Champions League. Qui Borussia Dortmund: a Klopp manca l’ultima perla, ma il futuro non spaventa

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Perdere una finale di Champions è già di per se uno di quei dolori sportivi difficili da spiegare, accettare e digirire, perderla al minuto 88 rende il tutto ancora più difficile. Il Borussia Dortmund ieri sera ha vissuto questo tremendo destino, fatale la rete di Robben, il perdente di lusso alla fine si è tolto il panni di eterno sconfitto e si è preso la Champions.

Per gialli del Borussia rimane tutto il resto. Una grande partita giocata fino alla fine, con anzi un primo tempo giocato anche meglio dei campioni, forse troppo nervosi per l’appuntamento da non fallire. Gli uomini di Klopp hanno però finito per subire quella fame di vittoria in più del Bayern. Il muro giallo si è dovuto arrendere prima a Mandzukic e poi capitolare al colpo di Robben. La speranza l’aveva data Gundogan trasformando il calcio di rigore del pareggio. Ma paradossalmente il Borussia si è spento lì, dopo è cominciato il confronto del Bayern contro Weidenfeller. A turno, prima del tentativo vincente di Robben, ci avevano provato un po’ tutti, da Muller a Schweinsteiger passando per Alaba, ma il portiere da bravo capitano è stato l’ultimo a mollare. Il gol di Robben sveglia la marea gialla giunta fino a Wembley, il sogno Champions finisce, ma dicevamo che resta tanto altro.

Cosa resta dopo una finale persa? Del Dortmund resterà la Champions disputata, l’eliminazione del favorito Real Madrid. Resterà la lezione di calcio nella semifinale d’andata, con quei 4 gol di Lewandowski, resteranno l’emozioni da film vissute contro il Malaga con quel gol a tempo ormai scaduto. Volendo andare più indietro con il tempo per apprezzare ancora di più la notte appena vissuta, in casa Borussia devono restare vivi i ricordi delle difficoltà economiche e tecniche. Il forte indebitamento, la vendita dello stadio, gli aiuti arrivati anche dallo stesso Bayern Monaco, e del movimento calcistico tedesco in generale. Tra il 2007 e il 2008 veniva sventato l’incubo della retrocessione. Tutto questo deve passare nella mente di chi stasera è deluso e amareggiato, perché vedersi a Wembley ricordando come si era partita sarà il modo migliore per ricominciare, magari senza Gotze e Lewandowski, ma con la guida di Jurgen Klopp.

Proprio Klopp  è stato l’uomo della rinascita, arrivato l’anno dopo una difficile salvezza ha scalato la classifica fino ai due titoli consecutivi del 2010-2011 e 2011-2012, più la coppa di Germania l’anno scorso strapazzando proprio il Bayern. Il tecnico che ha permesso tutto questo sarà ancora lì per dare seguito a quanto di comunque straordinario è stato costruito e fatto, anche nella sera della finale, nonostante Robben.

Cristiano Checchi 

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