Serie A. Catania e Bologna in B, per l’Europa League serve l’ultima di campionato

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di Cristiano Checchi 

90 minuti alla fine. Il campionato 2013-2014 ha ancora poco da dire, c’è soltanto da scoprire chi rappresenterà l’Italia nella prossima Europa League. In questa penultima domenica dell’anno gli occhi erano tutti puntati principalmente su 3 campi: l’Olimpico di Torino vedeva la sfida decisiva per l’Europa League, vero autentico spareggio visto che alle 12:30 l’Atalanta aveva messo fuori dai giochi il Milan; il Dall’Ara per lo spareggio salvezza; l’Olimpico di Roma perché anche se non contava niente Roma-Juventus è sempre Roma-Juventus.

La serie B. Doveva essere lo spareggio per la salvezza invece è stato il faccia a faccia tra due dal destino segnato. Bologna – Catania è stata lo specchio della difficilissima stagione di entrambe le squadre. Alla fine i 3 punti beffardi li ha portati a casa il Catania, capace di trovare un minimo di spinta verso l’alto troppo tardi. Al Dall’Ara tutto è diventato inutile e tristemente vano a causa dei risultati che arrivavano da Reggio Emilia e Cagliari. Il Sassuolo grazie al poker rifilato al Genoa ha trovato una salvezza che sembrava un sogno soltanto pochi mesi fa, un risultato storico per la squadra di Di Francesco realizzato con i gol made in Italy. Berardi, Sansone, Floro Flores sono stati i protagonisti di una stagione che alla fine è diventata magica, nonostante i 70 gol incassati, segno di una mentalità che è sempre stata votata all’attacco. Se Sassuolo-Genoa ha regalato 6 reti (4-2) e spettacolo, più tirata è stata la partita che ha fatto fare festa al Chievo Verona. Il gol di Dainelli a 20 minuti dalla fine è stata la ciliegina sulla torta per Corini, capace di subentrare per due volte consecutive e salvare la squadra che guidava sapientemente anche da giocatore. Due vittorie che hanno lanciato Sassuolo e Chievo a 34 e 33 punti (cifra salvezza tra le più basse dei campionati con 3 punti a vittoria) e che hanno fatto riversare a Bologna tutte le lacrime di tifosi delusi, amareggiati a arrabbiati. I siciliani dopo 8 anni salutano la massima serie, così come fatto 12 mesi fa dal Palermo, proprio i rosanero sono però la dimostrazione che una pronta risalita è possibile, e quindi l’intento è di imitarli anche la prossima estate. Per il Bologna invece la situazione sembra più dura, il rapporto con i tifosi è al limite, la retrocessione è arrivata vivendo un anno da encefalogramma piatto, una fine, che già con la cessione di Diamanti, sembrava scritta dopo 5 anni di Serie A. Farà compagnia a Bologna e Catania anche il Livorno, che era già spacciato prima di perdere il derby con la Fiorentina (1-0 Cuadrado) e che torna nella serie cadetta dopo soltanto un anno di A.

L’Europa League. Con il quadro delle tre di Champions già noto da parecchio, l’Italia aspetta ancora di scoprire quali saranno le squadre che la rappresenteranno nella seconda coppa continentale, certe per ora soltanto Fiorentina che chiuderà il campionato al quarto posto (secondo di fila per Montella) e l’Inter, che torna in Europa dopo un anno di assenza. Lo spareggio tra Torino e Parma poteva mettere la parola fine sul discorso qualificazione per l’ultimo posto disponibile. Vincendo gli uomini di Ventura avrebbero toccato quota 58, mettendo 4 punti di distanza sul Parma e Milan; invece la classifica recita: Torino 56, Parma 55, Milan 54. Il 22esimo gol di Immobile però non è bastato, dalla ribattuta sul rigore sbagliato da Cassano è arrivato il tap in di Biabiany che ha rimandato tutto agli ultimi 90 minuti. Il Torino è atteso dalla sfida in casa della Fiorentina, con gli spalti che probabilmente vivranno un clima di festa visto il forte gemellaggio che lega granata a viola. Però è sempre il campo a parlare, per cui presentarsi al Franchi senza Ciro Immobile (espulso per un’ingenua simulazione) non lascia dormire sereno Ventura. Per il Parma invece c’è da vincere contro il Livorno e poi sperare. Questa è la missione della squadra di Donadoni, che dopo un filotto importantissimo ha un po’ gettato alle ortiche una qualificazione che sembrava alla portata (in caso di arrivo a pari punti sarebbe il Parma a festeggiare visto il 3-1 dell’andata).

