La mostra shock “Il sogno degli italiani”: come consegnare un leader alla storia.

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di Lucia Grazia Varasano

La mostra- “Il sogno degli italiani”. Il titolo dell’ opera è fraintendibile se non si continuasse a leggere il sottotitolo: “Per una immagine definitiva dell’era Berlusconi” e se si ignorasse il concetto di fondo che fa da base all’ intero lavoro. «Se qualcuno pensasse che il sogno degli italiani sia vedere Berlusconi morto, cadrebbe davanti ad un errore» ci tengono a precisare gli autori dell’ opera «il sogno è inteso come messaggio che ha ripetuto costantemente dal 94, epoca del suo esordio a Palazzo Madama». Lungi dall’ essere un’ allusione al più sfrenato sogno dell’ antiberlusconiano moderno di vederlo morto, la statua di Silvio Berlusconi si pone quindi come un’opera dal significato fortemente simbolico e che risente dello studio di diversi testi, tra cui “Il corpo del capo” di Marco Belpoliti, “Sacra officina. La simbolica religiosa di Silvio Berlusconi” di Giuliana Parlotto, “Sua maestà il corpo” di Filippo Ceccarelli, “Filosofia di Berlusconi- L’ essere e il nulla nell’ Italia di Berlusconi” di Carlo Chiurco; e tante altre riviste ed articoli apparsi su internet.

Gli autori- Opera di due artisti di Latina, Mario Ottocento e Antonio Garullo- conosciuti per essere la prima coppia gay italiana unita in matrimonio- è rimasta esposta a Palazzo Ferrajoli per pochi giorni e tanti ne sono bastati per farne parlare tutti i principali media nazionali ed internazionali da “Le Monde” , “El Mundo” , “El Pais” , diventando l’ emblema del potere nella Roma dei palazzi di potere.

Chiusa l’era del berlusconismo, non ci resta così che un corpo, icona di un potere ventennale, disteso in tutta la sua dualità e carico di rimandi simbolici in gomma siliconica, stoffa, vetro, metalli, capelli e carta. In un popolo di «santi, poeti e navigatori» non poteva che essere collocato in una teca, diventando un santo post-moderno, un oggetto di culto, che poggia sugli estremi della propria dualità di «unto dal signore» e «santo puttaniere». Sono le stesse mani ad esprimere la duplice anima berlusconiana. Se da un lato, la mano destra, nell’ immaginario ufficiale dell’ inossidabile uomo-istituzione, grava su un opuscolo di “Una storia italiana”, l’ autobiografia pubblica che Berlusconi ha inviato alle famiglie italiane; quella di sinistra, nascosta nei pantaloni slacciati e simbolo dell’ incontenibile libido, è la parte che emerge dagli scandali che lo hanno consegnato alla storia sotto una luce diversa rispetto a quella consegnataci dai postini.

Il linguaggio del corpo- La testa è rigorosamente rivolta a sinistra, simbolo dell’ eterna ossessione del cavaliere verso i «comunisti». Gli occhi socchiusi e ridenti puntano verso Palazzo Chigi, incrociando la mole della Colonna Antonina, freudiana, di evocazione del potere fallocratico. Il sorriso, che «sta al volto di Berlusconi come l’ enigma sta alla maschera dei faraoni» è esorcizzante, ed infonde anche dall’ interno di una teca quella fiducia e quell’ ottimismo che lo hanno sempre contraddistinto. Cravatta allentata, della sartoria Desirée di Napoli «perché a Napoli tutto è cominciato, con Noemi Letizia e la lettera di Veronica Lario», camicia e giacca scomposta in tono rilassato ed intimo. Calza pantofole rigorosamente di Topolino in perfetto cartoon style, tese a sottolineare il carattere irriverente e gioviale di mr B, che resterà negli annali per le sue storiche gaffes.

foto di Lucia Varasano

 

 

 

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