Enrico Mentana, il mestiere del giornalista raccontato dal direttore del Tg La7

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di Elena Angiargiu

Un incontro con una folta platea di giovani e studenti, appassionati di giornalismo, pronti a conoscere i trucchi del mestiere svelati da Enrico Mentana, uno tra i volti più noti del giornalismo televisivo. Ma il direttore del Tg La7, chiamato a tenere una lectio magistralis dal titolo “Come il giornalismo”, nell’ambito della manifestazione Libri Come. Festa del Libro e della Lettura all’Auditorium Parco della Musica di Roma, rifiutando i panni del docente, ripercorre alcuni dei momenti salienti della sua carriera trentennale e si confronta con il pubblico sull’evoluzione dell’informazione e sul futuro, incerto ma stimolante, della professione giornalistica.

La carriera – Mentana esordisce parlando dei cambiamenti profondi della professione, filo conduttore di tutto il suo intervento, con ricorrenti riferimenti alla sua esperienza personale, da conduttore del Tg1 a 27 anni al passaggio a Fininvest, dove nel 1992 fonda il Tg5 fino all’approdo, dopo lo strappo con Mediaset nel 2009, alla direzione del Tg La7 dal 2010. Convinto che si debba “dare spazio a tutti i fenomeni”, Mentana da sempre rifiuta il “modo burocratico” di fare giornalismo, tipico degli anni ’80, retto da una polarizzazione tra politica e informazione, scritto e perciò lontano dalla spontaneità del parlato, scegliendo alla guida del Tg5, primo telegiornale di un’emittente privata, di “raccontare tutto” nei mesi caldi di Mani Pulite, privilegiando il racconto della cronaca a quello della politica per instaurare con il pubblico quel “patto fiduciario” che oggi porta avanti alla conduzione del Tg La7 e proponendo ai telespettatori un notiziario che, spiega Mentana, “recupera il più antico degli elementi: sapere tutto alle otto di sera”.

Il giornalismo televisivo – Ad essere profondamente cambiato, rispetto ai suoi esordi, racconta Mentana, è “il rapporto tra comunicazione e fruitori”. Emblematico, per spiegare il nuovo equilibrio tra chi narra e chi ascolta, è proprio l’appuntamento con il telegiornale della sera. Se un tempo i telespettatori ignoravano ciò che accadeva durante la giornata, oggi il tg è diventato “un mediatore che organizza quanto già si conosce”, grazie alla possibilità di aggiornamento continuo offerto dalla rete e dalle nuove tecnologie.

Facendo ricorso ad alcuni esempi, Mentana ribadisce due requisiti fondamentali di una buona informazione in tv: un buon conduttore televisivo deve “saper portare la notizia dalla fonte al destinatario senza disperdere energia” e deve essere disposto a “parlare come mangia”. Soprattutto su quest’ultimo aspetto si dilunga Mentana, ribadendo che le notizie, come nel Tg5 delle origini, devono essere democraticamente alla portata di tutti. Usare il termine sinistro anziché incidente, vettura al posto di macchina o ancora utilizzare un linguaggio economico-sindacalese fatto per una “platea iniziatica”, costringe il destinatario a “tradurre, il contrario della comunicazione di massa”.

I giovani e il futuro della professione – Il giornalismo “c’entra poco con i corsi universitari e i master”, tiene a sottolineare Mentana, ma è fatto di “fiuto, passione, tenacia e un po’ di pelo sullo stomaco”. Alla generazione dei nativi digitali, Mentana non sa però prospettare in che direzione andrà l’informazione perché non se ne conosce il “modello”. Un’idea, azzarda, potrebbe essere quella di “un aggregatore nuovo che cerchi di mettere insieme le notizie”.

A 58 anni e con 33 anni di carriera alle spalle, Mentana affronta anche la questione del conflitto generazionale tra i vecchi del mestiere e i giovani che desiderano intraprendere la professione. “La passione può non bastare, gli spazi non sono più quelli di un tempo”, avverte, esortando gli aspiranti giornalisti e più in generale le nuove generazioni a mettere in atto una “rivoluzione copernicana”, anche attraverso l’uso sapiente dei social network, per smantellare quel “meccanismo di cooptazione” inventato dalla generazione del Sessantotto e che tuttora li estromette dal mercato del lavoro. “Non accontentatevi degli ultimi posti”, ammonisce Mentana, che conclude con un auspicio, accolto dagli applausi del pubblico: Vi auguro di avere la curiosità divorante per fare quello che non siamo riusciti a fare noi, cambiare il mondo”.

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