Berlusconi è ferito ma non è finito

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di Pierfrancesco Demilito

Al Senato si discute e si vota sulla decadenza del senatore Silvio Berlusconi. La discussione è lunga, accesa, e più volte il presidente Grasso ha serie difficoltà a contenere gli animi dei parlamentari. I senatori della neo-rinata Forza Italia sono impegnati nella strenua difesa del Cavaliere, tutti meno uno: il diretto interessato.

Berlusconi decide di non presentarsi in aula e il suo ultimo discorso da senatore, invece che a Palazzo Madama, lo tiene in piazza, davanti al suo popolo. Circa mille persone si sono radunate a Roma in Via del Plebiscito per ascoltare le parole di Berlusconi. Il leader di Forza Italia parla durante la discussione in Senato, chiude il suo discorso ancora prima che l’aula voti sulla sua decadenza e alle 17:42, quando il presidente Grasso lo dichiara ufficialmente decaduto, lui ha già finito di parlare e sotto le finestre di Palazzo Grazioli non c’è più nessuno. Ancora una volta Berlusconi ruba la scena alle istituzioni, al tradizionale dibattito politico.

La fedelissima Micaela Biancofiore si affanna a spiegare che “è giusto così: Berlusconi deve parlare al suo popolo, alla piazza, non a quei senatori che hanno deciso pregiudizialmente di porre fine alla sua carriera politica”. E subito qualche antiberlusconiano le fa notare che quel popolo non ha risposto in massa all’appello lanciato dal Cavaliere e che in via del Plebiscito si è riunita solo una minoranza di aficionados.

Ma “la cacciata” di Berlusconi dal Senato e la bassa affluenza alla manifestazione indetta da Forza Italia non devono trarre in inganno. Berlusconi e soprattutto il berlusconismo sono tutt’altro che finiti. Lo zoccolo duro del Cavaliere viene puntualmente fuori dalle urne e quando verrà il momento di iniziare la campagna elettorale il “leone di Arcore” ricomincerà a ruggire. Questa volta però Berlusconi, con buona probabilità, dovrà vedersela con un altro “animale comunicativo”, forse l’unico in grado di tener testa (in quanto a consensi) al Cavaliere: Matteo Renzi.

La vera fine politica di Berlusconi dipende dal sindaco di Firenze: se lui riuscirà a tramutare in consenso elettorale l’alto gradimento di cui gode, in questo momento, nel Paese, allora si potrà scrivere la parola fine. Fino ad allora Berlusconi è ancora in campo e abbassare la guardia è un errore che la sinistra italiana non può permettersi, troppe volte la fenice è rinata dalle sue ceneri.

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One thought on “Berlusconi è ferito ma non è finito

  1. Il Senato evacua Berlusconi

    Il dandy Silvietto con far decadente
    sfogliava l’Alfano: “Ma m’ama o non m’ama?”
    La lingua battea, come suole, sul dente,
    calava il sipario a Palazzo Madama.

    Con calcio nel culo, e a volo radente,
    finiva la corsa laggiù nell’Alfama,
    accolto sul Tago da un fado struggente,
    sigillo al declino di un mito alla Obama.

    D’Annunzio fu il Vate del Decadentismo,
    Silvietto sul water mimava i cattivi
    che spinti dall’odio e agendo d’impulso

    volevan negare il suo fine estetismo.
    Clisteri ci vollero, e pur lassativi,
    ma alfine fu un plop! L’avevano espulso.

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