Amarcord. La cavalcata del Cagliari in Coppa Uefa e quella finale sfiorata
Quando si parla di calcio a Cagliari si pensa subito a Gigi Riva, a Manlio Scopigno e a quello scudetto vinto nel 1970 a soli cinque anni dall’esordio cagliaritano in serie A. Ma c’è un altro Cagliari che ha fatto sognare il capoluogo sardo, per la precisione il Cagliari della stagione 1993-94, guidato da un signore della panchina come il compianto Bruno Giorgi e giunto sino alla soglia della finale di Coppa Uefa al termine di una competizione disputata con coraggio, grinta e tecnica.
Ultima giornata del campionato 92-93: il Cagliari ospita al Sant’Elia il già retrocesso Pescara e deve far punti per mantenere il piazzamento Uefa. Carlo Mazzone, tecnico dei sardi, ha già firmato con la Roma ed è dunque destinato a lasciare la Sardegna comunque vadano le cose quel pomeriggio, ma vuole lasciare la squadra in Europa. La partita è un trionfo, finisce 4-0 per i rossoblu che tornano a disputare una competizione europea dopo oltre vent’anni e tanta serie C. L’estate del 1993 è travagliata a Cagliari: Massimo Cellino, da un anno presidente del club, esonera l’allenatore Radice dopo solo una giornata di campionato e la sconfitta del Cagliari in casa dell’Atalanta (partita giocata sul neutro di Bologna) per 5-2. Viene chiamato Bruno Giorgi che dovrà guidare i sardi in campionato e nell’avventura in Uefa che inizia contro i rumeni della Dinamo Bucarest. L’andata si gioca nei balcani e la Dinamo vince 3-2 nonostante il Cagliari provi in tutti i modi a pareggiare, ma le rimonte rossoblu si fermano a due. Decisiva la doppietta del giovane centravanti Moldovan che sarà protagonista con la nazionale rumena ai mondiali del 1998 e agli Europei del 2000.
Nella gara di ritorno il 29 settembre 1993, il Sant’Elia è tirato a lucido e il pubblico non fa mancare il suo sostegno alla squadra; Aldo Firicano, storico difensore centrale della storia cagliaritana, si procura subito un calcio di rigore dopo una progressione nell’area avversaria: sul dischetto va Matteoli che è il cervello della squadra, il capitano e l’uomo più esperto dello spogliatoio: battuta impeccabile e Cagliari in vantaggio. La Dinamo Bucarest fa fatica a regaire e nella ripresa subisce il raddoppio cagliaritano innescato da Moriero e dalla sua velocità e finalizzato da Luis Oliveira che compone con il panamense Dely Valdes la coppia d’attacco dei sardi e che realizza il gol del 2-0, della sicurezza e della qualificazione del Cagliari al secondo turno. Il Sant’Elia è in festa ed è pronto ad accogliere i turchi del Trabzonspor, avversario nel secondo turno della manifestazione. Anche in questo caso l’andata si gioca in trasferta ed anche in questo caso è tutt’altro che un impegno agevole: i turchi vanno in vantaggio nel primo tempo grazie al tornante Yuri che approfitta di una dormita della difesa cagliaritana sugli sviluppi di un calcio d’angolo. La formazione ottomana è tosta, il Cagliari va in difficoltà, rischia di subire il secondo gol e solo negli ultimi venti minuti mette alle corde gli avversari, ma senza riuscire a pareggiare. Fino al 90′ quando un tiro sporco e destinato in fallo laterale di Massimiliano Allegri diventa un perfetto assist per Dely Valdes che allunga il piede e beffa il portiere: 1-1 e la bilancia della qualificazione pende vertiginosamente dalla parte del Cagliari, ora, perchè nella gara di ritorno al Trabzonspor servirà vincere o pareggiare con molti gol. Sembra una formalità per il Cagliari al Sant’Elia, invece la squadra di Giorgi incontra una serie di difficoltà che rendono la gara assai complicata: tanto per cominciare c’è la questione Cappioli, poichè il centrocampista scende in campo in borghese prima del fischio d’inizio e lo fa solo per salutare il pubblico dopo la sua cessione alla Roma, ufficializzata poche ore prima.
