Il terremoto ai tempi dei social network

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Magnitudo falsata dallo Stato per non pagare i risarcimenti ai terremotati? Solo bufale, allarmismi e complottismo al tempo dei terremoti seguiti (male) nei salotti socialmediatici

Se si osservasse il comportamento umano generale, unicamente attraverso i social network, il dubbio sull’andamento dell’evoluzione e sull’idoneità di questo alla sua continuazione sarebbe legittimo. Lo scoramento dell’osservatore esterno raggiungerebbe livelli di guardia anche nell’analisi quotidiana di una giornata tipo, ma toccherebbe il grado della disperazione se il monitoraggio avvenisse periodi di tempo successivi a gravi fatti di cronaca. Terrorismo, atti criminosi di particolare efferatezza, cataclismi.

TerromotoCentroItalia
Terremoto Centro Italia. Le macerie.

Il gravissimo terremoto che ha colpito il Centro Italia lo scorso 24 agosto ha rimesso in moto l’immenso salotto socialmediatico, in cui ogni singolo si sente in dovere di effettuare considerazioni, produrre opinioni e commenti su ciascun aggiornamento, stigmatizzare terzi per aver espresso un’opinione contraria, gridare dalla tastiera le proprie ragioni in una continua guerra digitale fratricida. Il silenzio è l’unica opzione non presa in considerazione.

Scribo ergo sum, per parafrasare Cartesio. Peccato che a René Descartes per affermare l’esistenza dell’io bastava che questo cogitasse, pensasse, riflettesse, ponderasse. Tutti verbi non necessari all’esistenza del profilo sui social. Ovviamente il male non è il mezzo ma chi e come ne fa uso. Anche il genio di Einstein venne piegato ai fini servili del mondo.

Ora Zuckerberg ha una bella responsabilità sulle spalle, certo non è l’atomica, ma vogliamo forse incolpare lui se nella nostra home appare il video del salvataggio delle vittime sotto le macerie e subito dopo il mare di Gallipoli ripreso attraverso un selfie stick con qualche faccione sorridente in primo piano? Se ognuno ha la possibilità di divulgare messaggi arrabbiati e sgrammaticati sul dove sarebbe più opportuno reperire i fondi economici per aiutare le popolazioni colpite dal sisma? Se vegani, cattolici e razzisti, stanno utilizzando la morte di 300 persone per perorare la propria causa e gridare alla maledizione neanche fosse l’anno 1000?

La risposta è no, ovviamente, come la retorica ci anticipa e suggerisce. Il problema di fondo è l’impreparazione scolastica, culturale e civile che si rileva osservando le discussioni presenti sotto ogni articolo di giornale, foto, post. È l’incapacità di comprendere il peso e la potenza della parola scritta, è la noncuranza con la quale si da sfogo agli istinti peggiori, è l’inadeguatezza che si sente a restare in silenzio, perché il tacere non porta approvazione manifesta. La smania di esserci e apparire, in un immenso e caotico formicaio, il gradimento da parte dei miei simili mi fa sentire sicuro, che esiste chi la pensa come me e siamo in tanti.

È la creazione, spesso anche involontaria, di false notizie. Pensieri espressi da un singolo utente con nessuna preparazione specifica, rimbalzano da una bacheca all’altra, creando un’enorme discussione, finché qualcuno non decide di scriverci un articolo, evitando accuratamente di verificare le fonti e la veridicità della notizia. Il fine unico e solo è il clickbite. Ma la maggioranza sembra non accorgersene e la condivisione continua, generando caos e disinformazione. Aggiungendo ignoranza a inciviltà.

L’unico esempio che ci sentiamo di riportare è la bufala complottista sulla magnitudo falsata dallo Stato per non pagare i risarcimenti ai terremotati, sbugiardata da un brevissimo video prodotto da La Stampa, reperibile sulla loro pagina Facebook.

Eviteremo di riportare in questa sede altri precisi riferimenti all’origine di questa riflessione, proprio per non aumentare la cassa di risonanza che è alla base del tam tam della mala informazione, l’unico riferimento preciso che decidiamo di divulgare è il numero 45500, istituito dalla protezione civile, per l’invio di un sms solidale.

(di Azzurra Petrungaro)

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