Televisione e infanzia, boom di canali dedicati ai ragazzi

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di Elena Angiargiu

Più canali e operatori, boom di reti tematiche sul digitale e sul satellite, ascolti in crescita ma investimenti in calo per contenuti di qualità a misura di adolescente, con una forte presenza di produzioni straniere a discapito di quelle nazionali e format spesso mutuati da quelli degli adulti. È quanto emerge dalla ricerca “Televisione e Infanzia. Rapporto sull’offerta televisiva per bambini in Italia” promossa da Focus in Media della Fondazione per la Sussidiarietà e condotta da OssCom, Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica di Milano, dedicata all’offerta di Children Television rivolta al pubblico dei bambini e dei preadolescenti in Italia e nel più ampio scenario internazionale.

Scenario europeo e contesto italiano – Il processo di digitalizzazione del sistema televisivo, in Italia come in Europa, ha consolidato la tendenza alla multicanalità e alla distribuzione multipiattaforma, con una frammentazione dei target e uno spostamento degli ascolti dai canali generalisti a quelli tematici. Se il nostro Paese può vantare un primato a livello europeo su numero di canali e player del mercato, non altrettanto può dirsi sul versante della produzione.

L’Italia è tra i Paesi europei che presenta l’offerta più ampia: 22 canali, pari a Regno Unito, Spagna e Germania, che coprono il 4% delle reti digitali “free” e l’11% di quelle a pagamento. In un mercato dominato da prodotti transnazionali (appena il 5% dei programmi trasmessi in Italia è realizzato in loco) e caratterizzato da un folto gruppo di operatori privati, che non ha eguali a livello europeo, risulta apprezzabile l’impegno del servizio pubblico Rai, con 2 canali riservati ai target school e pre-school, al pari della BBC, anche se il player italiano spende soltanto un quinto del broadcaster britannico per investimenti in produzioni originali a carattere nazionale.

Offerta televisiva in Italia – Dei 22 canali, 13 sono presenti sul satellite di Sky (compresi 2 in lingua araba del network Al Jazeera), 7 sul digitale terrestre gratuito (Rai Yoyo, Rai Gulp, Boing, Cartoonito, K2, Frisbee e Super!) e 3 sul digitale a pagamento di Mediaset Premium (Cartoon Network, Disney Channel e  Disney Junior). In uno scenario in cui l’entertainment prevale rispetto all’educational, ben 14 canali risultano indirizzati alla fascia scolare, dai 7 ai 14 anni, 7 sono pensati per la fascia prescolare, per bambini dai 3 ai 6 anni, e uno anche per i piccolissimi, Baby tv, rivolto al target 0-3 anni.

Sul digitale in chiaro, le reti tematiche più premiate dagli ascolti sono Boing e Rai Yoyo, rispettivamente con una media di 106mila e quasi 79mila telespettatori al giorno, mentre tra i canali a pagamento di Sky a contendersi il primato sono Nickelodeon con 13mila spettatori e Disney Channel, quasi 11mila, che può però contare sulla versione time shifted +1 e +2. Tra le reti generaliste, Canale 5 e Italia 1 sono le più seguite dal target 4/7 anni, con share vicini al 10%, mentre sul segmento 8/14 anni conferma il suo appeal Italia 1, con uno share superiore al 15%, seguita da Canale 5 (12,6%) e Rai 1 (8,8%).

Tendenze e criticità – Se da un lato lo sviluppo dell’offerta televisiva, si legge nel rapporto, riflette un “percorso di disinvestimento delle grandi emittenti generaliste pubbliche e private a favore della valorizzazione dei programmi per bambini come contenuto premium distribuito all’interno di spazi circoscritti, protetti e garantiti”, dall’altro crescono le opportunità offerte anche da piattaforme non televisive. Come gli spazi web che, oltre a coinvolgere il pubblico, moltiplicano le possibilità di sfruttamento dei format e la circolazione di prodotti, volti e personaggi o la convergenza tra piccolo schermo, editoria e giochi.

L’accesso alle varie piattaforme, avvertono i ricercatori, innesca un meccanismo “a due velocità”, dove il differenziale non è più solo tecnologico, ma più ampiamente economico-culturale, a vantaggio di chi può investire in un abbonamento pay accedendo così a “contenuti più originali e creativi”. In parallelo, è in atto una tendenza all’omologazione, con “un appiattimento dei contenuti e dei formati sull’esempio dei maggiori player a carattere commerciale”, come dimostrano il recupero di prodotti vintage, l’esiguità dell’offerta per gli adolescenti, declinata prevalentemente in telenovele e sit-com, o ancora i format destinati ad un pubblico adulto e riformulati per il target bambini e ragazzi, con il ricorso a talent show e tutorial, dove il racconto di situazioni quotidiane si sostituisce al dialogo e al modello verticale di trasmissione dei saperi.

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