Roma-Juventus. All’Olimpico di Roma, invece, la sfida tra le due che hanno dominato il campionato. Da una parte la Juventus mangia avversari e divora record, dall’altra una Roma rinata dalla ceneri della scorsa disastrosa stagione che festeggia il ritorno in Champions League. La partita è stata risolta all’ultimo secondo dal gol dell’ex che un po’ ti aspetti (perché questa è una legge non scritta che però funziona bene come poche altre leggi). Osvaldo, accolto dai fischi, si è preso una piccola, ma forse inutile rivincita. Difficilmente questo unico gol in maglia bianconera gli varrà la conferma e non dovrebbe bastare neanche per staccare il biglietto per il Brasile; però permetterà alla Juventus di raggiungere la stratosferica quota 100, anche solo pareggiando contro il Cagliari. Quota 100 quasi raggiunta e scudetto festeggiato in casa del nemico. Per la Juventus dovrebbe essere l’ennesima domenica bestiale, ma le dichiarazioni di Conte l’hanno un po’ macchiata. Il tecnico è convinto dell’impossibilità di giocare un altro campionato a questo ritmo e in più ha confessato di non credere nella possibilità di vincere la Champions con questa squadra. Parole che sanno di addio. La Roma dal canto suo,  cade per la quarta volta in campionato, ma di certo non vede alterato il giudizio sulla stagione, pensava di trovare un pubblico pronto a incoraggiare per l’ultima volta stagionale la squadra. James Pallotta, invece, si è detto deluso per la decisione della Curva Sud di non sostenere la squadra, impegnandosi in una protesta per i fatti di Napoli-Fiorentina, con l’utilizzo dei noti cori contro i napoletani (coperti però dai fischi del resto dello stadio). Pensando al campo, invece, si è assistito a una bella partita, che anche se valeva praticamente niente è stata giocata con grande vigore agonistico (inutile nascondere le rivalità che c’è anche tra alcuni protagonisti). Protagonista della bagarre è stato Giorgio Chiellini. Il difensore bianconero si è macchiato di una gomitata ai danni di Pjanic, che di certo non pensava di festeggiare il rinnovo fino al 2018 così. Da lì il via a una specie di caccia all’uomo proprio sul difensore. La gomitata è palese, anche se il giocatore toscano l’ha definita un semplice blocco. In tanti, quindi, si aspettano l’uso della prova tv, nella stessa modalità con il quale il mezzo è stato usato nel caso Destro; Russo ha sanzionato il fallo, ma non ha visto la gomitata, altrimenti sarebbe dovuta scattare la sanzione. Difficile, invece, pensare ad un utilizzo alla lettera del codice etico prandelliano (“Da adesso chi sbaglia è fuori”, tuonò il Ct): le prossime convocazioni non sono, infatti, per un’amichevole, ma per l’appuntamento mondiale.

Senza nulla in palio invece la sfida vinta dal Napoli 5-2 contro la Samp, con ritorno dopo 17 partite al gol di Marek Hamsik e la conferma di un Lorenzo Insigne in forma mundial.

N.B. Sabato sera nella sfida di San Siro tra Inter e Lazio, il calcio, e il popolo neroazzurro, ha salutato Javier Zanetti. Un saluto commosso, ad uno dei più grandi giocatori della storia dell’Inter, ma soprattutto un grande uomo che ha sempre onorato con i giusti comportamenti il rettangolo di gioco. La squadra poi lo ha salutato nel miglior modo possibile vincendo 4 a 1 contro i biancocelesti.

N.B 2. Per la serie “la mamma dei cretini è sempre incinta” a Bergamo nella sfida tra Atalanta e Milan due banane sono state lanciate verso Costant, terzino rossonero. Ogni altro commento risulterebbe inutile per un gesto di così bassa portata. Meglio soffermarsi, invece, sulla magia di Brienza per il gol del 2-1, che meglio rappresenta il calcio.

N.B 3. “La mamma dei cretini è sempre incinta” atto secondo. L’Armando Picchi ha salutato la Serie A accompagnata dai beceri e incivili cori contro Giuseppe Rossi, effettuati, fortunatamente soltanto da una parte delle persone presenti allo stadio.

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