BRASILE 2014, SORTEGGI: Italia con Inghilterra, Uruguay e Costa Rica. Bene la Francia, Germania-Portogallo e Spagna-Olanda

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Strani, articolati e con metodi e regole poco comprensibili. Così sono stati sorteggiati gli otto gironi del campionato del mondo che il prossimo 12 giugno scatterà in Brasile con la gara inaugurale fra i padroni di casa e la Croazia. All’Italia, non testa di serie, è andata di lusso: inseriti nel gruppo D, gli azzurri di Prandelli hanno pescato Inghilterra, Uruguay e Costa Rica. Non passare il turno sarebbe delittuoso, anche se il girone è insidioso. Vediamo nel dettaglio i gruppi e le prospettive che ne scaturiscono.

GIRONE A: E’ quello dei padroni di casa del Brasile, una delle grandi favorite del torneo. I verdeoro di Scolari non sono stati fortunatissimi con le pallette del sorteggio, specie quando tornano alla mente raggrupamenti sull’orlo del ridicolo in favore delle nazionali ospitanti. La Croazia, tanto per dirne una, non è esattamente la fotografia della squadra cuscinetto; per quanto si possa sostenere, a ragione, che le nazionali slave sono spesso genio e ancor più spesso sregolatezza, i croati guidati da Stimac appaiono ostacolo da prendere con le molle per Thiago Silva e compagni. Il Messico, poi, è arrivato al mondiale per rotto della cuffia e solo dopo spareggio con l’insignificante Nuova Zelanda in uno dei inutili spareggi intercontinentali, ma ha sempre ben figurato nelle grandi manifestazioni, qualificandosi al mondiale consecutivamente dal 1994 e superando sempre il primo turno. Infine il Camerun che non sarà forse la magica nazionale di Italia ’90 con Milla e Nkono, il portiere che ha ispirato Gianluigi Buffon ad infilarsi i guanti, ma che è comunque avversario da tenere in considerazione, fosse solo perchè là davanti c’è un certo Samuel Eto’o a guidare i Leoni Indomabili. Brasile in ogni caso favorito, ma occhio a non commettere errori.

GIRONE B: I campioni del mondo in carica e doppi campioni d’Europa della Spagna, ovvero altra nazionale che nella griglia di partenza mondiale occupa la prima fila. Un girone B che riproporrà, per la prima volta nella storia, al primo turno la finale della coppa del mondo precedente. Già, perchè i cervellotici criteri della FIFA non inseriscono in prima fascia le squadre pù forti dell’ultima edizione e così ecco che Spagna ed Olanda si ritrovano a duellare per qualificarsi agli ottavi e comunque per agguantare il primo posto, utilissimo per scongiurare l’ipotesi di beccare il Brasile già agli ottavi di finale. Difficile ipotizzare inserimenti di Cile ed Australia, le altre due nazionali sorteggiate. I cileni dello juventino Vidal possono crear grattacapi a tutti, ma francamente pensarli agli ottavi al posto di spagnoli o olandesi pare pensiero assai ardito; l’Australia, ci perdonino i simpatici amici dei canguri, va in Brasile a far presenza e poco più.

GIRONE C: La Colombia di Radamel Falcao, la Costa d’Avorio di Didier Drogba, la Grecia di Kostas Mitroglou. Insomma se non ci fosse il Giappone sarebbe il girone dei grandi centravanti, ma i giapponesi di Alberto Zaccheroni (uno dei tre commissari tecnici italiani presenti al mondiale) ci sono anche se la qualificazione per i nipponici appare fuori portata. Parte in pole position la Colombia, tornata al mondiale dopo sedici anni ed un paio di generazioni poco talentuose che hanno determinato risultati mediocri della nazionale giallorossoblu. Ora invece la Colombia è forte davvero, avversario pericolosissimo per chiunque, non stupirebbe se i sudamericani finissero fra le prime quattro; non solo Falcao, ma anche Guarin, Cuadrado, Jackson Martinez e Muriel, un’ossatura di talenti da far invidia alle nazioni più grandi del mondo. Si giocano la seconda piazza, almeno sulla carta, Costa d’Avorio e Grecia: gli africani sono motivatissimi, in particolare i grandi vecchi, i Drogba e i Gervinho per intenderci, che sanno di essere all’ultima grande chance della carriera per combinare qualcosa di buono in nazionale, obiettivo finora sempre fallito sul filo di lana, e al mondiale e in Coppa d’Africa. I greci, guidati in attacco dalla forte punta dell’Olympiakos, si affidano come sempre all’ordine tattico e alla disciplina in campo, armi che potrebbero scombinare i piani degli ivoriani, fisici, sontuosi palleggiatori, ma distratti e narcisisti. Il Giappone è in crescita, ma probabilmente non ancora sufficientemente per respirare l’aria degli ottavi di finale. Nel motociclismo il nome Honda sarà ancora sinonimo di successi, nel pallone ancora no.

