Bling Ring – La gang di ragazzini che ha svaligiato Hollywood

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di Annalisa Gambino

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Da un inchiesta apparsa su Vanity Fair Sofia Coppola estrapola Bling Ring, una divertente commedia dai risvolti generazionali drammatici. Nell’articolo di partenza, intitolato The Suspecs Wore Louboutins (I sospettati indossavano Louboutin), la giornalista Nancy Jo Sales fa riferimento ad una serie di furti avvenuti tra il 2008 e il 2009 ad opera di una banda di ladri adolescenti. Nel centro del mirino le ville di alcuni ricchi personaggi famosi della ”Young” Hollywood come Paris Hilton, Lindsay Lohan, Orlando Bloom e Kim Kardashian.

I rapinatori del Bling Ring – soprannome dato dal Los Angeles Times – erano un insospettabile gruppo di adolescenti che in meno di un anno è riuscito a mettere insieme un bottino di tre milioni di dollari in abbigliamento firmato, gioielli, valigie e oggetti d’arte rubati alle collezioni delle stelle. I ragazzi non erano dei criminali, ma esponenti della classe medio alta di una ricca cittadina della San Fernando Valley nella parte meridionale della California. Il gruppo, spinto dal culto della celebrità e della vanità, ha monitorato sistematicamente i siti on-line di gossip per conoscere gli spostamenti delle loro ”prede” e, una volta introdotto all’interno di magnifiche case, come in una esclusiva e costosa boutique, ha fatto shopping. Una volta arrestati, i giovani non si sono affatto pentiti, si sono anzi mostrati a loro agio davanti alle telecamere dei notiziari e si sono goduti il  momento di fama sorridendo ai flash dei fotografi.

È questo l’aspetto, se vogliamo, più inquietante della vicenda ed è quello che ha attirato l’attenzione di Sofia Coppola. Perché i ragazzi del Bling Ring hanno fatto quello che hanno fatto? Perché hanno derubato persone che ammiravano e celebravano? Le risposte, come emerge dal film, sono semplici: per vivere la loro vita e per capire che effetto fa avere uno stile di vita da star di Hollywood. Il furto ha solo una funzione imitativa. Bling Ring sotto questo punto di vista è un film straordinario, come lo è il meticoloso approccio da studiosa di fenomeni sociali e di costume che ha maturato la regista. Una ricerca che ha da sempre interessato Sofia.

L’opera della coppola più simile a Bling Ring è uno dei suoi primi lavori, Lick the Star del 1998. Nel cortometraggio un gruppetto di ragazzine delle scuole medie, capitanato da una magnetica leader, ha inventato lo slogan Lick the Star (anagramma imperfetto di kill the rats) come manifesto di appartenenza da inneggiare contro compagni di scuola sbruffoni, antipatici o perdenti. Il tutto finalizzato a un presunto e irrealizzabile piano criminale per farli fuori. Il filo conduttore della cinematografia coppoliana a partire dal suo film d’esordio Il Giardino delle Vergini Suicide del 1999 è la volontà di raccontare l’adolescenza e la noia quotidiana ad essa legata. Attraverso un taglio mai banale e con una cifra stilistica molto particolare, Sofia Coppola analizza i sogni e desideri dei giovani connessi alla loro emancipazione sociale.

La storia di Bling Ring, come già in Lost In Traslation e Somewhere contiene quegli aspetti della nostra cultura che più fanno riflettere, soprattutto rispetto al potere attrattivo che esercitano i media sulle nuove generazioni. Narcisismo, reality show, ossessione per i social network sono le forme più evidenti della mal-sanità giovanile che guarda sempre più all’aspetto fisico e alla superficialità..

Bling Ring non è sicuramente il film più riuscito della Coppola e ricorda vagamente le vite patinate dei ragazzi di Spring Breakers del 2012 diretto da Harmony Korine con James Franco e Selena Gomez ma a differenza del film di Korine, Bling Ring guarda con divertimento misto al sentimento di pietà ed impotenza la ”nuova” adolescenza drogata di apparire. La storia cinematografica è piena di dramma mescolato ad aspetti divertenti e leggeri tipici della cultura pop. Viene naturale l’analogia con il monologo d’apertura nella Grande Bellezza di Sorrentino -candidato tra l’altro all’oscar 2014 nella categoria miglior film straniero, nel quale Jep Gambardella confessa non solo la voglia di partecipare alle feste, ma di avere anche il potere di farle fallire. Secondo lo stesso principio, ai protagonisti di Bling Ring non basta conoscere le star ma occorre essere (come) loro.

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