“Senza dignità”, il IX Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione nelle carceri italiane

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di Lucia Varasano

Con un tasso di sovraffollamento del 142, 5 % l’Italia resta il Paese dell’Unione con le carceri più affollate, rispetto alla media europea che si aggira attorno al 99,6 %. Le Regioni dove si registrano le percentuali più alte di sovraffollamento sono la Liguria(176,8%), la Puglia (176,5%) e il Veneto (164,1%), mentre le meno affollate Abruzzo (121,8%), Sardegna (105,5%) e Basilicata (103%). Percentuali che crescono considerando invece la capienza di ogni singolo istituto. L’Istituto di Mistretta, in Sicilia, ad esempio potrebbe contenere 16 detenuti, ma ne ospita 43 (tenendo presente i dati aggiornati al 30 giugno 2012), con un tasso di sovraffollamento del 268,8%

Sono i dati contenuti nel IX Rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia presentati dall’osservatorio di Antigone, che esce per la prima volta accompagnato da un web documentario “Inside carceri” realizzato dal service giornalistico Next New Media e girato all’interno di 25 Istituti di pena della penisola, da Venezia agli Opg di Aversa fino a Catania Piazza Lanza, passando per Roma Regina Coeli, Napoli Poggioreale e Secondigliano.

La legge 199 del 2010 che avrebbe dovuto porre un argine al fenomeno del sovraffollamento, è stata in realtà “una novità ma non di grande impatto”, prevedeva la possibilità di scontare l’ultimo anno di pena in detenzione domiciliare (estesa con il decreto del dicembre 2011 a 18 mesi) ma sono stati pochi ad averne realmente usufruito, considerando il numero dei detenuti usciti dal carcere dall’entrata in vigore della legge e non quello dei detenuti presenti. Dalla dichiarazione dello stato d’emergenza (gennaio 2010), Antigone denuncia un gonfiamento dei dati sulla capienza degli istituti penitenziari. Mentre i dati ufficiali mostrano infatti una crescita dei posti di circa 2.722 (che comunque non risponderebbero alle esigenze del famigerato Piano Carceri, ulteriormente assottigliato dalla crisi economica), l’Osservatorio precisa che in realtà non sono state né aperte nuove carceri, né nuovi padiglioni, contraddicendo il Dap.

Alla carenza di funzionari giuridico-pedagogici (ex educatori) e di assistenti sociali, va a sommarsi quella prodotta dalla Spending Review, che ha predisposto un taglio dei direttori che in molti piccoli istituti risultano assenti e rimpiazzati dagli agenti di polizia penitenziaria. Tuttavia tra gli interventi del governo, risultano positive le misure adottate per contenere gli ingressi in carcere per periodi brevi, il cosiddetto fenomeno delle porte girevoli, anche se il numero degli ingressi è in diminuzione, il numero dei detenuti è rimasto pressoché invariato.

La madre della questione carceraria, sottolinea il Rapporto, resta il codice penale, con l’assenza del crimine di tortura e la mancata istituzione di un organismo nazionale ed indipendente che eserciti controllo dei luoghi di detenzione. Nonostante la legislazione nazionale con il dl Severino 211/2011 spinga verso la chiusura degli Opg, gli Ospedali psichiatrici giudiziari, entro marzo 2013 e l’adozione di un modello incentrato più sulla dimensione terapeutica che su quella di custodia, manca in realtà un’effettiva road map. Manca inoltre una modifica sostanziale alle leggi della detenzione sociale: droghe, recidiva e immigrazione (legge ex-Cirielli, legge Fini-Giovanardi, legge Bossi-Fini). Si è aperta la strada ai regimi aperti, alla sorveglianza dinamica ma incontrano una difficoltà dal punto di vista attuativo. Andrebbero inoltre rivitalizzate le forme alternative al carcere, ponendo una maggiore attenzione alla rieducazione e alla reintegrazione sociale oltre che incrementate le politiche di prevenzione di suicidi e della violenza. Uno dei dati più inquietanti presentati dal Rapporto è relativo agli atti di autolesionismo e tentato suicidio, in riferimento al contesto abitativo e relazionale, che avrebbe un effetto sulla manifestazione di sintomi psicopatologici.

Da settembre 2008 a settembre 2012, sono 373 i casi seguiti dal Difensore civico di Antigone e 28 le richieste di assistenza per abusi e violenze. Ad un mese dalla fine dell’anno, 93 sono i detenuti morti in carcere, di cui 50 per suicidio, uno per sciopero della fame (Lecce), uno per overdose (Regina Coeli), uno per omicidio (Opg di Aversa), 31 per cause ancora da accertare e 9 per malattia. A questi numeri si devono poi aggiungere altri quattro decessi, di cui 3 per suicidio, avvenuti nelle camere di sicurezza.

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