Istruzione digitale. La rivoluzione passa dalle aziende

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di Emiliana De Santis

Microsoft, Samsung, Unioncamere. Cos’hanno in comune? Sono loro i progetti più all’avanguardia in campo di digitalizzazione dei sistemi scolastici e universitari. Per uno Stato impantanato nelle sabbie dell’Agenda Digitale, sono le grandi imprese a sopperire alla mancanza di decreti, di fondi e soprattutto di una reale volontà d’azione.

Si parte con il progetto Smart Future di Samsung, annunciato nel giugno scorso e volto a favorire la digitalizzazione e l’alfabetizzazione informatica degli insegnanti, con lo scopo conseguente di educare alunni e relative famiglie alle nuove tecnologie. Finora il progetto era stato sposato da alcune scuole medie e superiori facenti parte dell’iniziativa Generazione Web, promossa dall’Ufficio Scolastico per la Lombardia. Dalla scorsa settimana, invece, è interamente digitale anche la terza elementare della scuola Enrico Toti, quartiere Ortica di Milano, in cui l’insegnate e i 26 alunni sono tutti dotati di tablet ed e-Board. “Il nostro obiettivo è favorire nei ragazzi lo sviluppo di competenze che possano facilitare loro l’inserimento in un contesto lavorativo sempre più competitivo” annuncia Carlo Barlocco, senior Vice President di Samsung electronics Italia. Prosegue Barlocco: “Ci stiamo impegnando sempre di più in iniziative per contribuire allo sviluppo sociale ed economico dei territori nei quali siamo presenti. Smart Future rientra all’interno di questa strategia, quella di creare valore attraverso l’innovazione per migliorare la società e la qualità di vita degli individui.” Smart Future infatti, oltre alla valenza dichiarata, ne ha una inespressa ma altrettanto importante, ossia quella di valutare come le nuove tecnologie e le forme di apprendimento possano agevolare – e se possano veramente aiutare – l’integrazione in ambienti socialmente delicati come è il quartiere Ortica in cui le classi sono formate per metà da alunni stranieri.

Smart Future è già attivo all’estero e, in tre fasi successive, punta per l’Italia a coinvolgere 300 scuole in tre anni, 25 entro la fine del 2013. Dalla costituzione di un Advisory Board formato da docenti e professionisti impegnati in ambito educativo, passando per un Roadshow tra le principali città italiane fino alla realizzazione di un Osservatorio nazionale che, con la collaborazione del Centro di Ricerca sull’educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia (Cremit) della Cattolica, monitorerà gli esiti dell’iniziativa, tutti avranno qualcosa da imparare, compresi gli insegnanti.

Guarda invece all’integrazione tra atenei, istituzioni e piccole e medie imprese, Digitali per Crescere – un Piano per l’Italia, iniziativa promossa da Microsoft con una serie di partner di eccellenza: Unioncamere, Cassa Depositi e Prestiti – tramite il Fondo Italiano per l’Investimento – aziende del comparto Ict come Toshiba, Acer, Asus, Panasonic, HP, Lenovo, Sony e Nokia, quindi le strategiche PosteCom, Unicredit e Intel e infine il Ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) e quello per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca (Miur).

“Le nostre Pmi hanno accumulato un forte ritardo sotto il profilo dell’innovazione digitale” afferma il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, che aggiunge: “dietro questo modesto ricorso alle tecnologie digitali credo ci siano due gap. Il primo è di carattere formativo: un quarto delle nostre imprese, infatti, dichiara di aver avuto difficoltà a reperire personale specializzato nelle tecnologie digitali e addirittura questa difficoltà arriva al 40% nel caso dei laureati. È evidente che questa carenza di specialisti rallenta gli investimenti in innovazione. Il secondo gap riguarda la difforme diffusione della banda larga nel Paese. Per questo serve un’articolata azione di diffusione della cultura dell’innovazione digitale [..]” Microsoft si è quindi rivolta agli Atenei che fungeranno da acceleratori per l’incontro tra studenti e manager, tra idee e pratica aziendale.

La Federico II e il Politecnico di Torino sono i primi ad aver implementato il progetto attraverso i Laboratori di Esperienza Digitale (Led) in cui una o due volte a settimana le porte vengono aperte alle eccellenze del territorio, ai 120 partner Microsoft e comunque a tutte le aziende che ne facciano espressa richiesta tramite l’iscrizione al sito www.digitalipercrescere.it. Si pensa al coinvolgimento di 10mila se non 15mila aziende entro pochi mesi. Nei Led le imprese trovano dimostrazioni di applicazioni, hardware e software spiegate direttamente dagli studenti che le hanno ideate così che gli uni possano conoscere le esigenze degli altri. Si instaura sin da subito una relazione di mutuo vantaggio che garantisce l’incontro tra domanda e offerta di lavoro oltre ad uno spin-off in innovazione senza precedenti.

“Oggi tra la crisi e il deficit di credito, non si può andare a proporre a piccole imprese investimenti importanti e che, soprattutto, non danno ritorno in meno di due anni” conclude Carlo Purassanta, amministratore delegato di Microsoft Italia. “Secondo noi bisogna invece puntare su investimenti più piccoli, scalabili, con ritorni in due o tre mesi al massimo, in modo che nel corso di un anno se ne possano attivare un paio di cicli. È una rivoluzione. E funziona.”

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