Nba, la finali. San Antonio batte Oklahoma, parte male Miami contro Indiana

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Playoff1di Emanuele Granelli 

Ci stiamo avvicinando sempre più alla parte cruciale della stagione. Sono iniziate le finali di Conference che ci diranno quali sono le due squadre che si contenderanno l’anello nelle Finals. I campioni in carica dei Miami Heat fanno una brutta figura in gara-1 contro i Pacers. Gli Spurs, grazie ad un attacco scintillante, si portano sull’1-0 contro i Thunder privi di Ibaka.

SAN ANTONIO SPURS – OKLAHOMA CITY THUNDER 1-0

Gli Spurs spazzano via i Thunder 122-105 nel primo atto della finale della Western Conference, evidenziando quanto sia grave l’assenza di Serge Ibaka, con 66 punti in area. “È stata una vittoria di squadra. E sì, l’assenza di Ibaka ha reso le cose un po’ più facili” ammette Tony Parker, che con Tim Duncan e Manu Ginobili ha toccato quota 110 vittorie nei playoff come trio, raggiungendo le leggende dei Los Angeles Lakers Magic Johnson, Kareem Abdul-Jabbar e Michael Cooper in testa alle classifica di tutti i tempi. Alla festa del canestro di San Antonio ha partecipato anche Marco Belinelli. Quando mette piede sul parquet nel secondo quarto diventa il primo italiano di sempre in una finale di conference, traguardo che celebra con una partita solida. 5 punti, 3 rimbalzi e 2 assist in quasi 16’ distribuiti tra secondo e quarto periodo (Beli nei playoff è l’ottavo uomo della rotazione Spurs), sbagliando il primo tiro ma mettendoci grinta anche in difesa, dove si trova accoppiato anche con un certo Kevin Durant. Ai Thunder è mancato terribilmente il lungo spagnolo, che si perderà il resto dei playoff per un infortunio al polpaccio (anche se gli Spurs non ci credono…) Coach Brooks è partito con Nick Collison, veterano da 0 punti e 3 rimbalzi in 16’. È il più simile, non l’uomo adatto. Non ha funzionato nemmeno la soluzione di abbassare il quintetto, con Durant che ha sofferto giocatori con più stazza di lui. San Antonio ne ha approfittato per infilarsi in area e fare male. Soprattutto con Duncan, 20 dei suoi 27 punti in area, ma anche con le penetrazioni di Parker (10 dei suoi 16 punti nella zona pitturata), bravo anche a dirigere con 12 assist un’orchestra che ha sfornato il 57,5% al tiro. L’attacco dei Thunder è collassato attorno a Durant e Westbrook: 53 punti (28 l’mvp, 25 il play) in coppia, prendendosi 50 degli 80 tiri dei Thunder. OKC ha trovato 16 insperati punti da Derek Fisher (disastroso comunque in difesa), con Reggie Jackson (in regular season aveva dato il meglio contro gli Spurs viaggiando a 21,3 punti a gara) limitato a 13. Troppo poco per mettere in crisi i texani. San Antonio scappa subito (18-7 a metà primo quarto) con Duncan che colpisce subito duro (12 punti). Durant avvia con 10 punti nel periodo inaugurale la rimonta di Oklahoma City, alimentata dal 3/4 dall’arco di Fisher. Gli 11 punti del candidato numero 1 alla panchina dei Knicks riportano i Thunder sotto 33-32 a inizio secondo periodo, ma gli Spurs continuano a fare malissimo in area e con Leonard a 2’48” dal riposo toccano il massimo vantaggio (63-48) di un primo tempo chiuso col 61,7% dal campo. Oklahoma City ritrova il vero Westbrook nel terzo periodo (12 punti dopo il 4/12 al tiro del primo tempo) e sorpassa fino al 78-77 firmato Durant a 4’44” dalla sirena. Ma San Antonio ha tutte le carte migliori e riparte: 89-82 quando finisce il terzo parziale, vantaggio che galleggia attorno ai 10 punti fino a quando un 15-4 chiuso da Ginobili sul 118-97 a 2’16” dalla fine convince i Thunder ad alzare bandiera bianca. Mercoledì c’è gara-2: se vuole avere una chance Oklahoma City dovrà capire come si gioca senza Ibaka. La Statistica: gli Spurs hanno demolito gli avversari nella zona pitturata con l’imbarazzante parziale di 66-32

