Pezzo a pezzo stiamo cancellando la storia. Non dimentichiamo la Resistenza

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di Pierfrancesco Demilito

Siamo abituati alle lacune culturali delle nuove generazioni. Lo scorso mese, in occasione dell’uscita nelle sale del film di Walter Veltroni dedicato all’indimenticato segretario del Pci Enrico Berlinguer, s’è discusso a lungo sul fatto che tanti giovani non sapessero chi fosse Berlinguer. Ma in fondo, chi si meraviglierebbe sentendo un diciasettenne sostenere che il Cinque Maggio è un’opera di Leopardi?

Oggi, 25 aprile, scuole e uffici sono chiusi e chissà quanti sanno il perché. Non lo sanno perché negli ultimi decenni di Resistenza e Liberazione s’è parlato in modo sbagliato e soprattutto se n’è parlato poco, anzi pochissimo.

Oggi dovremmo celebrare quegli eroi che sacrificarono vite, sogni e affetti in nome della democrazia, della giustizia e della libertà. Ma il giorno prima delle celebrazioni sui quotidiani italiani o sulle tv del servizio pubblico non c’è traccia di tutto questo e quando c’è è relegata nella pagina culturale.

Sull’Avvenire di ieri, ad esempio, il tema è relegato a pagina 24 e viene affrontato raccontando la storia di quattro sportivi: 2 antifascisti e 2 fascisti convinti, tutti morti negli scontri tra opposte fazioni. Quattro storie descritte nelle stesso modo, fascisti e partigiani posti sullo stesso piano, tutti vittime di una stessa furia. Una scelta perlomeno discutibile.

Il Giornale, invece, dedica una pagina alla rubrica “Rileggere il Ventennio” discutendo sulla proposta di aprire a Predappio un Museo del Fascismo.

Ma se dal giornale della Cei e da quello diretto da Sallusti non ci saremmo aspettati molto di più, ci ha meravigliato non poco scoprire che sull’Unità del 24 aprile, sul giornale fondato da Antonio Gramsci, non sia presente nemmeno un articolo dedicato agli eroi della nostra resistenza. Trova spazio, invece, un racconto dedicato alla rivoluzione portoghese dei garofani.

Sui due quotidiani più venduti del Paese, invece, il tema è toccato solo di striscio. Il Corriere della Sera, nella pagina culturale, dedica un po’ di spazio al racconto di alcune avventure partigiane.  Mentre Repubblica decide di non affrontare assolutamente l’argomento, raccontando semplicemente della disposizione del Prefetto di Pordenone che, prima di una secca retromarcia, aveva vietato di suonare “Bella Ciao” per non turbare la campagna elettorale. Un piccolo trafiletto che stona a confronto con le quattro pagine dedicate dal giornale di Mauro alla vicina canonizzazione dei due Papi.

E la tv? Il servizio pubblico? Anche lì tutto tace. Questa sera il primo canale nazionale trasmette la “Pista”, una gara tra 8 corpi di ballo. Rai2 ha in programma “Virus”, il talk condotto da Nicola Porro con ospiti Vittorio Feltri e Luigi Bisignani. E su Rai3 (sulla “rossa” Rai3) verrà trasmesso il film americano “Faccia a faccia” con Bruce Willis.

Allora di chi è la colpa se i giovani d’oggi non sanno perché il 25 aprile non si lavora?

Quest’anno la festa della Liberazione è stata, come non mai, schiacciata tra i Papi, la partita di pallone di Renzi e i vecchietti di Berlusconi. E intanto nel silenzio dei media nazionali continua il dramma di Elena Bentivegna, figlia di Rosario Bentivegna e Carla Capponi. Elena non può più assicurare una degna sepoltura ai suoi genitori, non due persone qualunque ma due gappisti, due partigiani che hanno lottato per la liberazione della città di Roma dall’occupante nazista e dal sodale fascista. L’amministrazione della Capitale e quella della Regione Lazio non sono ancora riuscite a trovare una soluzione ed Elena resta ferma sulla sua posizione: il prossimo 5 giugno, anniversario della liberazione di Roma, disperderà nel Tevere le ceneri dei suoi genitori.

Così, senza nemmeno provare a cambiare le cose, un pezzo alla volta, stiamo rinunciando ad una parte della nostra storia. Stiamo cancellando la Resistenza e i suoi eroi e la colpa non è certo delle nuove generazioni.

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