Formula 1, GP della Cina: la Mercedes fa il vuoto, Alonso rialza la Ferrari

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di Marco Milan

F1logoImpossibile anche solo pensare di acciuffare questa Mercedes, giunta alla quarta vittoria su altrettante gare del mondiale, un trionfo condito dalla terza doppietta consecutiva per la scuderia tedesca, con Hamilton vincitore e Rosberg alle sue spalle.

Il divario è imbarazzante, il mondiale ha il suo padrone ed anche le gerarchie interne sembrano delineate: Hamilton è il candidato numero 1 al titolo iridato, Rosberg il suo scudiero nonostante sia ancora al comando della classifica con 4 lunghezze sul compagno e pronto ad approfittare di eventuali battute d’arresto del pilota inglese. Anche in Cina nessuno ha visto Hamilton se non alla partenza e all’arrivo. Imprendibile ed imbattibile il campione del mondo 2008. Ma la gara di Shangai ha messo in evidenza il ritorno della Ferrari, la conferma della Red Bull, la crisi della McLaren ed una tiepida rialzata di testa della Lotus. Ma andiamo con ordine: Pasqua, si sa, vuol dire resurrezione, ed infatti da Maranello si leva il casco azzurro di Fernando Alonso che, partito quinto, porta la sua Ferrari sul podio, conquistando un terzo posto che è stato per larghi tratti della corsa un secondo, prima che Rosberg si risvegliasse dal suo torpore iniziale e facesse un sol boccone dello spagnolo, andando a completare la doppietta della Mercedes. Era prevedibile che il gran premio cinese sarebbe stato per la rossa più agevole del precedente appuntamento in Bahrain, ma il podio di Alonso rappresenta un’iniezione di fiducia notevole per la scuderia italiana.

Un podio che, in ogni caso, era l’obiettivo massimo della Ferrari, raggiunto dunque, ma ancora troppo poco per pensare in grande. Insomma, per la lotta al titolo mondiale si prega di ripassare il prossimo anno. Anche perchè Raikkonen nel frattempo sguazza nell’anonimato e nelle retrovie, si accontenta di un ottavo posto poco dignitoso per il campione finlandese, lontano dalle prestazioni grintose in Lotus, lontanissimo dagli assalti mondiali della prima esperienza ferrarista. Si conferma con un buon passo la Red Bull, ma soprattutto si conferma in gran forma Ricciardo che rifila oltre 15 secondi al caposquadra Vettel, addirittura consigliato dal box di lasciar passare il compagno australiano, più veloce e competitivo di lui. Uno smacco per il quattro volte campione del mondo, abituato a comandare e ad esser ubbidito, poco incline all’azione contraria, ma oggi costretto a subire una legge del contrappasso in puro stile dantesco, ritrovandosi improvvisamente nei panni di un Mark Webber qualsiasi che doveva piegare il capoccione di fronte all’esuberanza di Vettel stesso. E chissà se proprio Webber, spaparanzato sul divano della sua villa australiana, avrà sghignazzato malignamente guardando Vettel arrancare dietro la seconda guida della casa austriaca. Quarto e quinto posto, in ogni caso, che testimoniano quanto la Red Bull, notoriamente meno competitiva ad inizio stagione rispetto alla seconda parte del campionato, sia lì, sempre fra i primi nonostante quest’anno non sia affatto la vettura da battere ed il motore Renault sia nettamente inferiore a quello Mercedes.

Pasqua e resurrezioni, dicevamo, ne sa qualcosa la Lotus, in particolare Grosjean che finisce sì la gara anzitempo a causa di un inconveniente meccanico, ma lo fa quando era ampiamente in zona punti e dopo una qualifica del sabato tutt’altro che disprezzabile rispetto agli standard del 2014 della monoposto giallonera. Passi indietro, viceversa, per la McLaren, passata dal doppio podio inaugurale in Australia, alla mediocre prestazione cinese che ha portato Button all’undicesimo posto e Magnussen due gradini più indietro. Chiusura per Kvyat, ancora a punti con la sua Toro Rosso in un inizio di carriera sfavillante per l’esordiente russo, e per Felipe Massa, uno che se partecipasse al mondiale della jella avrebbe più o meno lo stesso palmares di Schumacher e Vettel: al primo giro va a sbattere contro la Ferrari dell’ex compagno di squadra Alonso ed arretra di qualche posizione, poi va al box per la sosta e i meccanici si addormentano scambiando le gomme posteriori della Williams per soffici guanciali, per un pit stop che dura più o meno quanto tutta la gara e costringe il brasiliano, scoraggiato all’interno della sua monoposto, a percorrere il resto della corsa da doppiato. Massa, dopo le beffe fantozziane che gli costarono il mondiale del 2008 e il bullone della Brawn di Barrichello che nel 2009 gli finì dentro il casco nelle qualifiche in Ungheria mettendolo ko per il resto della stagione, pensava di averle viste tutte, ma evidentemente non è così.

L’11 maggio si torna in Europa a Barcellona, su un circuito con caratteristiche vagamente simili a quello della Cina. Ancora due settimane e sarà di nuovo Formula 1.

 

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