INDIANA PACERS – MIAMI HEAT (1-0)

Indiana di colpo ritrova la brillantezza dei primi mesi di astagione, gioca con la personalità delle grandi squadre e arriva addirittura a dominare i campioni in carica in gara-1. Una prestazione per certi versi inaspettata per il team di coach Vogel, il quale, quando vede gli Heat, sembra sempre riuscire a tirare fuori il meglio dai suoi. I Pacers del primo tempo non sono la squadra umorale e altalenante delle ultime settimane e dei primi due truni contro Atlanta e Washington. Il pallone in attacco si muove in maniera eccellente. Paul George non forza mai e il suo altruismo crea ottimi tiri in serie. Ne approfitta soprattutto George Hill, che trova la retina con le sue prime tre triple dal campo. Anche Miami in attacco sa far male, e ovviamente non è una sorpresa, gli Heat però nei primi cinque minuti perdono 4 palloni, Indiana così prova a prendere il controllo della gara. Roy Hibbert mostra i muscoli in attacco, in difesa invece deve allontanarsi dal canestro perché Spoelstra, che fa partire titolare Battier, decide di tenere proprio per questo Chris Bosh sul perimetro. I Pacers toccano il +10 a metà frazione ma le accelerazioni di LeBron riportano sotto gli Heat. Hibbert e David West leggono bene le rotazioni difensive di Miami e quando la palla passa dalle loro mani sotto canestro qualcosa di buono capita sempre per Indiana. Inizia a scaldarsi in attacco anche Dwyane Wade (27 punti alla fine) ma ci pensa Lance Stephenson a rispondere in apertura di seconda frazione. Anche CJ Watson regala punti importanti dalla panchina a Frank Vogel, Steph poi inizia a trovare il canestro con una facilità disarmante. Difensivamente gli Heat lasciano a desiderare nei primi due quarti ma con il rientro di James tornano al -5. I padroni di casa comunque chiudono un eccellente primo tempo in crescendo e vanno negli spogliatoi avanti di 10 lunghezze dopo aver tirato con qualcosa come il 60% dal campo e il 67% dalla lunga distanza. Cifre davvero notevoli quando ci si trova di fronte alla difesa degli Heat. Indiana riprende da dove aveva lasciato. George e Hibbert vanno spesso in lunetta e continuano a produrre, i padroni di casa tatticamente sbagliano davvero poco. Miami si affida alle giocate di “King” James ma l’intensità difensiva dei Pacers infastidisce non poco i campioni in carica. Indy prova ad accelerare e con un parziale di 11-2 arriva al sorprendente +18. Hibbert carica di falli la frontline di Miami e a due minuti dalla fine del terzo quarto i Pacers toccano addirittura quota +19. Basta una sbandata però e gli Heat tornano sotto segnando in poco più di un minuto otto punti consecutivi. Indiana non si scompone e dopo un piccolo passaggio a vuoto torna a giocare la pallacanestro che predilige muovendo con intelligenza il pallone in attacco. A 9’22’’ dalla sirena gli animi si surriscaldano a causa di un brutto fallo, punito con un flagrant, di Chalmers su di un intraprendente CJ Watson. L’immagine del sacrificio difensivo dei Pacers e’ quella di West che corre a destra e a sinistra per difendere su Allen, visto che Spoelstra gioca la carta del quintetto basso. West se la cava egregiamente e proprio lui con una schiacciata dopo un bel movimento nella zona pitturata, a 2’38’’ dalla fine, riporta la squadra di casa al +16 e di fatto chiude i conti. La Statistica: i Pacers sono stati avanti nel punteggio per tutti i 48’ di gioco.

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