Diversamente abili allo stadio. La vicenda di Salvatore e gli accrediti per il San Paolo di Napoli

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di Lucia Varasano

L’Italia porta nel suo bagaglio tutta una storia del calcio e della relativa tifoseria, che ne disegna il profilo culturale così come la pizza e la dieta mediterranea. Ad ognuno la sua squadra del cuore, ad ognuno il suo piccolo bagaglio di tifoso legato, ora, all’appartenenza geografica, ora, alle tradizioni della famiglia. Per Salvatore, sostenitore del Napoli, il tifo ha il profumo di ragù della domenica e il ricordo dello zio Enrico che gli dava “100 Lire ogni volta che il Napoli vinceva”.

Salvatore è disabile, sulla sua sedia a rotelle, lavora in un paesino della Basilicata e quando può passa il weekend nella sua amata città partenopea. La storia che ci racconta Salvatore è una storia che non parla di barriere architettoniche e attrezzature degli impianti (per cui crediamo che l’Italia debba fare ancora molta strada), ma della rivendita di biglietti dello stadio, che non garantisce una parità di trattamento e un’accessibilità uguale per tutti.

La scorsa domenica decide di andare a vedere la partita Napoli-Siena, allo stadio San Paolo.

Come sappiamo ogni singola società calcistica ha istituito un proprio sistema di prenotazione dei posti riservati ai disabili, che varia a seconda delle esigenze di circolazione delle carrozzine, della capienza, delle questioni di pubblica sicurezza di ciascuno stadio e di ciascuna partita. Ogni struttura ha un’ala che ospita gli spettatori disabili, senza che ci sia una vera e propria ripartizione a seconda della disabilità e quindi delle diverse esigenze. La società può decidere di mettere in vendita gli abbonamenti o i biglietti per il singolo incontro, a prezzo ridotto o totalmente gratuito, a seconda poi della percentuale d’invalidità, se è maggiore o uguale al 65%, oppure al 100%. Ci sono poi delle agevolazioni anche per gli accompagnatori, che spesso entrano gratis e a volte pagano una cifra simbolica.

L’ingresso allo stadio per i disabili è vincolato da alcune procedure di accreditamento da eseguire online sul sito ufficiale della squadra. Occorre registrarsi, compilare un modulo, presentare una documentazione che certifichi la disabilità dell’utente. Bisogna poi aspettare la conferma dell’accredito da parte della società e stamparla.

Diverse società calcistiche (come la Juventus, il Milan, l’Inter, il Novara, il Chievo ecc.) danno la possibilità di ritirare il biglietto d’ingresso, presentando l’accredito corredato di certificato di invalidità in originale, direttamente ai Gate dedicati, fino a 15 minuti prima dell’orario di inizio dell’incontro. Questo non vale per il San Paolo di Napoli.

Salvatore arriva allo stadio, non ha l’accredito. Per ottenerlo, infatti, avrebbe dovuto presentarsi al “botteghino n° 6 dello Stadio San Paolo (lato Tribune) a partire dal 4° giorno lavorativo precedente la data dell’evento e fino al giorno precedente la gara stessa”. Tutt’altro che agevolazione a chi ha già problemi motori. A Salvatore non era possibile essere lì per l’ultimo giorno utile stabilito per il ritiro, ma vuole provare lo stesso ad entrare, intenzionato anche a pagare il biglietto, qualora ci fossero stati posti ancora disponibili.

Arrivato allo stadio, chiede allo steward di parlare con un responsabile, con qualcuno che potesse dargli indicazioni su un’alternativa modalità d’ingresso, alla luce del fatto che non s’intravvedevano particolari problemi d’ordine pubblico, il Siena infatti, sarebbe matematicamente retrocesso in serie B.

Avvista un noto giornalista, Mimmo Malfitano, che decide di farsi carico della vicenda. Salvatore attende, quasi un’ora, invano il giornalista, poi, il divertente epilogo. Anziché ritirarsi a testa bassa, sentitosi trattare come il “questuante inopportuno” accelera con la sua potentissima carrozzella e passa la barriera dello steward. Cercano di fermarlo, gli chiedono d’uscire, la folla che aveva seguito la vicenda, lo appoggia e intima gli agenti a farlo restare. Alla fine Salvatore resta, fino a fine partita. C’era lo spazio, c’erano i posti. Dell’ atto di rabbia, Salvatore all’uscita ha chiesto scusa allo steward. Fuori un vigile urbano lo ha aiutato a salire in macchina e gli ha sistemato anche il cappello.

Non è giusto che un disabile non possa decidere di fare un biglietto il giorno stesso della partita, e non è giusto che non ci fosse nessuno ad ascoltarmi, ma per fortuna alla fine qualche risposta l’ho avuta proprio dal popolo”.

Salvatore chiude il racconto rivelando quella che è una realtà non solo italiana. Come evidenzia un documento redatto dal CAFE (Centre for Access to Football in Europe) e dalla UEFA (Unione Europea delle Federazioni Calcistiche), rivolto a proprietari di stadi e club,  “molte le persone con disabilità non hanno potuto esprimere appieno la propria passione per il calcio a causa delle limitazioni degli stadi”. E’ l’ora, dunque, che si cominci a guardare alle indicazioni su come rendere gli stadi accessibili a tutti, già a partire dalle politiche operative della rivendita di biglietti.

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One thought on “Diversamente abili allo stadio. La vicenda di Salvatore e gli accrediti per il San Paolo di Napoli

  1. La delicatezza e un sottile velo di amara ironia usato dalla giornalista, non attenuano un altro dei disagi, (e questo poi credo che pochi vanno a pensarlo eppure rientra nei “diritti” tifare per una squadra, o voler comunque seguire una manifestazione sportiva o canora o anche politica), che quando meno te lo aspetti vivono le persone meno fortunate. L’episodio sottolinea ancora quanto c’è da fare in Italia in materia di attenuazione, se non di soluzione, dei problemi legati alle disabilità.

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