Crisi e disoccupazione: “Figli miei come mi/vi mantengo?”

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di Eloisa De Felice

Periodo di campagna elettorale equivale spesso a promesse altisonanti. Ma quante di queste sono veramente così nuove? Da una parte i dati Istat che continuano a tracciare una disoccupazione crescente, oltre ad un preoccupante numero di ragazzi/e che neanche cercano più: 36,6% in aumento di 4,9 punti nel confronto tendenziale, dall’altra i candidati che si impegnano con le “priorità assolute”. Da una parte i dati Ocse per i quali la Penisola è il terz’ultimo tra i 30 Paesi adenti dopo Turchia e Messico sui livelli di partecipazione femminile al mercato del lavoro: 51% contro una media del 65%, dall’altra ancora i politici che assicurano e rassicurano: “giovani e lavoro, soprattutto quello delle donne”, anche perché, così, tutta l’economia ne risulterà avvantaggiata. Ma saranno poi veramente così lontani i tempi nei quali i giovani erano invece tutti “bamboccioni”?

Aspettando di votare e di vedere, concretamente, cosa accadrà di prodigioso per la risoluzione della crisi economica e occupazionale, i giovani continuano a vivere in grandi difficoltà. Soprattutto quelli che “ci vogliono provare” e tentano di farsi una loro vita. Una giovane trentenne che lavora in banca racconta: “nonostante il mio posto fisso, per giunta in banca, non mi hanno concesso il mutuo. Quindi, è inutile. Mi toccherà restare a vita in affitto!” Non va meglio per una giovane coppia che sta per avere un figlio: “Lavoro solo io -dice lui- lei, nonostante la sua laurea, presa con sacrificio lavorando part-time, in questi mesi, non è riuscita a trovare nulla. Figuriamoci ora con il bimbo!” E a questo punto non possono che subentrare i nonni: costretti a trasformarsi da “vizia nipoti” in vero e proprio salvagente. Perché il problema, serio, è anche questo: mancano serie politiche sociali che consentano alla giovani madri di lavorare, contribuendo doppiamente alla famiglia. Ancora peggio è quando i figli sono più di uno: come possono fare le giovani coppie che non hanno la fortuna dei genitori e/o semplicemente vivono lontano magari proprio per l’agognato lavoro?

A ben guardare, poi, non si tratta, solo della “gestione bimbi” e/o del sostentamento, perché poi ci sono tutte le bollette e, ancor più, le tasse. Per assolvere a queste, spesse volte, ancora una volta, si ricorre ai genitori. Ma fino a che punto è giusto che un figlio non riesca a rendersi indipendente, mai e poi mai, da questo cordone ombelicale? Un nonno, ovviamente, si dice “ben felice, potendolo fare” di aiutare i figli e i nipoti, ma si innesca un circolo vizioso dal quale non si esce più. Non solo la vita diventa una continua rincorsa, per far quadrare i conti, per incastrare le “nonne-sitter full time” fra loro, ma, tristemente, anche l’amore si trasforma in necessità. “Priorità assolute: giovani e lavoro, soprattutto quello delle donne”, staremo a guardare, o meglio: a votare!

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