GIRONE D: Ci siamo noi, gli italiani dei quattro mondiali, ma anche quelli che devono riscattare un campionato del mondo (Sud Africa 2010) da far accapponare la pelle. Il gruppo non è impossibile, va detto, ma è ostico. Passi per la Costa Rica (e sarebbe bello un giorno sapere perchè il Centro America disponga di tre posti più un quarto dato dallo spareggio con la vincente del girone oceanico) che non battere equivarrebbe ad autoeliminarsi dalla corsa agli ottavi, Uruguay ed Inghilterra appaiono come avversarie alla portata degli azzurri, ma da non sottovalutare. I sudamericani di Tabarez, quarti in Sud Africa, hanno un gruppo solido ed ormai coeso, lo stesso ormai da sei anni con difesa rocciosa, guidata dal vecchio capitano Diego Lugano, centrocampo di sani ed onesti maniscalchi, che non elargisce tecnica ma bastonate come se piovesse; l’attacco, poi, è di tutto rispetto: Cavani, Suarez, l’eterno Forlan, tutti nomi da non far dormir serenamente i difensori avversari. Gli inglesi di Roy Hodgson, in passato tecnico anche di Inter e Udinese, arrivano in Brasile all’ultimo giro per molti dei veterani: da Gerrard a Cole fino a Lampard, tutti hanno già superato le 100 presenze con la nazionale di bianco vestita, segno che l’usura potrebbe essere elemento da non sottovalutare per gli uomini della Regina. Rooney è attaccante da marcare pesantemente, bravo a far gol ma anche a farne fare ai compagni, ma per il resto il ricambio generazionale deve ancora far sbocciare i suoi frutti. E’ un girone in cui, dando per scontato che Italia, Uruguay ed Inghilterra batteranno tutte la Costa Rica, sarà fondamentale anche il singolo punticino sgraffignato alle rivali. Italia un passettino più avanti, ma occorrerà attenzione, ne occorrerà parecchia. Esordio azzurro contro l’Inghilterra, nella notte del 15 giugno (ore 3 italiane), poi sfida ai costaricensi alle 18 del 20 di giugno, e chiusura con gli uruguagi il 24 sempre alle ore 18.

GIRONE E: Un gruppo ridicolo. Blatter e soci dovrebbero farci capire perchè la Svizzera fosse fra le otto teste di serie, ma anche perchè Ecuador ed Honduras non fossero entrambe nell’ultima urna, quella dei meno dotati, per capirci. Misteri. Ed ecco che si compone un raggruppamento da noia e sbadigli: Francia che senza scherzi lo vincerà in carrozza, Svizzera che seguirà a ruota i transalpini, Honduras ed Ecuador che faranno a botte per evitare quello che nel rugby viene definito cucchiaio di legno. E pensare che Ibrahimovic seguirà il mondiale sul divano di casa sua.

GIRONE F: L’Argentina del Ct Sabella e di Lionel Messi affronterà un girone discreto ma assolutamente alla portata dei biancocelesti. La Nigeria campione d’Africa in carica, la Bosnia esordiente ma pretenziosa, infine l’Iran. Dall’Argentina ci si aspetta la vittoria agevole di questo gruppo, non impossibile da ottenere. Ci si aspetta tanto da Messi, 4 palloni d’oro e valanghe di gol a Barcellona, ma finora solo normale con la sua nazionale; la Pulce sarà supportata da una rosa competitiva che ha come unica pecca quella di creare clan all’interno dello spogliatoio, un freno che non ha mai permesso agli argentini di essere davvero squadra. I nigeriani sono cresciuti negli ultimi anni, anche se il paragone con la grande Nigeria degli anni 90 è assai poco proponibile, ma l’obiettivo di raggiungere gli ottavi è fattibilissimo per la nazionale centroafricana. Occhio però anche alla Bosnia che sarà sì alla prima partecipazione mondiale, però ha talento da vendere: da Pjanic ad Ibisevic, da Dzeko a Lulic, difficile credere che qualcuno avrà vita facile a cospetto dei bosniaci. Sulla carta può ricordare la Croazia del ’98 che giunse terza alla prima partecipazione della storia al mondiale; azzardato come pronostico? Probabilmente, ma occhio. L’Iran, per concludere, dispone di qualche buon talento, non sufficiente tuttavia a metter paura alle nazionali rivali in Brasile.

