La Tunisia volta pagina: ad un anno dalla primavera araba il voto

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di Eloisa De Felice

Si dava fuoco, con la benzina, un anno fa, il giovane Mohamed Bouazizi. Gli avevano confiscato le merci e la bilancia. Al lavoro, negatogli, reagiva con un gesto estremo e disperato. “Alla vischiosità di quel regime, in cui non esistevano né le libertà del mercato economico né quelle dell’individuo, oggi, grazie anche a quel primo tributo di sangue, si è voltato pagina. In un solo anno la volontà di una civiltà antichissima di tornare all’avanguardia ha dominato. Al dramma del vuoto della politica è stato anteposto un processo democratico che non solo ha e sta illuminando tutto il mondo arabo, ma è una vera e propria sfida lanciata a tutto l’occidente”. Così il Presidente dell’Associazione di Amicizia e Cooperazione Italia-Tunisia On. Bobo Craxi ha aperto, presso la Sala della Mercede della Camera dei Deputati, il convegno “17/12/2010: La storia volta pagina. Nasce in Tunisia la Primavera Araba”.

Solo ieri libertà e democrazia apparivano come sogni sfocati. Viaggiavano veloci, però, grazie al web e ai click dei giovani che postavano la loro ardente voglia di rivoluzione sui social media. “Sfruttati e percepiti come potenti propulsori low cost del rinnovamento e del loro futuro, non come semplici passatempo, come lo sono, invece, purtroppo, per gli europei”. Ha tristemente evidenziato Maria Amata Garito, Rettore dell’Università Telematica Uninettuno, intervenuta all’incontro. “Sono stati le loro agorà, che gli erano altrove negate, ma anche, a ben vedere, gli ‘schedari’ del regime, questo va detto. Ma loro hanno continuato, senza paura!”. Ha aggiunto Giovanna Loccatelli, giornalista e scrittrice, inviata dall’Egitto.

Oggi, si assiste a folle da stadio che letteralmente assediano i cancelli alle otto del mattino per andare a votare. Agli applausi quando, uomini e donne, per la prima volta, insieme e tra loro pari, possono imbucare la scheda elettorale. Ma non solo. “Gli scrutini hanno palesato che il partito maggioritario dovrà necessariamente governare insieme a quelli minoritari. Ciò vuol dire crescere insieme e imparare dagli errori propri e da quelli altrui. Inoltre i lavori dell’assemblea sono ripresi in diretta dalla TV. Ciò vuol dire partecipazione per tutta la nostra gente”. Ha evidenziato Naceur Mestiri, Ambasciatore di Tunisia in Italia.

La Tunisia, insomma, si sta avviando in una sorta di circolo che appare sempre più virtuoso e che, ci si augura, coinvolgerà tutti, così come ha fatto con la primavera araba, forse, anche l’Europa. Come? Questa deve assolutamente rincominciare a guardare con rinnovato interesse ai Paesi che si affacciano sul mare nostrum e a questa terra, in particolare. Inoltre occorre che tutti s’interroghino in modo propositivo: “Cosa vuol dire democrazia in Tunisia, proprio ora, in una crisi globale, che a noi, europei ed italiani, ci sta toccando così profondamente? Cosa possiamo trarne di positivo?” Così, giustamente, Gian Guido Folloni, Presidente di Isiamed e dell’Associazione Italia – Libia cerca di spronare gli animi dei presenti.

Sulla stessa lunghezza d’onda Riccardo Migliori, Deputato e Presidente della Delegazione Parlamentare Italiana OSCE, durante il suo intervento si è chiesto: “L’esempio tunisino riuscirà ad espandersi in modo da influenzare tutti i vicini? In Tunisia non c’era neanche l’elenco elettorale. Ora, invece, avranno la loro Costituzione. Sarà sul genere francese? Come saranno salvaguardati i diritti? Comunque vada l’Europa deve assolutamente aprire le sue porte a questi Paesi, non come si è fatto con la Turchia, non serve a nessuno asserragliarsi”.

Anche Mohamed Nadir Aziza, Direttore Generale dell’Osservatorio Mediterraneo, è convinto: “Spingere sulla cooperazione internazionale. Sull’abbattimento della conflittualità e della paura. Paura che negli anni passati ha così caratterizzato sia il vivere in Tunisia sia i rapporti degli altri con questa terra. Paura per gli immigrati tunisini e paura per l’islam. La pluralità del pensiero, che oggi è una realtà in Tunisia, può veramente consentirci di uscire dal passato e di dire basta all’assistenzialismo, che per troppo tempo ha imperato. Iniziamo a parlare seriamente di co-gestione e co-sviluppo. La crisi ci deve portare a riflettere in modo costruttivo, per andare avanti”.

Parlare seriamente, anche tramite i media e la stampa, che secondo Antonio Badini, inviato speciale IDLO, non enfatizzano abbastanza lo sforzo democratico, propulsivo e propositivo che la Tunisia sta portando avanti, con tutta se stessa. “Non si tratta di anteporre stabilità e democrazia. Si tratta di dare reale fiducia e altrettanto reale sostegno. Basta con l’ipocrisia. Così facendo svanirà anche l’ingiustificata psicosi che sta bloccando il turismo”.

E proprio il tema del turismo, del mercato, dell’imprenditoria nel Mediterraneo e della sua rifioritura, così come il rinnovamento degli scambi di persone e, quindi, di culture, sembrano essere tutti spunti dai quali s’intende ripartire, insieme. Non si tratta solo di dire basta al proibizionismo o di negare i costumi da bagno alle turiste, in rispetto ai musulmani più praticanti, ma di fare proposte e di farne tante, come quella di creare hotel a loro dedicati oppure di “rincominciare a tendere la mano perché gli imprenditori sono intermediatori”, come dice Simone Santi, dei Giovani Imprenditori di Confindustria.

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