Thohir nuovo presidente dell’Inter: continua l’evoluzione del calcio italiano

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di Giovanni Fabbri

Il nuovo numero uno dell’Inter è l’indonesiano Erick Thohir. Massimo Moratti ha passato il testimone dopo diciotto anni di presidenza, un viaggio ricco di soddisfazioni, grandi vittorie e cocenti delusioni, caratterizzato in ogni momento da una passione che ha reso l’ormai ex patron nerazzurro un personaggio unico ed inimitabile.

Venerdì il magnate indonesiano ha parlato in conferenza stampa, manifestando tutte le sue emozioni, presentando in parte i suoi programmi futuri e dimostrandosi un personaggio molto mediatico. Lo testimoniano la conzoncina “chi non salta rossonero è” intonata in italiano e la maglietta con il numero 18, in ricordo proprio del periodo di presidenza, regalata a Moratti. L’Inter diventa così la seconda squadra della nostra Serie A a passare in mano ad investitori stranieri, un’altra grande famiglia italiana saluta il nostro calcio. Dopo l’addio della famiglia Sensi, è arrivato il momento dell’arrivederci dei Moratti, che però, a differenza dei primi, rimarranno all’interno del calcio e dell’Inter, seppur con poteri molto ridimensionati.

Altro segnale che nel calcio l’epoca delle grandi famiglie italiane in grado di investire milioni e milioni di euro sta volgendo al termine. Anche in Italia è arrivato il momento di lasciar spazio a capitali internazionali, a investitori stranieri con maggior potere economico. La Serie A non ha sicuramente lo stesso appeal di altri campionati, così come i club italiani non hanno le stesse capacità di fatturato dei grandi squadroni europei, ma questa apertura verso l’estero dimostra che il potenziale del nostro calcio è comunque molto elevato. L’arrivo di Thohir è dunque un elemento positivo se guardato in quest’ottica, l’addio di Massimo Moratti invece lascia l’amaro in bocca a molti tifosi interisti e a tutti i più nostalgici appassionati del calcio di un tempo.

Moratti, così come Franco Sensi prima, e Rosella poi, era una garanzia di passione che legava il club alla sua presidenza. La certezza era che la squadra non sarebbe mai andata al di sotto di un certo rendimento per il senso di appartenenza del suo proprietario, che in periodi particolarmente difficili era disposto a mettere mani al portafogli, intaccando spesso e volentieri il patrimonio personale per evitare delusioni sportive troppo umilianti. Questi presidenti erano dunque una garanzia di successo perché erano loro stessi ad essere i primi tifosi delle squadra che possedevano. Oggi questo elemento sta scomparendo lentamente, gli stranieri che investono nel calcio non sono certo disposti a perdere parte dei loro patrimoni per il bene dei club che controllano e la paura della maggior parte dei tifosi è che il loro unico fine sia quello di arricchire le proprie tasche, magari a discapito dell’interesse delle società. Ogni cambiamento d’altronde ha anche i suoi lati negativi, ma questo non vuol dire che sia il cambiamento stesso ad essere negativo.

Le altre nazioni dimostrano che spesso, a livello calcistico, gli aspetti positivi di questi passaggi di testimone sono maggiori rispetto a quelli negativi e che a volte cambiamenti di questo genere sono indispensabili. I tifosi dell’Inter possono dunque stare tranquilli e guardare con ottimismo al futuro. Benvenuto Erick Thohir, arrivederci Massimo Moratti.

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