Il Cagliari perde un grande protagonista ed una pedina importantissima nello scacchiere del centrocampo di Giorgi; eppure la partita col Trabzonspor inizia bene: Moriero ha dopo 3 minuti la palla giusta per sbloccare la situazione, ma la difesa turca salva sulla linea. Subito dopo su Cagliari si abbatte un fortunale d’altri tempi e la manovra dei sardi inizia a risentire del campo che si fa via via sempre più pesante, dando modo agli avversari, meno dotati tecnicamente, di lanciare palloni nell’area rossoblu e sperare. Alla fine, con un po’ d’affanno, il Cagliari porta a casa pareggio e qualificazione. L’avventura europea continua. Nel frattempo, però, il campionato non regala le stesse soddisfazioni ai sardi che restano ben presto invischiati nella lotta per non retrocedere e qualcuno, in città, inizia ad ipotizzare che il doppio impegno non possa essere sopportato a lungo dalla squadra e che forse sarebbe utile uscire dall’Europa per non rischiare la retrocessione. Bruno Giorgi, invece, predica calma ed è convinto che la sua squadra possa allo stesso tempo andare avanti in coppa e raggiungere la salvezza in campionato dove, tra l’altro, le retrocessioni sembrano essere tre e non quattro dato che il Lecce già prima di Natale è ampiamente destinato al ritorno in serie B. Negli ottavi di finale il Cagliari ritrova una vecchia conoscenza del calcio italiano, i belgi del Malines, giustizieri dell’Atalanta in Coppa delle Coppe nel 1987 e incubo del Milan in Coppa dei Campioni nel 1990 quando lo squadrone di Arrigo Sacchi ebbe la meglio dei fiamminghi solamente dopo i tempi supplementari.
E’ però un Malines ridimensionato e molto meno competitivo quello che affronta il Cagliari che, viceversa, è mentalmente ed atleticamente preparatissimo, oltre che tecnicamente superiore. L’andata in Belgio è una lezione di calcio del Cagliari nonostante il campo parzialmente innevato e ghiacciato: dopo una manciata di minuti è ancora il capitano Gianfranco Matteoli a portare avanti i sardi liberando un fantastico sinistro dal limite dell’area dopo una perfetta sponda di Dely Valdes. Il pari del Malines, sempre nel primo tempo e causato da un’incertezza del portiere cagliaritano Fiori, si rivela un semplice ed innocuo incidente di percorso, poichè il Cagliari si riorganizza e nel secondo tempo colpisce altre due volte, prima con un sontuoso colpo sotto di Oliveira (in gol proprio nel suo Belgio), quindi con un delizioso e scaltro pallonetto di Vittorio Pusceddu, terzino dotato di un sinistro sensibile, potente e liftato, autore di prodezze su punizione e su azione che avrebbero meritato una carriera più prestigiosa. Finisce 3-1 per un Cagliari irresistibile e che nella gara di ritorno, disputata due giorni dopo una rovinosa sconfitta in campionato per 3-1 in casa della Reggiana in una sfida salvezza che mette in difficoltà i sardi, regolerà i belgi per 2-0 con reti di Firicano nel primo tempo e di Allegri nella ripresa. Per i quarti di finale, il sorteggio si diverte a mettere di fronte Cagliari e Juventus, ed in molti ipotizzano la fine della corsa rossoblu. La Juventus sta battagliando in campionato col Milan per la vittoria dello scudetto, annovera fra le sue fila un trio d’attacco formato da Roberto Baggio (fresco pallone d’oro), Gianluca Vialli e Fabrizio Ravanelli, supportati ed innescati da Andreas Moller, talento del calcio tedesco passato un po’ in secondo piano dalla schiera dei Klinsmann, dei Matthaus e dei Voller. Inoltre la Juve è detentrice della Coppa Uefa in carica e ci tiene a riconfermarsi.
