Palestina osservatore all’Onu: Ceci n’est pas un Etat

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di Alessandra Vitullo

Perché l’isola di Nauru, la repubblica indipendente più piccola al mondo, abbia deciso di votare contro l’ingresso della Palestina all’Onu (non come membro, ma come osservatore!) resterà un piccolo e ironico interrogativo tra la moltitudine che ne ha lasciati la votazione dello scorso 29 novembre.

Innanzitutto, qual è il ruolo di uno “stato osservatore”? La definizione dell’ Huffington Post dice: “Lo status della Palestina ora equivale a quello del Vaticano”. Tralasciando qualche discrepanza a livello economico e di influenza politica, questo significa: nessun diritto di voto ma, l’accesso a trattati ed istituzioni; per esempio la Palestina potrà appellarsi al Tribunale Penale Internazionale per denunciare crimini subiti durante il mezzo secolo di conflitto israelo-palestinese.

Tuona Netanyahu. Israele è profondamente delusa anche dal nostro voto favorevole: “una delusione molto grande. Quando si è molto vicini a qualcuno, quando lo si considera un grande amico, la delusione è più forte”, afferma “provato” l’ambasciatore, Naor Gilon.

“Decisione controproducente, nonché un nuovo ostacolo alla pace”. La seconda legislatura Obama viene inaugurata così dalle parole del segretario di stato Hillary Clinton, alla fine dell’assemblea, in pieno stile “forward”.

Alla notizia dei 138 voti favorevoli i festeggiamenti esplodono nel Palazzo di vetro e contemporaneamente per le strade di Gaza. Esultanza di un attimo: il giorno dopo Israele annuncia la costruzione di 3.000 nuovi insediamenti coloni in uno dei territori più delicati del conflitto, quelli che collegano la colonia di Maale Adumim, la piu’ grande della Cisgiordania, alla zona araba occupata della Citta’ Santa, spaccando così in due la Cisgiordania.

Ieri due persone sono rimaste gravemente ferite dall’attacco di due carrarmati israeliani che hanno aperto il fuoco sulla Striscia di Gaza e 31 pescatori sono stati arrestati, in soli 3 giorni, per aver superato le 6 miglia nautiche concesse da Israele.

Corsi e ricorsi storici: stessa cosa accadeva diciannove anni fa quando, appena dopo la firma dei Trattati di pace di Oslo, Israele accelerò la colonizzazione dei territori occupati e, in particolare, l’ebraicizzazione di Gerusalemme est.

Scusate se credo che niente cambierà. Scusate se la storia mi ha reso scettica su ogni tipo di effettività di organizzazioni internazionali, utili solo a distrarci e ad illuderci che da qualche parte qualcuno ci ascolti.  (Lettera integrale su Nena-news)

Provate a confutarla.

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