Agenda digitale: Italia in ritardo. Il governo Letta corre ai ripari.

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di Tiziano Aceti

L’Italia presenta un gap rispetto agli altri paesi europei in materia di adozione della banda larga. Questo è quanto emerge dal rapporto della Commissione europea il quale valuta l’andamento dei progressi fatti per quel che concerne l’agenda digitale. Dal rapporto apprendiamo che in materia di diffusione della banda larga veloce l’Italia resta indietro rispetto alla media Ue, mentre si attesta su un livello positivo per l’utilizzo di Internet mobile.

La Commissione europea rileva principalmente due fattori deboli. In primis la carenza di abbonamenti alla banda larga ultraveloce (cioè al di sopra dei 100Mb/s) solo il 2% delle famiglie europee la possiede, con un ritardo considerevole se si pensa che l’obiettivo da raggiungere è del 50% per il 2020. Il secondo punto riguarda le scarse competenze digitali, le quali non hanno visto nessun tipo di incremento rispetto all’anno precedente.

Scorrendo gli altri dati vediamo come c’è un aumento dei cittadini dell’Ue che utilizza internet nonostante ancora una larga fetta delle popolazione europea (circa 100 milioni di cittadini) non ha mai usato internet per ragioni economiche, d’interesse o di competenze.

Vediamo ora alcuni dati che riguardano l’Italia:

Se la media europea dei cittadini che non hanno mai utilizzato internet si attesta al 22%, la percentuale degli italiani è maggiore: il 37% della popolazione non lo ha mai usato, in calo rispetto al 39% del 2011. Un’altra nota dolente riguarda la banda larga veloce, in questo caso, la media dei cittadini europei che dispongono di una banda larga con una velocità sopra i 30 mb/s è del 54% a fronte della percentuale italiana del 14%. L’Adsl con il 96,3% si conferma come la tecnologia più utilizzata dagli italiani mentre la media europea è del 73,8%.

Anche per quel che riguarda l’e-commerce l’Italia si conferma al di sotto della media europea; i cittadini europei che hanno effettuato acquisti on line nel corso degli ultimi 12 mesi sono il 45% a dispetto del 17% degli italiani.

Infine, vediamo i dati dell’e-government. Nel corso dello scorso anno i cittadini italiani che hanno utilizzato dei servizi di e-government sono il 19% un gap marcato rispetto alla percentuale del 44% della media europea. C’è da dire però che se i cittadini adottano poco i servizi di e-government, le imprese dal canto loro si affermano alla stregua della media europea, infatti,l’84% delle imprese italiane si rapporta in modalità on line con la P.A., mantenendosi in linea con la media europea che è dell’87%.

Se dal rapporto stilato dalla Commissione europea non arrivano segnali incoraggianti, il governo Letta ha approvato il 15 giugno 2013 il “Decreto del fare” a termine del nono consiglio dei ministri, nel quale sono previsti interventi anche per quel che riguarda l’Agenda digitale. Da quanto si apprende gli interventi saranno effettuati sulla governance che nelle intenzioni dovrebbe essere “più snella e operativa”. La cabina di regia sarà presieduta dal Presidente del Consiglio mentre Francesco Caio, nominato commissario per l’attuazione dell’Agenda digitale, presiederà un Tavolo permanente. Tra le novità previste dal decreto anche quella che riguarda l’accesso ad internet che liberalizzato dovrebbe allinearsi alle modalità d’accesso degli altri paesi europei. Nonostante l’accesso sarà libero esente dalle procedure d’identificazione dell’utilizzatore, rimane da parte del gestore l’obbligo di garantire la tracciabilità del dispositivo in uso. Nel pacchetto sono previste novità concernenti il domicilio digitale, cioè una casella di posta certificata gratuita che il cittadino potrà ottenere nel momento della richiesta della carta d’identità elettronica o del documento unificato. Per il Fascicolo sanitario elettronico è previsto un percorso che dovrebbe portare alla sua istituzione entro il 31 dicembre 2014.

Gli ostacoli che hanno rallentato lo sviluppo dell’Agenda digitale in Italia sono molteplici, sicuramente centralizzare la regia sotto l’ombrello della Presidenza del Consiglio piuttosto che suddividerla tra i vari ministeri era una scelta da fare così come liberalizzare il Wi-fi alla stregua degli altri paesi europei. Un pacchetto quello previsto dal “Decreto del fare” che dovrebbe dare un impulso necessario per rilanciare la digitalizzazione italiana ancora in ritardo su molti fronti.

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