Politiche 2013 – Vince Grillo ma non c’è il Governo

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 di Pierfrancesco Demilito

Con la lunga maratona dello scorso lunedì si è chiusa questa tornata elettorale. Visti i risultati usciti dalle urne, però, siamo costretti a immaginare che quella che qualche giorno fa avevamo definito “la campagna elettorale più lunga della storia” riprenderà molto presto. Il Paese appare infatti ingovernabile e certamente non avremo un Governo forte e duraturo. Nonostante questo, cerchiamo di analizzare i risultati elettorali e di capire quali sono i prossimi scenari possibili.

I VINCITORI MORALI – Non possiamo non iniziare dal Movimento 5 Stelle, i veri vincitori sono loro, o meglio è Beppe Grillo, perché loro, i Parlamentari eletti, in questa campagna elettorale non li abbiamo mai visti né sentiti. Nella storia d’Italia, mai una forza politica aveva raccolto il 25% delle preferenze alla sua prima candidatura alla Camera. Forza Italia, ad esempio, nel 1994 non andò oltre il 21%. Dunque, chapeau! La campagna di Grillo è stata vincente, quel “tutti a casa” ripetuto in ogni piazza d’Italia durante lo Tsunami tour ha ben intercettato la grande richiesta di cambiamento presente nel Paese.

L’altro vincitore morale di queste elezioni è Silvio Berlusconi. È vero, rispetto al 37,8% del 2008 il Pdl ha perso circa 6 milioni di voti, fermandosi al 21%, ma non era facile contenere cosi bene l’emorragia elettorale di cui era vittima il Popolo della Libertà fino a qualche mese fa. Questa però dovrebbe essere davvero l’ultima campagna elettorale che vedrà in prima linea il Cavaliere e ben presto il partito sarà chiamato alla prova del nove.

CHI NON HA VINTO – “Non abbiamo vinto anche se siamo arrivati primi”, queste sono state le prime parole ufficiali di Bersani dopo lo spoglio elettorale. Il segretario del Pd e la sua coalizione hanno raccolto più voti di tutti gli altri concorrenti, ma non abbastanza, non abbastanza per governare. A Bersani va imputato il fatto di essersi seduto sul risultato delle primarie. La sua campagna sembrava finita lì, per un lungo periodo è anche sparito dalle tv, proprio nel momento in cui Berlusconi monopolizzava i palinsesti televisivi. Una campagna più incisiva avrebbe probabilmente portato ad un risultato migliore e forse, visti anche i toni populistici delle campagne dei due principali rivali, rischiare era d’obbligo.

CHI HA CERTAMENTE PERSO – Il risultato della Lista Civica guidata dal professore Mario Monti è uscita con le ossa rotte dalla campagna elettorale. Alla Camera la coalizione ha raccolto solo il 10%, un bottino decisamente magro. Delude l’Udc, che dal 5.62% del 2008 passa all’1.78%, e non decolla Fli, che si ferma allo 0,46% (solo 159mila voti). L’attuale presidente della Camera, Gianfranco Fini, addirittura non riesce ad ottenere la rielezione. Oggi, se non fosse “salito in politica”, o forse se solo avesse usato altri toni durante la campagna elettorale, il Professore sarebbe certamente a capo di nuovo Governo tecnico. Ormai, invece, è fuori dai giochi.

ANCORA FUORI L’ESTREMA SINISTRA – I partiti dell’estrema sinistra non riescono nuovamente, dopo la delusione dell’Arcobaleno, ad ottenere l’elezione alla Camera. Neanche l’impegno in politica del popolare magistrato antimafia Antonio Ingroia è servito a superare il tetto del 4%. Tetto rimasto, anzi, abbastanza distante visto che Rivoluzione Civile ha raccolto solo il 2.2%. Fallisce dunque l’esperienza di coalizione tra l’estrema sinistra e “il partito dei magistrati”, il cosiddetto popolo arancione. Probabilmente alcune delle contraddizioni presenti nella coalizione non hanno convinto un elettorato solitamente molto esigente.

LA DEBACLE DELL’ESTREMA DESTRA – Le forze di estrema destra candidate a queste elezioni politiche erano tre: Forza Nuova, Casapound e Fiamma Tricolore. Insieme hanno raccolto lo 0,53% delle preferenze. Ma non si candidavano insieme, ognuno aveva un proprio candidato premier e così, se Forza Nuova ha raccolto lo 0.26%, Casapound si è fermata allo 0.14% e Fiamma Tricolore allo 0.13%. Al movimento guidato da Gianluca Iannone, dunque, non è servita l’importante presenza televisiva delle scorse settimane. Effettivamente, vedere dei “militanti antisistema” come quelli di Casapound nel salotto di Barbara D’Urso avrà fatto storcere il naso a qualche “fascista del terzo millennio” e fatto rivoltare nella tomba qualche “fascista del secondo millennio”.

I PROSSIMI SCENARI POSSIBILI – Al momento, vista l’indiscussa maggioranza alla Camera, il fiammifero è in mano a Bersani, ma ben presto si spegnerà. Il leader Pd ha intenzione di presentarsi alle Camere con un programma fondato su alcuni punti cardine (legge elettorale, costi della politica, difesa delle classi a rischio, sviluppo e lavoro) e su questi punti vuole cercare una maggioranza in Parlamento. Contemporaneamente, però, Bersani ha chiuso all’ipotesi di un governissimo con il Pdl, rivolgendosi direttamente a Grillo e al suo Movimento. Ora bisognerà capire cosa vorrà farne di tutti quei voti il comico genovese: può votare la fiducia al governo Bersani per poi valutare nel merito ogni provvedimento oppure votare contro qualsiasi Governo, spianando la strada ad un tecnico incaricato di cambiare la legge elettorale per tornare quanto prima a nuove elezioni. Dunque, una cosa sola è certa, prima di conoscere il nome del prossimo Presidente del Consiglio dovremo attendere ancora del tempo e questa attesa non farà bene alla nostra economia e alla tanto attesa ripresa.

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