Synecdoche New York. Il film testamento di Seymour Hoffmann

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di Annalisa Gambino

Un film così straordinario e bizzarro, non poteva che nascere dalla penna di Charlie Kaufmann uno dei più geniali sceneggiatori di Hollywood.

Dopo aver firmato film come Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee, Human Nature, Confessioni di una mente pericolosa e, Se mi lasci ti cancello, con  Synecdoche New York Kaufmann realizza la sua opera prima da regista. Il film, sulla scia dei precedenti, riprende il tema dell’introspezione psicologica e, si configura come un viaggio nella mente contorta del regista teatrale Caden Cotard.

La sineddoche è una figura retorica che esprime il trasferimento di significato da una parola a un’altra in base a una relazione di contiguità intesa come maggiore o minore estensione. Nella pellicola di Kaufmann viene sapientemente semplificato questo concetto: la realizzazione di un’opera teatrale diventa per Caden la realizzazione della sua stessa vita.

La costruzione di uno spettacolo colossale diventa nel corso degli anni l’unico obbiettivo del regista che riversa su di esso tutte le sue ansie e frustrazioni. Il set è costruito come un gioco di scatole cinesi all’interno delle quali la linea che separa realtà e finzione diventa sempre più labile e confusa. In questo caso parlare di meta-cinema o meta-teatro è riduttivo, Kaufmann confeziona uno specchio fittizio del reale dove i confini spazio temporali si accavallano senza una apparente logica, lo spettatore è disorientato tanto quanto gli attori costretti a stare al gioco per più di dieci anni senza mai veder debuttare l’allestimento.

E sempre più spesso viene il dubbio che sia tutto frutto della fantasia di Caden. Scene irreali, sogni, situazioni assurde e visioni si susseguono, l’unico filo conduttore è l’attesa della morte e, nella seconda parte lo sviluppo di una malattia misteriosa che rende il protagonista uno dei tanti attori che popolano la sua vita/spettacolo.

La genialità di Synecdoche New York sta nel far percepire allo spettatore una svariata quantità di informazioni, sfumature e dettagli disseminati a piccole dosi nell’arco narrativo. Kaufmann gioca con il suo pubblico rendendo quasi impossibile distinguere ciò che è accaduto veramente da ciò che Cotard ha solo immaginato.

Tante sono le informazioni da elaborare che non basta una prima visione. È un film da assaporare e da capire proprio per la struttura a matrioska della sceneggiatura e per le tematiche delicate.

A interpretare il regista Cotard è uno straordinario Philip Seymour Hoffmann. Lo stesso Kaufmann in un’intervista rivela l’indubbia verosimiglianza della perfetta interpretazione di Hoffman nei panni di Caden, “tutto quello che vedete succedere al suo personaggio, quando abbiamo girato il film Phil lo stava vivendo nella realtà, perché questo è il suo modo di lavorare”. Queste parole risuonano come un angoscioso monito data la prematura scomparsa dell’attore.

Hofmann è stato ritrovato senza vita lo scorso febbraio nel suo appartamento del West Village a New York e Synecdoche New York, girato nel 2008 ma uscito in Italia solo nel 2014 per problemi legali, è da considerare come l’ultimo omaggio a un grande attore.

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