Barcellona vista da un’insolita prospettiva: quella della cooperazione, vi raccontiamo la storia di Alessandra

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di Mario Mormile

Forse qualcuno rimarrà deluso nel leggere la parola Barcellona e non sentir parlare di spiagge, movida e botellón, infatti il capoluogo catalano è anche una città ricca di movimenti e associazioni, raggruppamenti di cittadini nei quartieri e persino orti urbani a due passi dalla Sagrada Familia.

Alessandra Pierella 25 anni laureata in cooperazione internazionale e diritti umani ce la racconta così, dal punto di vista della sua partecipazione al progetto Leonardo Da Vinci.

Trasferitasi dalle Marche a 19 anni per iscriversi all’università di Bologna, Alessandra si appassiona ai temi di politica e attualità affiancati dalla passione per l’Africa che sfocia nella sua prima partenza per un campo internazionale: il turning point della sua vita. Da quel momento la realtà gli appare con gli occhi diversi, le distanze si accorciano e le possibilità si aprono verso nuovi orizzonti, dalle esperienze di volontariato all’interno di associazioni, al viaggio nelle zone abitate dai popoli Sarhawi nel Sud del Marocco, passando per un anno di Erasmus. Sono tutte vicende collegate dallo stesso filo rosso, non stiamo parlando di semplice volontariato ovviamente ma di una serie di esperienze che alimentano un progetto di vita indirizzato alla cooperazione, a fare di tutto ciò un lavoro vero e proprio nell’ambito del terzo settore.

Partecipare ad un progetto Leonardo costituisce un impegno maggiore rispetto alle solite attività di volontariato e per poter partecipare sono necessari requisiti e capacità, come ci racconta la stessa Alessandra “ovviamente le application sono state tante, ma alla fine questo progetto mi sembrava la scelta giusta: mi permetteva di continuare un percorso lavorativo già iniziato, in un altro paese e dandomi delle minime basi finanziarie.”

Il bando del progetto è stato pubblicato dal CNV di Lucca, specificatamente centrato sul terzo settore e in ambito sociale, perfettamente in linea con le sue esperienze lavorative precedenti e con con l’aggiunta della possibilità di portare le competenze in un ambiente differente.

Articolato in 13 settimane di cui le prime 4 di formazione linguistica, il progetto si snoda come un tirocinio per l’associazione locale Nexes.

Un futuro costruito a piccoli passi, passando da un progetto a breve termine all’altro, ma tutti funzionali alla costruzione di un percorso unitario e se vogliamo anche omogeneo.

L’auspicio finale lo lasciamo alla sua stessa voce “con questa premessa non penso di poter dire dove sarò esattamente nel mio futuro, quello che posso dire è che cercherò di continuare a fare quello che mi piace, che mi fa sentire viva e per cui sento di essere portata: se avrò fortuna diventerà il mio lavoro, altrimenti arriverà il momento in cui forse dovrò smettere di essere “choosy”, trovarmi un lavoro che mi permetta di sopravvivere, seppur non in linea con le mie passioni ed i miei studi e farlo diventare un hobby. In fin dei conti essere volontaria è anche uno stato d’animo!”

 

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