TV, telecomando e tastiera.

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Con questa nuova rubrica Mediapolitika dedica un intero spazio alla televisione. Qui racconteremo ciò che di buono vi abbiamo trovato e naturalmente segnaleremo ciò che non ci è piaciuto, quello che in tv proprio non avremmo voluto vedere. Ma parleremo anche di interazioni tra tv e social network, e delle nascenti e sempre più numerose web tv. Cercheremo, inoltre, di selezionare e consigliarvi alcuni programmi, film e documentari da non perdere. Perché anche noi come il giornalista Vincenzo Varagona siamo convinti che “non è la tv ad essere pericolosa, ma il ruolo che le affidiamo”.

di Pietro Falco

 Settembre, riparte la scuola, riparte il lavoro e riparte la Tv con i nuovi palinsesti, riconferme più o meno collaudate, il completamento del passaggio al digitale terrestre e tanti timori da parte delle direzioni generali sull’andamento futuro.

Dopo la prima settimana di programmazione i mal di pancia son già cronici per qualcuno, perché proprio quelle novità introdotte, dalla Rai a La7 e che dovevano risollevare le sorti della tv generalista, non funzionano a dovere e a tirar la carretta dello share sono rimasti gli intramontabili dinosauri, insomma “usato sicuro e garantito”.

L’anno appena passato ha segnato per la televisione un momento particolare, la colata a picco della corazzata Grande Fratello può in un certo senso esser considerata uno spartiacque prevalentemente generazionale, dodici anni fa a guardarlo era il popolo di BimBumBam addestrato da Bonolis e dal pupazzo Uan ad accettare senza troppi fastidi i lunghi intermezzi pubblicitari, i ventenni del 2012 invece hanno di fatto un diverso approccio nei confronti degli input da recepire; l’on-demand è sacro, più congeniale ai ritmi da clic, su YouTube si guardano coetanei che veicolano i loro messaggi senza troppi filtri eccetto quelli imposti da Google, e l’interattività del “commentatecommentatecommentate!!!” trasforma l’intrattenimento in pillole, in dibattito.

Il dibattito a cui i giovani ora partecipano non è poi così diverso dal litigio in studio dalla De Filippi o del contenitore domenicale, ora però son loro i protagonisti e, cosa curiosa, ha le dinamiche del gossip condominiale e non quello da magazine patinato dove si deve aspettare qualche “scoop” per conoscere l’ultima bravata di Caio o il nuovo flirt di Tizia.

L’ingorgo della televisione è qui e ad Mtv l’hanno capito sturandolo ad esempio con “Ginnaste, vite parallele”, reality nel vero senso della parola e con contenuti di buona qualità, fatto dai ragazzi in prima persona e senza il condimento trash che ha stancato addirittura il “cangurotto” Lippi.

Il web 2.0 ha avuto il pregio di portare in rete gli individui, ora la sfida è quella di mettere in rete gli oggetti ed i produttori di apparecchi tv sono già in corsa, o meglio hanno già la soluzione, stanno solo aspettando che si esaurisca il filone degli schermi ultrapiatti che è ancora piuttosto remunerativo, dopodiché assisteremo al moltiplicarsi esponenziale di programmi al limite dell’handmade ma di grande qualità come già avviene per qualche serie tv di successo inserita su YouTube e altri canali (Freaks e Lost in Google per citare le italiane); il perché è presto detto: costi ridotti per i produttori, un pizzico di product placement e creatività diffusa saranno il motore di un mercato troppo ghiotto perché i network se lo lascino scappare, si raggiungerà il pubblico nella maniera tradizionale, all’ora di cena o nel pomeriggio piovoso, ma si offrirà qualcosa che soddisfa la domanda dello spettatore fatta direttamente attraverso il commento al video.

La tv è ancora importante, lo dimostra il fatto che l’approfondimento politico e culturale resta dignitosamente ai vertici delle classifiche auditel e questo buon segnale sul grado di fiducia che lo spettatore ripone nell’informazione curata e costruita da professionisti seri ci dice che è piuttosto lontano il giorno in cui conserveremo quella scatola accanto al walkman, bisogna solo reinventarsi quel che basta per evitare che le programmazioni future siano solo quelle sportive e non mandare in malora le maestranze e tutto il circus.

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