Fiat, Termini Imerese: accordo raggiunto grazie al Ministro Passera

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di Chiara Baldi

E’ stato un processo lungo ed estenuante, ma alla fine il neo ministro allo Sviluppo Economico Corrado Passera ce l’ha fatta ad accordare la Fiat e i sindacati sul futuro di Termini Imerese. Venerdì 25 era arrivata la notizia che lo storico stabilimento Fiat, aperto nel 1970, avrebbe chiuso. Da qualche giorno erano iniziati i picchetti da parte degli operai per non far uscire dodicimila Lancia Ypsilon dalla fabbrica.

Ma sabato mattina il vertice tra governo, Fiat e sindacati ha portato all’accordo secondo cui gli operai siciliani riceveranno, dal primo gennaio 2012, 460 euro (oltre a quelli già stabiliti per legge) a testa per 48 mesi al fine di raggiungere la pensione.

Lo stabilimento siciliano – in cui la Fiat per 41 anni ha prodotto prima la Nuova 500, poi la 126 e la Panda, ed ancora la Punto e per ultima la Lancia Ypsilon – passerà nelle mani di Dr Motor, impresa che fa capo al molisano Massimo Di Risio, il quale ha promesso di assumere 1312 dipendenti degli attuali 1566 lavoratori Fiat.

REAZIONE DEI SINDACATI – I sindacati, tra cui anche la più restia Fiom (i metalmeccanici della Cgil), hanno espresso soddisfazione per il lavoro svolto dal neo ministro, per quanto nelle parole dei rappresentanti Fiom si senta un po’ di astio nei confronti di Fiat per aver, dice Ezio Masini, «voluto fare un dispetto ai lavoratori siciliani». Sulla chiusura dello stabilimento si erano espressi in molti nei giorni scorsi, persino monsignor Paolo Romeo, vescovo di Palermo, preoccupato che con la fine della produzione Fiat in Sicilia si rischiasse di far aumentare la criminalità organizzata al Sud.

LE POLEMICHE CON MARCHIONNE – È indubbio che la chiusura dello stabilimento da parte di Fiat, che comunque ha assicurato ai lavoratori 21,5 milioni di euro in quattro anni per la mobilità, sia un segno forte per l’industria italiana. L’Ad di Fiat Sergio Marchionne nei mesi scorsi ha fatto comprendere molto bene le proprie intenzioni esterofile, arrivando spesso ad accesi dibattiti con il segretario Fiom Maurizio Landini, soprattutto a causa delle vecchie ruggini in merito al referendum di Mirafiori, in cui vinsero i “sì” voluti da Fiat. Ma anche l’acquisizione di Chrysler ha suscitato diverse polemiche: molti hanno visto in questa mossa il definitivo abbandono del suolo italiano da parte di Fiat. Ma quello che più preoccupa non è tanto l’ “esterofilia” mostrata da Marchionne, quanto l’appoggio che il manager ha ricevuto in passato da parte della classe politica: uno su tutti, quello dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che incitava all’espatrio in caso di vittoria dei “no” al referendum voluto dall’azienda torinese.

IL VERO VINCITORE – Dalla vicenda Fiat-Termini Imerese ne esce indubbiamente vincente la figura del ministro Passera, e di riflesso quella del governo tecnico di Monti. In queste settimane l’aggettivo “tecnico” è stato più volte usato in senso dispregiativo, sottolineando che una squadra di “tecnici” non avrebbe mai compreso le “dinamiche umane” che invece i politici si presuma possano comprendere e tutelare. Ed è curioso che sia stato proprio il “tecnico” Passera a far raggiungere l’accordo che, guarda caso, ha accontentato anche i lavoratori siciliani garantendo loro un bonus economico con il quale potranno arrivare alla pensione senza problemi. Nell’Italia che cambia, c’è da notare anche questo, quindi: i “tecnici senza cuore” hanno dimostrato di aver ben più comprensione delle dinamiche umane a cui la classe politica italiana dice di tenere tanto. Una soluzione simile non sarebbe stata possibile senza il governo Monti, perché quello che i tecnici sanno fare, a differenza dei politici, è gestire un sistema che vive essenzialmente del lavoro umano, dal momento che vi lavorano da anni.

Fonte foto: David Orban on Flickr

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