Mafia in Puglia. Scorta civica per Francesco Dipalo, testimone di giustizia contro i clan

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di Vincenzo Arena

Mi sono imbattuto in Francesco Dipalo e nella sua storia solo qualche settimana fa. Imprenditore di Altamura, oggi testimone di giustizia, ha denunciato coraggiosamente l’intreccio fra criminalità organizzata, imprenditoria e politica nella sua città. Un pugliese come me, Dipalo. Ma di certo io, al confronto, sono solo un piccolissimo parolaio.

Francesco è testimone chiave in un processo contro i clan mafiosi murgiani. Le indagini che hanno portato  a questo processo sono state condotte dai magistrati antimafia Desirè Degeronimo e Roberto Pennisi. Il 29 novembre 2012 e il 15 gennaio 2013 si sono tenute le udienze preliminari del procedimento nel quale la Direzione Distrettuale Antimafia ha contestato a 14 persone, fra cui anche politici altamurani e due carabinieri (Vedi:  BariToday, 29 novembre 2012) i reati di associazione mafiosa, lesioni personali, violenza privata, estorsione,usura, detenzione e porto d’armi, simulazione di reato, favoreggiamento personale e frode processuale. Francesco Dipalo è parte civile nel processo, con il fratello Alessio, giornalista minacciato e picchiato per aver denunciato in radio il presunto smaltimento illecito di rifiuti in zona (Vedi:  Corriere.it del 17 febbraio 2007)

Ho conosciuto Francesco proprio il 15 gennaio scorso a Bisceglie, durante un incontro organizzato dalla redazione del portale web OndaPazza. In quell’occasione ho presentato il mio Zagare e sangue e parlato dell’informazione libera come arma per braccare e sconfiggere le mafie. Anche in Puglia c’è la mafia, anche nei nostri piccoli paesi e nelle nostre grandi città la criminalità organizzata fa affari, intimidisce i giornalisti, incendia le auto dei funzionari pubblici che fanno normalmente il proprio dovere. “Forse”, in Puglia, la mafia elegge anche qualche politico. E alcuni di questi politici, dalle mie parti, continuano a negare che la mafia stessa esista. E invece anche i nostri commercianti e i nostri imprenditori subiscono il racket, anche nei nostri borghi antichi i supermarket della droga non mancano. Basta leggere le cronache di Libera Informazione, a riguardo.

Tanti non denunciano per paura. Tanti altri non denunciano per connivenza. Altri invece si schierano dalla parte della legalità. E’ il caso di Francesco che ha subito aggressioni fisiche, s’è visto pestare a sangue moglie e figli. E ora vive in località protetta, lontano dalla Puglia, perchè ha deciso di spezzare le catene del giogo mafioso e ha denunciato un’intera organizzazione criminale.

Ho ascoltato la storia di Francesco, il 15 gennaio, assorto e sorpreso. Sorpreso dal silenzio che ha avvolto e avvolge ancora oggi questa vicenda, di cui solo pochi media locali e nazionali hanno parlato, mai con il giusto approfondimento. Ero sorpreso e arrabbiato, la sera del 15 gennaio. Avevo l’anima in fiamme e le dita delle mani che si chiudevano in pugni serrati, stretti a voler incanalare l’indignazione in una reazione istintiva. Picchiava forte dentro una frase di Varlam Salamov, oppositore del regime stalinista, rinchiuso per anni nei gulag siberiani della Kolyma: “Non sono uno storico dei lager. Sono il cronista della mia anima. Niente di più”. E da semplice cronista della mia anima in fiamme – tentando di infiammare l’anima di tanti altri – proverò a dar voce, fino a quando ce ne sarà bisogno, alla storia di Francesco Di Palo, testimone di giustizia che vive sotto protezione, in località segreta.

Proverò a dar voce anche alle ipocrisie delle istituzioni che fanno spesso antimafia a parole e non si costituiscono parte civile nei processi per mafia. E’ il caso del Comune di Altamura e della Regione Puglia, ad esempio, che nel procedimento in corso contro la mafia altamurana non si sono costituiti parte civile. Farò emergere le contraddizioni delle istituzioni nazionali che non tutelano e sostengono come dovrebbero i testimoni di giustizia. Ancora senza risposta, a questo riguardo, la lettera inviata tempo fa dai testimoni di giustizia al Ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri (Vedi: AntimafiaDuemila), per denunciare i vulnera della normativa che li riguarda e la continua mancanza di fondi per il sostegno dei testimoni e delle loro famiglie. Recente la denuncia dello stesso Dipalo che scriveva, il 21 gennaio:

Da venerdì scorso io e i miei famigliari siamo stati lasciati senza la possibilità di poter mangiare. Il ministero dell’interno non ha più soldi per garantire tutela ai testimoni di giustizia. Il direttore del nucleo operativo di protezione non risponde al telefono da settimane. Da questa mattina non rispondono più al telefono neanche agli uomini della mia scorta che sono indignati per quello che sta succedendo. Questo è il trattamento riservato a chi decide di denunciare e schierarsi con lo stato. Lasciati senza mangiare per tre giorni. Hanno costretto le mie figlie a tornare ad Altamura nella più assoluta indifferenza del Sevizio Centrale di Protezione. Ho paura per la incolumità delle mie figlie. Sono stato lasciato solo come un cane abbandonato.

L’appello è stato raccolto dal parlamentare Pierfelice Zazzera che ha chiesto chiarimenti al Ministro sulla vicenda.

Mediapolitika da oggi si schiera a fianco di Francesco, offre la sua scorta civica alla sua famiglia e a tutti i testimoni di giustizia che vorranno raccontarci le proprie storie. Ospiteremo sul nostro periodico aggiornamenti sulla vicenda di Francesco Di Palo e sul processo alla mafia murgiana. Faremo da cani da guardia, ringhiando contro le istituzioni distratte o colpevolmente silenti. Accenderemo le nostre luci sulle mafie, come abbiamo sempre fatto, non tradendo mai le parole di Paolo Borsellino: “Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”.

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