Alessandro D’Ausilio e ICub

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di Eloisa De Felice

ICub, il “robot-bambino”, ha fatto stravedere al Robotville. Il festival celebra i più avanzati progetti europei nel campo della robotica ed è stato organizzato, nello scorso mese di dicembre, presso il Museo delle Scienze di Londra dagli Istituti di Cultura Nazionali dell’Unione Europea (Eunic) in collaborazione con il Programma per lo studio dei sistemi cognitivi e della robotica della Commissione Europea.

ICub ha presso l’ IIT “Italian Institute of Technology” tanti papà. Alessandro D’Ausilio, soli 32 anni, è tra questi. La sua giovane età non lo rende, minimamente, inadatto al ruolo. Sprizza, anzi, gran voglia di insegnargli il mondo, proprio come ogni padre fa con un figlio. Per nulla intimorito dall’aver lavorato costantemente a braccetto con tutti ingegneri e dalla certezza che dovrà continuare a farlo ancora a lungo, dati gli ottimi risultati, appare anzi crogiolarsi nell’essere tra i pochi neuroscienziati cognitivi tra i padri del “robot-bambino”. Oltre ad essere visibilmente entusiasta dei progressi e per il futuro di suo “figlio”, ci ha raccontato, in esclusiva, del suo “piccolo” e non solo.

Chi è Alessandro D’Ausilio? Chi ICub e chi è “lui” per te?

Sono psicologo sperimentale di formazione ed ho sempre lavorato nell’ambito delle neuroscienze cognitive. Negli anni ho girato parecchio, lavorando in Germania e Stai Uniti oltre che Roma, Ferrara ed ora Genova. Nei vari spostamenti ho fatto ricerca su diversi argomenti, ma il tema predominante è sempre stato la comprensione del linguaggio. Ed è proprio questo che, in collaborazione con altri bravissimi ricercatori, cerchiamo di insegnare ad iCub. Capire il linguaggio umano in un modo biologicamente plausibile. A tal scopo, una piattaforma robotica come iCub permette di testare direttamente modelli del funzionamento cerebrale e confrontarne i risultati con il comportamento umano. Insomma, un passo avanti notevole nel modo in cui studiare il cervello.

Come sei arrivato in questo progetto? Cosa vuol dire per un giovanissimo, come te, lavorare in un progetto così grande ed ambizioso come può essere quello di costruire un robot intelligente che impara da solo e con il tempo?

Sono arrivato in IIT dall’Università di Ferrara, che fin dall’inizio è stata in prima linea nello sviluppo delle capacita cognitive di iCub. Grazie del “giovanissimo” ma il dottorato l’ho già finito da 5 anni! Comunque, per i miei interessi di ricerca, l’IIT e in maggior dettaglio lavorare in un dipartimento multidisciplinare che sviluppa iCub è un oasi nel deserto. Ci sono risorse e strutture adeguate, niente concorsi truccati e se non produco vado a casa. Esattamente quello che dovrebbe essere la ricerca.

Dove e quale l’idea di partenza di questo lavoro e quale/i il/i possibile/i arrivo/i?

Nel mio gruppo uno dei progetti principali è indagare i meccanismi di comprensione del parlato. Nello specifico riteniamo che il sistema motorio sia essenziale nei processi di percezione. Questa idea non è nuova, risale infatti agli anni 60, ma stiamo per la prima volta offrendo prove dirette e convincenti di questa idea. Questa conoscenza oltretutto ha innescato un meccanismo virtuoso per cui i nostri risultati si traducono in algoritmi per la comprensione del parlato di iCub e viceversa le soluzioni computazionali adottate sono fonte di ispirazione per ulteriori esperimenti sull’uomo. L’obiettivo sul medio-lungo termine èquello di costruire software di comprensione del linguaggio che siano robusti al rumore, alla variabilità inter-individuale e che imparino in modo “intelligente”.

Oggi c’è ICub che impara e cresce. Sei tra quelli che sogna e vede un futuro, per tutti noi, alla IoRobot? Secondo te “domani” vivremo tutti come nel film? E questo “domani” tra quanti anni potrebbe essere, secondo le tue stime?

Siamo sempre stati abbastanza imprecisi nell’immaginare il futuro, e per questo sbaglierò anche io di certo. Ad ogni modo, sono certo che la mia vecchiaia sarà in una casa che riesce a prevedere le mie necessità e che mi accompagna nelle difficoltà e nell’intrattenimento imparando a conoscere le mie preferenze e carattere. La sfida principale credo sarà la diffusione di queste tecnologie già potenzialmente disponibili. Se poi ci sarà anche un robot umanoide con cui chiacchierare amabilmente, questo è difficile dirlo ma lo spero!

Viviamo un tempo di profonda crisi, economica e sociale. I giovani fuggono all’estero per dar vita a progetti come questo. I nostri cervelli, però, fervono. Voi come riuscite a portarlo avanti così brillantemente?

Temo ci si debba abituare a questo stato di crisi. Sarà forse una conseguenza del crollo delle ideologie ma inizio a pensare che la crisi economica e sociale sia uno status permanente piuttosto che transitorio. Crisi ha però una doppia connotazione, quella negativa che tutti conosciamo e quella positiva che si traduce in opportunità. Lo stato permanente di crisi può smettere di essere generatore di ansia se vista come aumento della probabilità di cambiamento.

Quanto e come la scienza e la tecnologia possono, secondo te, salvarci dalla crisi e dal baratro che ai più appare alquanto imminente?

Sono di parte, ma è l’unica via. Solo la ricerca di base, con progetti a lungo termine, ci possono portare a vedere la crisi come opportunità. Bisogna però, a mio modesto parere, rompere la logica dell’immobilità e del posto fisso. Non in tutte le professioni è chiaro, ma nella ricerca il contratto a vita ottenuto a 30 anni con scatti automatici di anzianità, è la morte del sistema.

C’è un simpatico aneddoto su ICub o sul lavoro di squadra per crearlo che hai voglia di raccontarci?

Le discussioni infinite con gli ingegneri sul concetto di tempo e rumore. Il tempo per un ingegnere è un aspetto secondario e il rumore (del segnale) è una scocciatura da rimuovere. Per me sono invece parte essenziale del processamento nervoso. Insomma, convincere un collega, di formazione non biologica, che la fisiologia è bella perché rumorosa non ha prezzo.

Dai un consiglio ad un giovane che come te volesse entrare in un centro come l’IIT e fare un gran progetto come ICub.

Studiare tanto e lavorare di più ma solo se queste cose ci divertono. Altrimenti non ne vale la pena, perché si fa una vita d’inferno!

Fonte foto: oosp on Flickr

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