Lavoro. Nuovi accordi tra Università e privati

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di Emiliana De Santis

“Eppur si muove!” Sembra proprio che il Governo abbia intenzione di mettere mano alla disciplina di tirocini e stage, per interrompere il diffuso sfruttamento di ragazzi a costo zero in cerca di primo impiego e, in particolare, per facilitare l’accesso al mondo del lavoro. Tuttavia la norma, contenuta nel decreto sulle liberalizzazioni, è ancora oscura. In attesa di maggiore chiarezza, le Università e le aziende private si sono attivate con una serie di accordi che cercano di favorire l’occupazione di laureandi e neolaureati.

LA NORMA. Il Consiglio dei Ministri, preso com’era a negoziare con i rappresentanti delle varie categorie professionali in rivolta, pare non aver dato troppo peso alle parole. Per coloro i quali, come chi scrive, quelle parole sono veramente importanti, la questione assume tutto un altro aspetto. La previsione del Governo consiste nel garantire ai giovani la facoltà di svolgere il tirocinio e/o il praticantato per l’accesso alle professioni già durante il biennio di specializzazione, la ormai famosa “specialistica” o magistrale che dir si voglia. In questo modo, una volta laureati, i ragazzi sarebbero già in possesso dei requisiti per superare l’esame di stato ed esercitare la professione stessa. Fin qui tutto chiaro. Però, cosa vuol dire che c’è la facoltà di svolgere il tirocinio? Si potrà scegliere se farlo o sarà un obbligo a norma degli statuti universitari? La laurea specialistica sarà resa più pratica ed equiparata al tirocinio? È veramente utile avere neolaureati giovani e pronti a svolgere una professione se poi l’ingresso nel mondo del lavoro è bloccato da nepotismi e lacciuoli burocratici? Sulle risposte vige il più stretto riserbo. E intanto cresce in Italia il numero degli scoraggiati, ossia di quelli che né hanno un’occupazione né attivamente la cercano, soprattutto tra le donne e nel Mezzogiorno.

LE NOVITA’. La vera apertura proviene invece dalle Università e dalle aziende private. A cominciare dall’Università di Milano che ha emanato un bando per 62 ricercatori, aperto a diverse lauree da farmacia a scienze politiche; non solo facoltà scientifiche dunque. L’Alma Mater Studiorum di Bologna ha invece intavolato un percorso formativo con la locale Unindustria, prevedendo nuove modalità di finanziamento dei corsi da parte dell’associazione degli industriali bolognesi e il potenziamento delle attività di placement presso le aziende del territorio. Gli atenei, inoltre, avranno presto la possibilità di sottoscrivere accordi direttamente con le imprese per l’avvio dei contratti di apprendistato, al momento opportunità concessa – ma nemmeno garantita – solo a master e dottorati. Chiude Telecom che, per il miglioramento della sua rete Ultrabroadband, ha deciso di inserire in organico 200 laureandi di diverse città italiane, investendo così in un percorso che inizia dalla formazione in aula per finire con un contratto di lavoro, a tempo indeterminato.

MOLTE PAROLE, POCHI FATTI. Detto così suona tutto magnifico e quasi surreale. Nella pratica le iniziative sono ancora poche,  mal strutturate e mal pubblicizzate oltre che  accessibili solo a pochi. Ma, da qualche parte, bisognerà pure cominciare.

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