L’andata, per la prima volta in stagione, il Cagliari la gioca in casa. E’ una partita a scacchi, le due squadre si conoscono bene e la Juve sa che il Cagliari europeo è molto più solido di quello che arranca in campionato. Le occasioni da gol latitano, la Juve di Trapattoni cerca di non perdere per potersi poi giocare la gara in casa; all’inizio della ripresa, però, Dely Valdes approfitta di un tentennamento della difesa bianconera per infilare Peruzzi e portare in vantaggio il Cagliari: è il gol partita ed i sardi volano a Torino difendendo il preziosissimo vantaggio che può voler dire semifinale. Allo stadio Delle Alpi, però, le cose si mettono male per la banda di Giorgi, e Dino Baggio porta avanti la Juve dopo venti minuti. L’equilibrio è ora perfetto fra andata e ritorno, ma il Cagliari dimostra ancora una volta quanto in Europa sappia essere allo stesso livello di chiunque: passano solo dieci minuti dal vantaggio juventino che Matteoli batte una punizione dal lato corto dell’are di rigore e Firicano incorna di testa il gol del pareggio. I numerosi tifosi del Cagliari in trasferta esplodono perché sanno che quello è un gol pesantissimo ed ora la Juve dovrà farne due se vorrà qualificarsi. I bianconeri ci provano, attaccano a testa bassa, ma il Cagliari sa resistere, soffre, all’occorrenza usa anche il bastone, ma vuole quella qualificazione. Nella ripresa la Juve spende tutto quello che ha ed ha la clamorosa occasione di riaprire la partita quando usufruisce di un calcio di rigore palesemente inventato dall’arbitro allorchè Fiori esce su Ravanelli lanciato a rete, lo anticipa senza toccarlo e mette la palla fuori; la terna arbitrale la vede diversamente e giudica falloso l’intervento: rigore e Juve potenzialmente sul 2-1 e ad un gol dalla semifinale. Ma sembra essere l’anno del Cagliari, almeno in Coppa Uefa: Roberto Baggio spiazza Fiori ma angola troppo il tiro che scheggia il palo e finisce fuori; è la resa della Juve che subisce il colpo e viene infilata poco dopo in contropiede dal solito Oliveira: 2-1 e Cagliari in semifinale.
In Sardegna è l’apoteosi totale, la finale è ad un passo, c’è ora solo un ultimo ostacolo tra le maglie rossoblu e la doppia finale europea; quell’ostacolo parla ancora italiano, è un altro derby, è l’Inter di Bagnoli che, analogamente al Cagliari, è perfetta in Coppa Uefa e pessima in campionato dove clamorosamente è invischiata nei bassifondi di classifica. L’andata della semifinale si gioca a Cagliari nel tardo pomeriggio del 30 marzo 1994 ed è una gara rocambolesca: l’Inter va subito in vantaggio con un beffardo colpo di testa di Fontolan, poi il Cagliari pareggia con l’ennesima prodezza di Oliveira. Nella ripresa l’Inter torna avanti con Ruben Sosa: sembra fatta, ma i nerazzurri non hanno fatto i conti con la rabbia del Cagliari che negli ultimi minuti ribalta tutto con due nuovi entrati: prima Criniti fa 2-2, poi ad un soffio dal 90′ segna un giovane Pancaro che con un sinistro preciso regala ai cagliaritani una vittoria che li farà arrivare a San Siro con due risultati su tre a disposizione. Il Cagliari sogna, qualcuno si chiede già chi sia meglio da affrontare in finale fra i tedeschi del Karlsruhe e gli austriaci del Salisburgo. Ma la gara di San Siro sarà la peggiore della fantastica stagione del Cagliari in Europa: i sardi pagheranno all’improvviso inesperienza e paura di vincere. Non ci sarà in pratica storia a San Siro, l’Inter apparirà più solida e più determinata e con i gol di Bergkamp, Berti e Jonk raggiungerà la finale che andrà poi a vincere grazie ad un doppio 1-0 contro il Salisburgo.
La cavalcata del Cagliari si infrange sul più bello, ad un passo dal sogno di alzare il primo trofeo della storia cagliaritana. Quella stagione si concluderà con la salvezza in campionato, traguardo raggiunto grazie ad un girone di ritorno più continuo rispetto all’andata. Quarta salvezza consecutiva in serie A, poco festeggiata, forse poco ricordata, perchè in quell’anno a Cagliari si è sognato molto di più.
(di Marco Milan)