Sport come terapia per ragazzi amputati. Il racconto di Bebe tra passione, sogni e coraggio

0 0
Read Time3 Minute, 56 Second

di Sabrina Ferri

Lo sport è passione, ma non solo. Perchè alle volte lo sport può essere anche un ritorno alla vita, vera e propria rinascita dopo una malattia, ragione di un sorriso accennato sul volto di chi, forse fin troppo presto, si è ritrovato a dover fare i conti con il dolore.

Sport è dunque vita, prima di tutto. Quella vita che, oggi, pulsa irrequieta nel corpo e nel cuore di Beatrice, o Bebe come la chiamano in molti. Ha solo 15 anni ma la sua smisurata passione per la scherma l’ha già portata ad essere una piccola “grande” campionessa. Candidata tedofora a Londra 2012, Bebe potrebbe persino arrivare a partecipare alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016, sognando magari di tornare a casa con una medaglia sfoggiata sul petto.

Ma lei vincente lo è già. La medaglia va al suo coraggio, alla sua forza di volontà, al suo guardare avanti nonostante tutto. Colpita da meningite fulminante all’età di 11 anni e costretta all’amputazione dei quattro arti, Bebe ha trovato da subito la voglia di rimettersi in gioco. La sfida, quella più impegnativa di tutte: sfidare se stessa. Ma Bebe ha vinto, ce l’ha fatta e, grazie a delle speciali protesi e ad una carrozzina su misura, è tornata a tirare di scherma.

Attorno alla sua storia è nata l’associazione Art4sport che ha fatto dello sport come terapia per bambini amputati la sua ragion d’essere. Tanti i ragazzi protesizzati che, come Bebe, hanno ritrovato nello sport la fonte di nuove entusiasmanti emozioni.

Purtroppo, però, spesso riuscire a reperire delle protesi adeguate e a sostenerne i relativi costi è tutt’altro che facile, vista anche l’assoluta mancanza di supporto da parte del Sistema Sanitario Nazionale. Art4sport nasce anche per questo, per offrire un aiuto economico alle famiglie dei ragazzi con questo tipo di disabilità. Affinché tutti possano vedere nello sport qualcosa in più che una sola passione o divertimento. Affinché lo sport sia anche una speranza, punto di partenza per nuove battaglie e sfide.

Bebe nella scherma ha trovato la sua forza, la sua passione, la sua ragione di vita, sa che adesso nulla potrà scalfirla. E’ lei stessa a trasmetterci il senso della vita in questa, seppur breve, intensa intervista. Noi le auguriamo di veder realizzati tutti i suoi sogni. Perché Bebe merita la vita.

Quanto è importante la scherma per te? E come e quando nasce questa passione?

Quando avevo cinque anni e mezzo stavo provando molti sport. Praticamente, un giorno, stavo provando pallavolo ed eravamo in uno stabilimento con due palestre, in una palestra c’era la pallavolo e in quella di fronte c’era la scherma. Finita la lezione di pallavolo mi sono messa alla porta a vedere che cosa stavano facendo di là ed ho visto tutta questa gente che tirava. Mi è sembrata da subito una cosa bellissima. Poi è arrivato un maestro che mi ha chiesto se volevo provare. La volta dopo ho provato e da lì mi sono innamorata di tutto quanto.

Sei candidata ad essere tedofora alle Paralimpiadi di Londra 2012? Che significato avrebbe per te portare la fiaccola?

Più che altro vorrei portarla perché voglio andare a vedere Londra. Conosco la Paralimpiade, conosco abbastanza bene anche alcuni campioni come Francesca Porcellato, Giusy Versace, Oscar Pistorius e tutte le volte mi dicono «dai, dai, devi venire, devi venire, perché è bellissimo, si provano delle emozioni bellissime». Per cui voglio andare per provare quello che hanno provato loro. E siccome sto facendo di tutto per andare mi hanno proposto questa cosa che mi sembra bella. Quindi se si riesce è bene.

Arrivare a Rio de Janeiro nel 2016 è il tuo prossimo obiettivo?

Sì, è il mio prossimo obiettivo.

Nella tua vita hai dimostrato tanto coraggio e tantissima forza di volontà. C’è mai stato un momento in cui hai pensato “non ce la posso fare”?

Quando ero in ospedale o cose così, quando sono uscita e avevo le prime medicazioni che mi facevano malissimo dicevo basta, lasciamo così, chi se ne frega. Poi però c’erano mamma e papà che parlavano e alla fine ho capito che meritavano la vita.

C’è qualcosa che vorresti dire a tutti i bambini e ragazzi come te che vorrebbero fare sport ma che magari rinunciano per paura di non farcela?

Per questo abbiamo creato l’associazione Art4sport, per tirare fuori questi ragazzini, per farli divertire, per fargli fare sport. Adesso siamo in otto e tutti quando li vedi sono felicissimi. Inoltre io sono bravissima a disegnare. Così facciamo dei disegni per fare delle t-shirt, dei gadget e durante le manifestazioni li vendiamo per far dei soldi per comprare delle carrozzine e creare delle protesi per noi.

Hai un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Rio.

Foto: Art4sport

Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleppy
Sleppy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %

Average Rating

5 Star
0%
4 Star
0%
3 Star
0%
2 Star
0%
1 Star
0%

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *