“Una faccia, una razza” Il futuro dell’Italia nel presente della Grecia?

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di Mario Mormile

E’ appena trascorsa una settimana molto difficile per gli studenti greci, in particolar modo per quelli dell’università di Salonicco, l’ateneo più grande del paese. La solidarietà degli studenti nei confronti del personale universitario in sciopero proprio a metà settimana ha portato al blocco delle lezioni per due giorni. Come ci raccontano sono ormai mesi che non ricevono gli stipendi e la situazione si sta facendo drammatica, le strutture sono invase dallo sporco, i bagni sono stati ormai chiusi e maree di carta straccia si vedono ovunque, una vera e propria umiliazione per il paese che nell’immaginario collettivo è la culla del sapere e della saggezza.

Parlando con i giovani studenti di Salonicco scopriamo che sono molto informati, è facile sentirli spaziare dalle teorie di macroeconomia ai testi di Naomi Klein, il periodo di difficoltà ormai spinge sempre più giovani ad interessarsi dei problemi economici e sociali della nazione e fa emergere una coscienza critica sempre più matura. Ma tutto questo non basta perché come un’epidemia si verificano emigrazioni di massa nei giovani, impossibilitati a costruire un futuro, chiunque ha degli amici o parenti andati all’estero a studiare, c’è chi racconta di aver visto tutti i propri amici d’infanzia emigrare all’estero verso situazioni migliori.

Il proverbio che qui tutti citano quando vedono un italiano è “una faccia, una razza” che indica la grande somiglianza di tratti somatici tra greci e italiani oltre che dal punto di vista culturale, ma se andiamo più a fondo scopriamo come di questi tempi ci siano tantissime somiglianze anche dal punto di vista economico e sociale, per questo la Grecia va osservata molto da vicino, perché il loro destino e il nostro sembrano legati da un filo rosso così come lo erano la cultura romana e quella greca del passato.

La Grecia è un paese di paradossi proprio come l’Italia, fa impressione passeggiare ed imbattersi in un grande edificio a forma di tempio greco che scopriamo essere una delle prime banche del paese, quasi come se il dio da adorare avesse cambiato forma ma non edificio. Un paese dai grandi potenziali non sfruttati, con cui condividiamo la totale mancanza di trasparenza amministrativa, le complessità burocratiche e i livelli più alti di corruzione ed evasione fiscale in Europa oltre che l’elezione di un personaggio come Lucas Papademos a tutti gli effetti speculare a Mario Monti, eletti a soli due giorni di distanza tra loro vantano entrambi un passato in grandi gruppi finanziari e il compito di fare il lavoro sporco per gli interessi dei capitali stranieri. E se nel giorno dell’arrivo della Mekel ad Atene gli studenti e manifestanti scendono in piazza a contestare, l’università di Salonicco viene tappezzata di locandine pubblicitarie con i corsi di tedesco, per molti il futuro sarà proprio in terra Germanica, nazione storicamente legata alla Grecia come ci raccontano alcuni studenti intervistati durante le agitazioni.

Ciò che più conta è sentire dalla voce di questi ragazzi cosa comporta tutto questo sulla loro pelle; κρίσις poteva indicare un momento di grande cambiamento, non necessariamente negativo ma anche una “scelta” o un “giudizio” e sentendo alcune testimonianze capiamo forse come qualche cambiamento positivo in atto si sta attivando anche nella vita quotidiana, sono proprio alcune ragazze che con la loro maggiore sensibilità sentono un maggior ritorno all’umanità, ci parlano di come il costo insostenibile dei locali e i bar sia stato la premessa per riscoprire i parchi e le passeggiate all’aperto o di come la bici si sia trasformata da passatempo a mezzo di trasporto; un generale ritorno alla semplicità e al valore delle cose altrimenti impossibile se immersi nel vortice del consumismo occidentale.

Sebbene il futuro di molti è legato alla frequentazione di un master o di corsi in Germania, il paese che in questo momento offre le opportunità migliori, c’è da dire che sono in tanti che dopo hanno intenzione di ritornare, pur non sapendo bene con che possibilità ma con la ferma voglia di ricostruire qualcosa. Alcuni ci stanno già provando in questi tempi nascono esempi di monete alternative locali, basate su forme di scambio di ore di lavoro o di sconti. Un mondo quello delle valute complementari o alternative abbastanza vecchio ma non sempre pubblicizzato. Di recente se ne sono accorti anche quelli del New York Times analizzando la situazione in un interessante articolo dove si analizzano le iniziative nate nella città di Volos e l’uso dell’ Unità Locale Alternativa, o TEM in greco, che permette di sostituire la moneta corrente barattandola con ore di lavoro. Il progetto sfrutta un sistema online sviluppato da Cyclos, una piattaforma web che punta allo sviluppo delle attività bancarie e commerciali online al fine di sviluppare le forme di scambio tra le comunità locali.

Qualcosa di molto simile è accaduto in Italia con una serie di iniziative a livello locale, la più famosa delle quali è partita da Napoli chiamata SCEC, una moneta complementare all’euro che aumenta il potere d’acquisto dei suoi aderenti e favorisce gli scambi sul territorio. Attualmente il progetto vanta circa 20.000 aderenti in tutta Italia ed è in continua crescita. A questo si aggiunge una recente statistica che testimoniava come nel Bel paese il numero di bici ha raggiunto e storicamente superato quelle delle auto anche se di poco.

Oggi più che mai guardare alla Grecia significa guardarsi allo specchio, benché ci siano delle differenze economiche in termini di grandezza del debito e dell’economia guardare alla Grecia sarà un po’ come guardare il nostro futuro dritto negli occhi e forse riuscire a giocare d’anticipo e capire da che parte andare quando le cose in Italia arriveranno all’ormai prossimo punto di rottura. Teniamo gli occhi aperti sulla Grecia e sui suoi giovani aspettando che possano essere d’ispirazione per risolvere la nostra crisi, che come molti hanno avuto modo di notare è forse più culturale che economica.

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