L’addio a don Gallo e le contestazioni a Bagnasco

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di Pierfrancesco Demilito

Se esiste un aldilà, don Gallo adesso se la starà certamente ridendo. Riderà di gusto a pensare che è riuscito a far discutere anche da morto, anche durante il suo funerale. Durante il rito, celebrato dal Cardinale di Genova, Bagnasco, hanno fatto discutere le contestazioni all’omelia e ancora di più la comunione concessa a Vladimir Luxuria dallo stesso Cardinale. E come potrebbe non ridersela, quel prete di periferia, da sempre amico degli ultimi e dei diversi, a guardare il prelato amico dei potenti combattere con questa patata bollente.

Il caso ha voluto che i funerali del prete genovese, così avverso alle gerarchie ecclesiastiche, siano stati celebrati dal presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in quanto Cardinale di Genova. E stride un po’ pensare che mentre la notizia della morte di don Andrea guadagnava uno spazio su tutte le prime pagine dei quotidiani nazionali, Avvenire, il quotidiano della Cei, la relegava a pagina 13. Quasi come se il lutto che ha colpito tanti giovani, tanti poveri, tanti reietti non toccasse la Chiesa, la stessa Chiesa a cui don Gallo aveva donato la vita e avvicinato tanti. I fischi e le contestazioni, dentro e fuori la chiesa, erano al presidente della Cei ma anche all’uomo Bagnasco, che avrebbe potuto evitare, durante la sua omelia, di citare il Cardinale Siri che nel 1970 trasferì don Gallo dalla Chiesa del Carmine di Genova alla parrocchia sull’isola di Capraia. Destinazione che don Gallo rifiutò fino a quando non venne accolto da don Federico Rebora a San Benedetto al Proto.

Don Andrea era un antifascista, un partigiano, un compagno. Prete, però, non ha mai voluto smettere di esserlo, nonostante le forti contraddizioni che viveva giorno dopo giorno, anche se la Chiesa che voleva non era la Chiesa che viveva non ha mai pensato di tirarsi fuori. A don Gallo abbiamo voluto tutti un gran bene, anche chi non l’ha conosciuto personalmente. Gli volevamo bene non tanto perché la pensava come noi sul rispetto dei diritti individuali o sull’idea di uno Stato laico, ma soprattutto perché non aveva paura di dire, anzi di gridare, come la pensava. Un uomo raro in una Chiesa sempre più gerarchizzata e allineata. Ci mancherà vederlo dondolare in testa ad un corteo con la sua sciarpa rossa e il suo sigaro. Ci mancheranno le sue passionali arringhe durante le assemblee. Adelante Andrea, anche lì su sarai la voce fuori dal coro degli angeli.

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