Madrid, l’indignazione continua: futuro incerto per 2mila studenti della Felipe II

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di Alessandra Vitullo

Ieri son tornati lì, dove tutto è iniziato, a Plaza del Sol, migliaia di Indignatos, a festeggiare i 2 anni dalla nascita del movimento. L’ondata di protesta spagnola, che è stata da esempio e ispirazione per i movimenti che, in questi ultimi anni, hanno occupato centinaia di piazze dal Nord Africa agli Stati Uniti, si è andata purtroppo ad infrangere contro il durissimo muro delle misure anti-crisi, che sta strangolando l’economia spagnola. 

Ultima potenziale vittima dell’austerità è Centro d’Estudios Superiores (CES), Felipe II di Aranjuez, cittadina a 50 chilometri da Madrid. Negli ultimi anni la Felipe II era stata ascritta all’Universidad Complutense de Madrid (UCM), prima università di Spagna per numero di iscritti, il cui Consiglio, lo scorso mercoledì, ne ha proposto la chiusura o il cedimento a un altro ente. Gli studenti dell’università sono venuti a conoscenza della notizia solo a Consiglio concluso e solo attraverso i media locali di Aranjuez, decidendo così di costituire immediatamente una una rete di mobilitazione sul web. 

Come se non fosse sufficiente la mancanza del materiale, del riscaldamento, di fotocopiatrici, addirittura della carta igienica” (leggi Timeandtips), la chiusura della Felipe II comporterebbe il licenziamento di 200 lavoratori e l’incertezza per il futuro accademico di 2 mila studenti, iscritti ai corsi di Belle Arti, Comunicazione Audivisuale, Traduzione e interpretazione, Turismo, Scienza impresaria, Ingegneria informatica dei sistemi; senza considerare il danno economico che porterebbe la perdita di 2 mila giovani universitari alla città di Aranjuez.

La Felipe II avrebbe accumulato 5 milioni di euro di debito, che la Complutense non sarebbe più in grado di coprire, soprattutto da quando la Comunità di Madrid ha tolto il patrocinato al Centro. Secondo la portavoce del gruppo municipale del Partito Socialista di Aranjuez, Cristina Moreno, la responsabilità, infatti, sarebbe dell’intera Comunità di Madrid, che ha un debito di 62 milioni di Euro con l’istituzione universitaria, debito che fosse saldato salverebbe la Felipe II. 

Successivamente al Consiglio di mercoledì, e dopo la diffusione della notizia, il Rettore della UCM, José Carillo, ha dichiarato che in nessun momento si è parlato di chiusura del Centro (nonostante un documento da lui sottoscritto dimostri il contrario), e che la Complutense è “aperta a studiare tutte le soluzioni per salvare la Felipe II”, come ad esempio la chiusura di alcuni corsi. Soluzione che comporterebbe comunque la riduzione del personale docente (meno del 20-25%), e delle immatricolazioni (meno 500 iscritti nel prossimo anno) e quindi l’inevitabile chiusura progressiva dell’Università. 

Oggi, mentre fuori dal Rettorato, a Madrid, gli studenti stanno organizzando un flash mob, dentro, il Consiglio sta decidendo della qualità del futuro di 2 mila giovani, e qualche chilometro più in là c’è chi investe miliardi nel più grande casinò d’Europa.

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