto visto all’Australian Open 2015 potrà dare nuovo slancio al movimento tennistico italiano.
(di Cristiano Checchi)