Serie A- Gol e spettacolo a Marassi. Caduta libera del Milan

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di Cristiano Checchi

È inutile negarlo, il clou dell’ottava giornata andava in scena sabato. Nella giornata degli anticipi scendevano infatti in campo le prime della classe, con in più quel Milan al quale di prima classe resta il nome e senza dubbio la storia, ma che con le forze a disposizione quest’anno fatica al tenere il passo delle altre. Ma procediamo con ordine.

Alle 18 è stato il turno di Juve e Napoli. Lo scontro delle candidate al titolo, lo scontro che doveva mostrare il meglio che il calcio italiano può offrire. Tante belle parole non seguite però dai fatti. Partita mediocre, sbloccata dalla solita Juve, che comunque è e resta l’unica in grado di perdere lo scudetto. Troppo più forte delle altre, la squadra di Conte/Alessio/Carrera ha regolato la pratica Mazzarri con due gol di due panchinari, di lusso, ma pur sempre panchinari: Cacares e Pogba. Se non è prova di superiorità questa.

Alle 20 e 45 in campo le due sorprese, quella positiva e quella negativa. Che il Milan sarebbe stato lontano parente di quello degli ultimi anni lo si sapeva, ma che addirittura dopo otto giornate si sarebbe ritrovato penultimo (se non ci fossero state le penalizzazioni) con 7 punti insieme a Bologna, Chievo e Pescara, davanti al solo Palermo, francamente non se l’aspettava nessuno. Ma tant’è: una squadra nulla nel gioco e nelle idee, che vive delle illuminazioni dei singoli. Come quella di El Shaarawy che aveva riaperto una partita che comunque il Milan non meritava di riacciuffare. Allegri esce dall’Olimpico con il 3-2 grazie, più che a meriti propri, ai demeriti di una Lazio tanto bella e spettacolare nei primi 50 minuti, quanto impaurita e intimidita da quel diavolo rossonero che dopo il gol di De Jong ha cominciato a far paura, forse più del dovuto. Alla fine però lo scudo biancoceleste ha retto ai timidi attacchi rossoneri. Sulle ali di Hernanes, Candreva e Klose la Lazio tiene stretto così quel terzo posto (condiviso con l’Inter) che ormai è l’obiettivo minimo, sognando forse, nelle segrete di Formello, qualcosa di più. Se la Lazio non occupa da sola la terza piazza lo si deve a Stramaccioni e Cassano. L’Inter domenica ha, infatti, battuto in casa il Catania di Maran con i gol di Cassano e Palacio. I siciliani hanno comunque dato del filo da torcere a Zanetti e compagni, con in più quel rigore non dato per fallo di Guarin su Gomez, quando si era ancora sull’1 a 0, che fa discutere. La partita è rimasta quindi in bilico fino ai minuti finali quando Palacio, alla prima da titolare, ha segnato la sua prima rete in A da neroazzurro. L’Inter c’è e non molla la presa.

Subito dietro- A guidare il gruppo delle inseguitrici delle quattro di testa c’è la Roma. Gli uomini di Zeman salgono a 14 punti nel folle posticipo di Marassi contro il Genoa. Dici Genoa-Roma, dici gol, tanti gol. La Roma non vinceva nella Genova rossoblù dal 2007, gol di Panucci; il ritorno al successo non poteva che avvenire nei pieni crismi dello spettacolo e della follia. Sotto 2 a 0 dopo 18 minuti , avanti 2 a 4 al 95esimo. È tutto racchiuso nel punteggio. Kucka e Jankovic aprono le danze, Totti, Osvaldo due volte e Lamela (tutto il tridente a segno, tanto per tornare a vedere un po’ di vero Zeman) le chiudono. Più che per la partita, l’Italia, quella disinteressata dal tifo per le due squadre, era incuriosita da una cosa sola: giocherà De Rossi? Se sì, dove? Zeman non si è smentito: Tachtsidis regista, De Rossi intermedio. Ma il greco, che che ne dica il boemo, non convince, è lento, macchinoso e impreciso, sbaglia un semplice appoggio e il Genoa trova la via per la prima rete. Trascorrono i minuti e De Rossi da un ruolo non suo, da movimenti non adatti per la sue caratteristiche, comincia a spostarsi sempre più vicino al greco. La Roma, con anche De Rossi a occuparsi della regia, comincia ad andare, e grazie anche a un Genoa che si arrende sul più bello, mette in piedi una rimonta che sembrava più difficile da immaginare che da realizzare. Al settimo tentativo si rivede quindi Zemanlandia. Ci sarebbe da parlare anche del 217esimo gol in seria A di Totti, ma per non cadere nello scontato non lo facciamo.

Le Altre-  L’Is Arena comincia a dare i suoi frutti. Alle 12 e 30 è arrivato il successo sul Bologna di Pioli, a segnare il primo storico successo nella nuova, ancora poco popolata per i noti problemi, casa cagliaritana è stato Nainggolan. Continua invece a zoppicare in trasferta la Fiorentina di Montella. Solo un pari contro il Chievo di Corini che era anche passata in vantaggio grazie a Théréau, vantaggio durato solo 60 secondi. A raggiungere il Chievo ci ha pensato Rodriguez; partita sostanzialmente con pochi spunti. Riprende aria invece l’Udinese di Guidolin e lo fa grazie a quello che più di tutti aveva rischiato di soffocare anzitempo la stagione friulana: Maicosuel con una zampata sotto porta stende il Pescara. A Parma è invece andato in scena il ritorno di Amauri, con una doppietta il brasiliano stende la Samp, che dopo l’avvio sparato comincia a soffrire il salto di categoria, con quella di ieri sono tre le sconfitte consecutive per Ferrara. A Bergamo è Bonaventura a regalare il successo a Colantuono contro il Siena di Cosmi, che pure era passato in vantaggio con Reginaldo. Il toscani però hanno subito la prepotente rimonta dell’Atalanta in gol prima con Cigarini, su punizione 3 minuti dopo il gol dello svantaggio, e poi appunto con Bonaventura. A chiudere il quadro l’unica partita a reti inviolate, quella tra Palermo e Torino, merito dei portieri, Gillet e Ujkani, unici veri protagonisti della partita.

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