Lost in Google, la prima webserie italiana

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di Tiziano Aceti

La rivoluzione sul piano dell’interattività prodotta dai media digitali ha trovato nell’ambiente del web il luogo di sua massima espansione ed espressione. Il cosiddetto cyberspazio permette a ogni singolo utente di essere consumatore o produttore, emittente o ricevente, assumendo così un ruolo attivo all’interno dell’ambiente digitale.

Ed è proprio su questo ruolo attivo dell’utente che si basa la webserie Lost in Google prodotta dalla The Jackal production, che si può considerare l’emblema del potenziale interattivo del web. Ai più attenti questo titolo potrà evocare alla mente la famosa serie televisiva Lost, ma in questa webserie non troviamo nessuna isola misteriosa, qui il protagonista cercando Google sull’omonimo motore di ricerca è risucchiato dallo stesso, rimanendo intrappolato nel cyberspazio.

Fino a qui potrebbe sembrare una semplice serie che parla del web e che è trasmessa nel web. In realtà la novità di questa serie sta nel ruolo partecipativo degli stessi utenti che tramite i propri commenti lasciati su Youtube sul canale The Jackal, contribuiscono direttamente alla scrittura delle puntate successive, facendone così di Lost in Google un’opera sui generis.

Una vera novità, dove agli utenti è lasciato libero sfogo alla propria fantasia e creatività, come tra l’altro richiesto dagli stessi realizzatori della webserie:Commentate non ci sono limiti va bene ogni tipo di suggerimento” con queste parole il protagonista delle serie nel Videotutorial invoca l’aiuto degli utenti.

Una webserie che sicuramente rompe lo schema tradizionale in cui era rinchiuso lo spettatore, il quale aveva dalla sua la sola possibilità di cambiare canale o di criticare in maniera positiva o negativa la serie. Con Lost in Google, invece, sono gli stessi utenti che hanno in mano le sorti della serie. La possibilità di contribuire con il proprio commento, anche se non ha nessun riscontro economico, contribuisce ad alimentare quel senso di gratificazione indotto dal vedere il proprio commento utilizzato per la scrittura di una puntata.

La webserie, che per ora è solo all’inizi, sembra avere avuto un buon seguito grazie anche al ruolo ricoperto dai social network, come Facebook e Twitter. Ne sono la prova i numerosi commenti lasciati dagli utenti su Youtube.

Se nel campo della serie questa interattività promossa da Lost in Google può essere considerata una vera novità, nel campo cinematografico la possibilità per gli utenti di partecipare direttamente ad un film, per la precisione ad un Social Movie, è stata concessa nel 2010 con il film documentario Life in a Day, prodotto da Ridley Scott. Questo film è considerato il primo Social Movie della storia.

Questi due progetti evidenziano che  nel mondo dei media gli utenti, e in particolare gli internauti, ricoprono un ruolo sempre più centrale. Come spesso accade nella rete l’utente partecipa attivamente alla produzione di un progetto e non lo subisce passivamente come accadeva con i media tradizionali.

Per ora Lost in Google è soltanto un progetto sperimentale e solo il tempo potrà dirci se i The Jackal ci avevano visto lungo; sicuramente questa serie ha il merito di confermare come con un mezzo dalle potenzialità infinite, come la Rete, e  con una buona dose di creatività si possono aprire scenari prima impensabili.

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