Freedom Act. Arriva in Italia l’obbligo di trasparenza

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di Emiliana De Santis

In attuazione dell’articolo 1, comma 35, della legge contro la corruzione nelle pubbliche amministrazioni, la numero 190 del 6 novembre 2012, il Consiglio dei Ministri ha dato il via qualche giorno fa al decreto legislativo che riordina tutte le norme che riguardano gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni da parte delle Pubbliche Amministrazioni e introduce sanzioni per il mancato rispetto di questi vincoli. Meglio noto come Freedom Act, dal nome delle leggi sulla trasparenza adottate negli Stati Uniti, questo decreto introduce in Italia un forte elemento di democratizzazione, dando a tutti i cittadini la possibilità di accedere agli atti della Pa e di sapere come vengono spesi i soldi pubblici.

Già dal novembre scorso, a ridosso dell’approvazione della norma anticorruzione, l’“Iniziativa per l’adozione di un Freedom of Information Act in Italia” ha avviato il dibattito sulla necessità di implementare le norme relative alla trasparenza degli atti pubblici. Quindi il Forum Pa ha aperto un panel sul tema, raccogliendo un campione piuttosto significativo di risposte da cui è emerso che la maggioranza dei partecipanti dichiara di avere avuto negli ultimi tre anni almeno un’esperienza diretta di accesso agli atti della Pa e di aver trovato difficoltà nell’accedere agli atti: il 49% ha giudicato infatti la sua esperienza “difficoltosa e deludente”. Quasi il 70 percento degli intervistati ha ancora ritenuto scarso il livello di “accesso alle informazioni” della Pubblica Amministrazione nel nostro Paese. I numeri danno il segno di quanta urgenza abbia sentito il legislatore di fronte alla pressante richiesta dei cittadini di maggiore apertura rispetto a una burocrazia che risulta spesso chiusa, inconcludente e lontana dal servizio pubblico che dovrebbe garantire. Non ultimo il vento dell’antipolitica e gli scandali sui rimborsi a consiglieri e politici regionali che hanno contribuito non poco al comune sentire di amarezza e alla presa di coscienza della necessità di cambiamento.

Nel decreto legislativo approvato dal Cdm, trasparenza è intesa in senso di total disclosure, ossia di totale apertura, e dal punto di vista di rendere totalmente accessibili e fruibili gli atti pubblici, e di sapere, sempre e comunque, come vengono spesi i soldi della collettività. Ecco perché nel decreto si puntualizza che ogni amministrazione dovrà avere nel suo sito una sezione dedicata – “Amministrazione trasparente” – nella quale inserire tutto quanto previsto dal provvedimento: chiunque, nei limiti della privacy e degli atti coperti da segreto giudiziario, deve poter essere in grado di reperire un atto in maniera semplice, poterlo leggere, stampare e utilizzare integralmente. È per questo che il testo è ora al vaglio della Conferenza Unificata e del Garante della Privacy, che dovranno altresì disciplinare come dare attuazione all’altra parte del provvedimento che garantisce la totale pubblicità delle situazioni patrimoniali dei politici e dei loro parenti entro il secondo grado oltre a quella dei curricula, degli stipendi, degli incarichi e di tutti gli altri dati relativi al personale dirigenziale. Sempre in ottica di trasparenza, dovranno essere online i bandi di concorso adottati per il reclutamento, a qualsiasi titolo, del personale presso le Pa mentre viene razionalizzato il sistema di formazione che identifica nella Scuola Nazionale dell’Amministrazione (SNA) il centro unico per l’educazione dei futuri manager pubblici. Altra importante norma è quella che disciplina gli incarichi esterni con la cessazione del rapporto e dello stipendio nel caso in cui l’incarico conferito non sia stato regolarmente pubblicizzato sul sito dell’amministrazione. E lo stesso vale per le gare se i relativi bandi non potevano essere conosciuti da tutti, per gli atti di approvazione dei piani regolatori e per i dati relativi alle nomine dei direttori generali sanitari e agli accreditamenti delle strutture cliniche.

Sanità, nomine, gare e piani regolatori. Tutti punti dolenti del sistema Italia, particolarmente in periodo di campagna elettorale in cui i contendenti si avvalgono sovente di questi strumenti per catturare voti e preferenze. È probabile quindi che il Piano triennale per trasparenza e integrità, fulcro del più ampio progetto di prevenzione della corruzione, possa diventare un’arma a doppio taglio nelle mani del futuro Governo che potrà decidere, con esso, di stabilire le modalità di attuazione degli obblighi di trasparenza collegandoli con indicatori di performance o annacquare nelle sabbie parlamentari un decreto che potrebbe realmente iniziare a diradare le nebbie della politica italiana.

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