Il Guggenheim al Palazzo delle Esposizioni di Roma

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di Barbara Maura

Sarà in mostra fino al 6 maggio al Palazzo delle Esposizioni Il Guggenheim. L’avanguardia americana 1945-1980, un’esposizione che ripercorre i movimenti più significativi dell’arte americana negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale. La mostra, organizzata dalla Solomon R. Guggenheim Foundation in collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo, è curata da Lauren Hinkson e propone più di 50 artisti tra cui Jackson Pollock, Willem de Kooning, Mark Rothko, Arshile Gorky, Alexander Calder, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg, Andy Warhol, Richard Serra, Kenneth Noland, Chuck Close.

Nelle prime due sale Gli esordi dell’avanguardia americana e La New York School si possono ammirare i diversi approcci all’astrazione negli anni ’50 attraverso le opere di Jackson Pollock (vedi Number 18,1950), Mark Rothko e William Baziotes. La New York School fu il frutto dell’intuizione di Peggy Guggenheim che fondò nel 1942 una galleria denominata Art of This Century, dove confluirono sia gli artisti dell’avanguardia europea fuggiti a New York durante la guerra, sia i giovani pittori americani, che insieme diedero vita ad una nuova pittura astratta; alcuni di loro riuscivano ad esprimere l’immediatezza del momento creativo attraverso forme fluide e sgocciolanti, come Pollock (Untitled (Green Silver) 1949 ca.) o Willem de Kooning (Composition, 1955).

Nella sala successiva, L’astrazione negli anni ’60, si fa spazio all’Hard Edge, una corrente della pittura astratta americana basata sulla realizzazione di composizioni geometriche nette e superfici di colore piatte, come in Harran II di Frank Stella (1960), dove ci si allontana definitivamente dall’impulso espressionista della New York School. La Pop Art è la protagonista della sala seguente, le cui opere erano la risposta di artisti come Robert Rauschenberg (Barge, 1962-63) al crescente consumismo di quegli anni. Contemporaneamente si sviluppò il Minimalismo, basato su forme geometriche elementari ottenute da materiali industriali dove lo scopo era di mettere in primo piano l’esperienza dello spettatore e non quella dell’artista.

La mostra prosegue con il Post-minimalismo, corrente che nacque come reazione al Minimalismo, le cui opere esprimevano una palese critica provocatoria al processo creativo artistico precedente. Mentre gli oggetti minimalisti erano realizzati con la massima precisione, le sculture post-minimaliste enfatizzavano il processo della loro produzione e la qualità dei materiali. Da non perdere il Live-Taped Video Corridor (1970) di Bruce Nauman, dove è lo spettatore che completa l’opera percorrendone lo stretto passaggio, vivendo così un’esperienza interattiva spiazzante.

La mostra si chiude con il Fotorealismo di Robert Bechtle, Tom Blackwell e Chuck Close, dove la fotografia veniva utilizzata per raccogliere le informazioni che venivano poi trasposte su tele di grandi dimensioni, ma senza la chiave ironica della Pop Art.

 

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