GIRONE G: Un girone tosto, equilibrato e gonfio di tecnica. L’ideale sarebbe stato mescolarlo con il gruppo E, ma tant’è. Germania e Portogallo partono in prima fila, Ghana e Stati Uniti, però, sono pronte a fare loro uno sgambetto mondiale. I tedeschi di Loew, dopo la rivoluzione dei primi anni duemila, hanno seminato tanto ma raccolto poco. E’ ora di vincere, dicono i tedeschi, a cui un grande successo manca addirittura da 18 anni, ovvero dal campionato europeo conquistato in Inghilterra nel 1996, e l’occasione è altamente ghiotta perchè l’esperienza accumulata ha portato quei ragazzotti del 2008 (finalisti con la Spagna in Austria nel campionato d’Europa) a diventare uomini ed atleti esperti; ultima occasione per Miro Klose, capocannoniere del mondiale tedesco del 2006, e per capitan Lahm, mentre per la generazione dei Khedira e degli Ozil sarà l’appuntamento della maturità; Neuer, miglior portiere del mondo al momento, avrà il compito di alzare un muro invalicabile come di consueto fa nel Bayern Monaco campione di tutto. Il Portogallo è quasi solo Cristiano Ronaldo, e non è comunque poco. Lo spareggio contro la Svezia, che ha portato i lusitani in Brasile, ha dimostrato che il campione del Real Madrid sa trascinare da solo la propria nazionale, con tecnica, forza fisica e tanta ma tanta personalità, un carisma eccezionale, una capacità di costruirsi e finalizzare le azioni quasi senza aiuto dei compagni. Compagni che, rispetto a qualche anno addietro, sono meno dotati tecnicamente ed è probabile che il Portogallo senza Ronaldo farebbe poca paura; ma Ronaldo c’è, eccome se c’è. Per Stati Uniti e Ghana, dunque, resta la speranza di inserirsi in un duo che sembra fatto apposta per giocarsi il primo e il secondo posto; gli americani, guidati da Jurgen Klinsmann, campione del mondo con la Germania nel 1990 (corsi e ricorsi storici) ritrovano i ghanesi, già affrontati nel 2006 al primo turno con Italia e Repubblica Ceca, e nel 2010 agli ottavi, quando un gol del poi milanista Boateng frenò la corsa a stelle e strisce. A proposito di Ghana e di Boateng, come nel mondiale sudafricano, ecco che si ripresenta la sfida fra i due fratelli, Jerome per la Germania, Kevin Prince per il Ghana. Sarà dura, in ogni caso, per i ghanesi ripetere l’exploit di quattro anni or sono che li condusse sino alla soglia della semifinale, sfuggita per un soffio.

GIRONE H: Ultimo girone, in ordine alfabetico ma non di importanza. Vi troviamo la Russia di Fabio Capello e Christian Panucci, il Belgio dei talenti indiavolati, la Corea del Sud e l’Algeria. Da vedere la sfida fra russi e belgi, perchè la formazione sovietica, dopo il fallimento di Euro 2012, terminato con un’inopinata eliminazione al primo turno per mano di Repubblica Ceca e Grecia, si è affidata al tecnico italiano che ha impresso solidità, personalità e voglia di vincere, tutte caratteristiche che hanno portato la nazionale russa a vincere il gruppo eliminatorio e spedendo il Portogallo di Cristiano Ronaldo allo spareggio. Meno talento di qualche anno fa, forse, ma più consapevolezza. Torna al mondiale dopo 14 anni il Belgio, ma lo fa in pompa magna, supportato da una schiera di talenti impressionante: dai pali della porta, difesi dall’estremo difensore dell’Ateltico Madrid, Courtois, dai difensori Vertonghen del Tottenham e Arderweireld dell’Atletico Madrid, per passare ad un centrocampo da leccarsi i baffi: Hazard (Chelsea), Fellaini (Manchester Utd), Witsel (Zenit San Pietroburgo) e Dembélé (Tottenham), per chiudere con un attacco esplosivo: Benteke dell’Aston Villa e Lukaku del Chelsea (ma in prestito all’Everton). Attesa anche per il napoletano Mertens. Insomma il Belgio può davvero rappresentare la classica mina vagante del torneo. La Corea del Sud appare compagine solida ma poco talentuosa, mentre l’Algeria si muove come il vento, a folate, alternando grandi prestazioni a partite raccapriccianti, come ad esempio l’esperienza nell’ultima Coppa d’Africa, conclusa con una pessima eliminazione al primo turno. Gli interisti Taider e Belfodil appaiono come i giocatori più rappresentativi della nazionale magrebina.

Fra sogni e speranze, basterà attendere sei mesi e godersi la rassegna brasiliana per un mondiale che torna a Rio dopo 64 anni e la beffa dei carioca contro gli uruguayani. Altri 180 giorni, più o meno, e sarà di nuovo mondiale.

di Marco Milan

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