2013, the new world?

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di Alessandra Vitullo

Un 2012 vissuto tra le scosse di assestamento di un agitato e sorprendente 2011. Un anno passato a ricostruire e a reinventare equilibri e governi; a vedere gli effetti di una protesta che da Madrid a Sana’a chiedeva più democrazia e diritti. Un anno che alla fine ci ha lasciato in una desolante attesa e con latenti speranze per l’anno che verrà.

Avevamo riposto affrettate aspettative nell’Egitto post-Mubarak, ma il nuovo presidente Morsi ancora vacilla tra le proteste di piazza Tahrir e la Sharia. Abbiamo sperato, più di una volta, che il violento massacro in Siria giungesse a termine, ma tra veti, disinteresse, o forse troppi interessi, a fine 2012, il drammatico bollettino dell’Onu conta più di 60 mila vittime dall’inizio della guerra. Credevamo, ma neanche troppo, che non fosse l’ennesimo fallimentare anno per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese, ma di sicuro non volevamo, dopo Piombo fuso, altri lanci di missili, centinaia di morti, e l’annuncio della costruzione di nuovi insediamenti.

Restiamo in attesa di vedere che tipo di politiche intraprenderanno i neo-presidenti. Quali saranno le future relazioni tra il primo presidente donna della Corea del sud, Park Geun-Hye, figlia del dittatore Park Chung-hee e il giovane leader della Corea del Nord Kim Jong-un? Verso che direzione andranno i primi passi della politica del nuovo presidente cinese, Xi Jiping, nominato in novembre dal Congresso del Partito Comunista? Miglioreranno le condizioni di salute del presidente Hugo Chavez, riconfermato in ottobre per la quarta volta, o il popolo venezuelano dovrà andare nuovamente alle urne?Dopo un 2012 passato tra governi tecnici e nuove elezioni, l’Europa uscirà dalla crisi o andrà incontro al peggio?

Forse è stato un altro Presidente, recentemente rieletto, a cogliere la parola chiave che accompagna verso questo 2013, forward. Lo scorso 3 gennaio, sotto la seconda legislatura Obama, si è insediato il 113° Congresso americano e, per la prima volta nella storia del Partito democratico, i Latinos sono la maggioranza tra i suoi membri. Alla Camera dei rappresentanti entra, per la prima volta, una parlamentare di religione indù e una dichiaratamente bisessuale; mentre al Senato esordisce il primo membro di religione buddista e il primo dichiaratamente gay. In totale su 535 componenti 101 sono donne, ossia il 19%.  Risultato non impressionante se comparato con altre percentuali: in Svezia le donne elette sono il 46,5%, in Sudafrica il 44,5%, a Cuba il 43,5%…  al primo posto in classifica si trova il Ruanda, con il 54,9% di donne parlamentari. Ma data la nostra consuetudine a guardare agli Usa come modello, piuttosto che ad altri paesi, che almeno stavolta ci proietti verso un 2013 veramente forward.

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