Elezioni Olanda, vince il “partito del rigore”

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di Pierfrancesco Demilito

Guardando i risultati delle elezioni in Olanda possiamo dire che il “partito del rigore” ha segnato un altro punto nel processo di rafforzamento dell’Euro. Non solo, le urne olandesi hanno anche smentito la tradizione che vuole che i governi in carica durante la crisi escano sconfitti dalle elezioni. Così il premier in carica, il liberale Mark Rutte, autore di una manovra da 13 miliardi di euro e fortemente impegnato nel tentativo di riportare sotto la soglia del 3% il deficit pubblico oggi pari al 4,5% del prodotto interno lordo, ha portato a casa dieci seggi in più delle precedenti elezioni. Il buon risultato dei laburisti ha accentuato la sconfitta dell’ultradestra xenofoba e anti-euro e dei socialisti.

All’orizzonte, dunque, si annuncia un governo di grande alleanza che vedrà uniti alla guida dell’Olanda i liberali e i laburisti. Al momento, il laburista Henk Kamp, attuale ministro per gli Affari sociali, è stato incaricato da Rutte di sondare il terreno laburista per valutare l’eventuale disponibilità ad un’alleanza di governo. In realtà il lavoro di Kamp appare decisamente semplice: il leader laburista, Diederik Samsom, ha infatti già dichiarato pubblicamente di essere aperto a un esecutivo congiunto con i liberali del partito Vvd, nonostante le differenze politiche tra i due schieramenti.

Ma a prescindere da chi governerà l’Olanda, è fuor di dubbio che le elezioni le abbia vinte l’Euro. La difesa della moneta unica è stata la principale protagonista della campagna condotta dal partito liberale olandese e la scelta è stata premiata dalle urne. Una vittoria che non era affatto scontata. Gli olandesi, infatti, non sono mai stati tra i più forti sostenitori dell’Euro e già alle scorse elezioni il grande risultato conquistato dall’estrema destra, fortemente antieuropeista, sembrò un colpo sferrato contro la moneta unica. In molti temevano che il colpo finale sarebbe arrivato da queste urne, considerato anche il peso che ha la crisi sulle fasce medio-basse della popolazione. Ma quel colpo non è arrivato e l’estrema destra di Geert Wilders ha fortemente ridimensionato la sua presenza in Parlamento, dimezzando il numero degli eletti.

 

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