Roma, “Noi Donne” per la legalità e contro le mafie
di Elena Angiargiu
Esiste una specificità di genere nella legalità e nell’illegalità, nella mafia e nell’antimafia? Questo l’interrogativo al centro dell’incontro “Parole e azioni di donne contro le mafie” organizzato da Noi Donne e Noi Rete Donne lo scorso 6 novembre a Roma, presso la sede dell’Università Telematica PEGASO, nell’ambito del ciclo avviato nel 2012 “Corruzione e illegalità. Il NO delle donne”. Temi che lo storico giornale delle donne italiane e l’associazione che si batte per aumentarne le presenze nelle assemblee elettive hanno voluto portare all’attenzione dei presenti e dell’opinione pubblica, delineando, attraverso il racconto di esperienze personali e collettive, il ruolo delle donne rispetto alla criminalità organizzata.
Hanno aperto i lavori Marisa Rodano, tra le storiche fondatrici dell’UDI (Unione Donne Italiane) e Alessandra Schettino (Università Telematica PEGASO), portando gli indirizzi di saluto e sottolineando il contributo delle donne alla partecipazione ad associazioni di contrasto alla corruzione e all’illegalità attraverso la rete, strumento essenziale di relazioni, e la specificità del genere femminile, portatrice di energia ed entusiasmo. Daniela Carlà ha sottolineato l’importanza di appuntamenti che mirano al riconoscimento di un potere “in piena legalità”, d’accordo con Tiziana Bartolini, dal 2000 direttora – attribuzione di ruolo “al femminile” data dalle iscritte -di noidonne, sulla valorizzazione di un’idea di “protagonismo femminile maturo” in vista del 70° anniversario di Noi Donne nel 2014.
Testimonianze – A raccontare la mafia nel tessuto sociale e nel nucleo famigliare è Laura Caputo, autrice del romanzo “Il castello di San Michele”, biografia del boss Raffaele Cutolo narrata in prima persona dalla giornalista trasferitasi in Campania per seguire da vicino la quotidianità di una famiglia mafiosa e la criminalità organizzata del Meridione. Un’esperienza, ha sottolineato la Caputo, che le ha permesso di osservare il vissuto della moglie di un mafioso, “boss al femminile” e “vittima per scelta”, come le altre donne legate alla mafia.
Una conoscenza indiretta della criminalità organizzata, invece, è quella testimoniata dalla magistrata Paola Di Nicola, autrice del libro “La giudice”, che fin dal titolo rivela la volontà di fare della differenza di genere uno “stile irrinunciabile”, che deriva proprio dal suo essere donna e che ha segnato profondamente il suo percorso professionale, come nell’interrogatorio di un boss campano, dove la relazione “uomo-donna”, in una circostanza di forte disagio, ha avuto il sopravvento sul rapporto “giudice-detenuto”, ha confessato la Di Nicola. Nel contesto giudiziario, inoltre, le donne hanno un “ruolo subordinato” perché, effettivamente, non esercitano un potere nella società e non sono neppure punibili penalmente per favoreggiamento del coniuge, ha precisato.
A testimoniare il ruolo delle donne nelle istituzioni è stata Maria Carmela Lanzetta, sindaca a Monasterace, in provincia di Reggio Calabria, dal 2006 a luglio 2013. La volontà di “uscire dall’isolamento”, riportando lo Stato nei luoghi della ‘ndrangheta, si è scontrata con una decisione politica non condivisa, che le ha fatto fare un passo indietro. Una vita sotto scorta e anni di minacce non hanno scalfito la sua tenacia nel perseguire “regole e comportamenti”, oltre alla necessità di alimentare “reti al femminile” contro l’illegalità, come sta accadendo nei piccoli centri della Calabria.
Un contributo alla lotta alla mafia può venire dai media, come dimostra Radio 100 Passi, diretta da Monica Soldano, che con il supporto di Danilo Sulis, amico di Peppino Impastato, porta avanti da Palermo un progetto per la diffusione della cultura della legalità. Un bisogno percepito come impellente, se si pensa al 72° posto occupato dall’Italia nel rapporto 2012 di Transparency International sulla percezione della corruzione da parte dei cittadini, citato dal dirigente amministrativo Sonia Mecenate, che ha ribadito l’importanza della legge anticorruzione nella mappatura dei rischi per porre in essere azioni correttive.
A partire dalla sua esperienza in politica e nelle pari opportunità, Isa Ferraguti, Presidente della Cooperativa Libera Stampa, ha espresso il desiderio di un cambiamento di mentalità che investa proprio la Pubblica Amministrazione, valorizzandone gli aspetti positivi. Al termine dell’incontro, tra la commozione generale, è stata letta una lettera a Denise, sottoscritta dai presenti, testimonianza di vicinanza alla figlia di Lea Garofalo, ricordata come “madre di tutte e tutti coloro che hanno a cuore il progresso e la democrazia”.