Hassan Rouhani, chi è il nuovo Presidente dell’Iran?

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Di Alessandra Vitullo

“Ahmadi bye bye!” gridano i giovani iraniani esultanti, scesi per le strade di Teheran, appena saputo il risultato elettorale: “sappiamo che non è un riformista radicale, ma speriamo che possa migliorare la nostra situazione”. Ha vinto, nonostante non fosse dato come favorito, il sessantaquattrenne Hassan Rouhani: “è una vittoria della moderazione contro l’estremismo”, queste le sue prime parole come Presidente dell’Iran.

Una risultato schiacciante: con 18.6 milioni di voti Rouhani batte il candidato ultraconservatore dato per favorito, il sindaco di Teheran Baqer Qalibaf, che raccoglie poco più di 6 milioni di voti. Vittoria dovuta anche al sostegno dei due ex presidenti, Hashemi Rafsanjani e Mohammad Khatami, e al passo indietro fatto, negli ultimi giorni, dall’altro candidato riformista, Mohammad Reza Aref.

Un’assenza che si è fatte sentire è invece quella di Hossein Mousavi e di  Mehdi Karroubi, i due candidati che nel 2009 si opposero ad Ahmadinejad sollevando il movimento dell’Onda verde e che ancora sono agli arresti domiciliari, “sono nei nostri cuori – afferma Lida studentessa a Teheran – e spero che Rouhani possa fare qualcosa per la loro liberazione”.

Oggi la speranza di cambiamento in Iran non è più verde ma viola, come il colore scelto da Rouhani per la sua campagna, ed è attaccata a un clerico sciita, avvocato, con un dottorato alla Scotland’s Glasgow Caledonian University, membro dell’Associazione del Clero Combattente, segretario fino al 2005 del Consiglio supremo di sicurezza nazionale, ma che mantiene un moderato orientamento riformista, certamente contrario alla politica di isolamento intrapresa da Ahmadinejad, e che tra il 2003 e il 2005, come negoziatore per il dossier sul nucleare, aveva concordando con Francia, Gran Bretagna e Germania, una moratoria per l’arricchimento dell’uranio e l’applicazione del Trattato di non proliferazione nucleare.

Nel suo primo discorso oltre a parlare di riforme economiche (in un Paese che ha visto negli ultimi anni l’inflazione superare il 30%, la perdita di circa 800 mila posti di lavoro, il calo delle esportazioni di greggio che ha privato le casse del Paese di 50 miliardi di dollari l’anno, le sanzioni commerciali applicate dalla comunità internazionale per il programma nucleare) Rouhani ha tenuto conto anche delle donne e delle minoranze etniche, promettendo al suo popolo maggiori libertà sociali. Ora, il resto del mondo aspetta le sue prime parole su nucleare, Siria e Israele.

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