Italia? Il Paese del Bunga Republic. La politica in un gioco da tavola

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di Lucia Grazia Varasano

Come tramandare un pezzo di storia politica italiana ai propri figli? Cronache? Libri? E perché non con un gioco da tavola? Nessuno ci aveva pensato, a parte loro, un manipolo di giovani classe anni ’80 – Nicola Giulietti, Laura Maccioni, Luca Tistarelli, Angela Cordeschi, Marco Cotugno, Violetta Spadoni, Giacomo Gostinicchi – dell’ Associazione “Finestre culturali” di Chiusi (Siena), che sulla scia del “bunga bunga” hanno inventato il Bunga Republic.

Un gioco nato per gioco, che richiama pezzi della nostra storia politica fatta di escort, villette, festini, partiti corrotti e regole di accesso alle cariche pubbliche non proprio trasparenti. Un boardgame che riflette gli oscuri meccanismi del mondo politico e del potere, e che sta conoscendo adesso la sua maggior fortuna. Il 50% delle vendite hanno avuto luogo negli ultimi due mesi e guardandolo oggi, è un vero e proprio souvenir della politica italiana: «un giovane acquirente ci ha detto di comprare il gioco per i suoi figli, con l’augurio di poter dire loro, un giorno: questa era l’Italia, ai miei tempi..» ci confessa l’ ideatore.

Presentato ufficialmente a “Play-Modena” la più importante manifestazione italiana dedicata ai giochi, il Bunga Republic è acquistabile direttamente dal sito dell’ Associazione ed è da poco disponibile in alcuni negozi, ordinabile tramite GameTrade Distribuzione. Se hai già acquistato la confezione, ricorda il monito sempre valido: “Non dare il peggio di te nella vita reale, dai il peggio di te giocando a Bunga Republic!”

Istruzioni d’ uso. Ce ne parla Nicola Giulietti, ideatore del gioco, che nella vita reale è un giovane e brillante ingegnere che lavora ad un sistema per immagazzinare energia eolica e coordina il progetto open source Agorà 2.0 che dovrebbe contribuire ad una politica più trasparente, partecipata e democratica: il contrario del Bunga Republic, insomma.

Quando avete pensato di mettere a punto il gioco e quanto avete attinto dalla realtà?

Abbiamo iniziato ad elaborare il gioco nel dicembre 2010, un periodo particolarmente fecondo per la satira politica. Il gioco invita a vestire i panni di un politico senza coscienza e ad intraprendere una brillante carriera politica, conquistando poltrone che tra stipendi, mazzette e rimborsi elettorali fruttano fior di quattrini. Soldi che possono essere impiegati per pagare ville o escort da offrire in dono ad amici potenti, capaci di assicurare in cambio l’accesso a nuove, ambite, cariche pubbliche. Gravato da questo fardello di lavoro per il bene comune, il giocatore potrà inavvertitamente compiere qualche azione illecita, ed ecco che allora dovrà guardarsi bene dagli avversari, che potrebbero giocare contro di lui la carta della magistratura politicizzata. Appare evidente che lo sforzo di fantasia per dar vita a questo meccanismo immaginario è stato notevole.

Qualcuno ha rivendicato l’ invenzione del format?

Ti riferisci per caso a qualche personaggio politico? No, per il momento nessuno si è fatto avanti. Per maggior sicurezza, nel regolamento abbiamo scritto che il gioco si ispira ai costumi di una antica civiltà estinta, e che qualsiasi riferimento a persone reali è puramente casuale.

Difficoltà nello scrivere delle regole a ciò che si propone come qualcosa di totalmente refrattario ad esse?

In effetti in Bunga Republic la maggior parte delle regole sono abbastanza flessibili: spetta infatti agli avversari controllare che tutto proceda nella legalità. Può quindi capitare che regali o minacce, recate con il supporto di pizzini, possano influenzare il giudizio di chi dovrebbe far rispettare le regole del gioco.

A vostro parere vi siete avvicinati più ad un gioco di diplomazia o pura critica sociale?

La mia opinione è di parte, ma penso che siamo riusciti a realizzare un buon connubio tra ironia e giocabilità, tra critica sociale e divertimento, quest’ultimo legato in gran parte alla forte interazione che si crea trai giocatori. Molti di loro, peraltro, riescono ad immedesimarsi molto bene nella logica del politico corrotto, arricchendo ulteriormente il gioco. Quindi la critica sociale e la satira non la fanno solo gli autori del gioco, analogamente a quello che accade per un libro, ma anche i giocatori stessi. Penso che questa esperienza “attiva” possa essere utile anche a comprendere meglio i meccanismi più oscuri della politica, riconoscendoli più prontamente quando si verificano nella realtà.

Paura che il gioco possa diventare solo una moda di transito adesso che la Repubblica del Bunga Bunga sembra essere un ricordo con qualche strascico giudiziario?

Più che “paura”, direi “speranza”: purtroppo il gioco è ancora molto attuale, tanto che negli ultimi mesi le vendite sono aumentate. Il Bunga Bunga ha rappresentato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha portato tanti italiani a riflettere cosa sia cambiato, oltre al nome delle escort, negli ultimi decenni, da tangentopoli in poi. Saremo ricordati per anni come il Paese del Bunga Bunga, per questo abbiamo chiamato il gioco Bunga Republic. Un giovane acquirente ci ha detto di comprare il gioco per i suoi figli, con l’augurio di poter dire loro, un giorno: «Questa era l’Italia, ai miei tempi…».

Quelli del Bunga Bunga erano tempi in cui l’Italia si “divertiva”. Se doveste inventare un gioco sulla scia di quella che è oggi la politica italiana, come lo chiamereste e quali sarebbero i personaggi?

Qualcuno ci ha proposto di far uscire un nuovo gioco e di chiamarlo Banca Republic, in omaggio alla devozione mostrata dagli stati nei confronti dei mercati finanziari… si sente sempre più spesso dire ai governanti «Dobbiamo farlo perché ce lo chiedono i mercati». Mi auguro non si riferiscano agli stessi mercati che hanno creato i problemi ambientali, sociali, ed economici che i governanti dovrebbero risolvere! Questo è il concept che potremo sviluppare in un nuovo gioco. Per decidere i nomi dei personaggi è ancora presto però, anche perché il gioco della finanza internazionale è come una gigantesca macchina incontrollabile dove le persone sono solo strumenti… ricorda quei film di fantascienza in cui il robot di turno, andato fuori controllo, tenta di sottomettere gli uomini che lo hanno creato.

Avvertenze speciali…

La confezione reca la dicitura: «l’impiego moderato può provocare irrefrenabile desiderio di cambiare il Paese». Inoltre il gioco è consigliato dai 16 anni in su. Avverto gli uomini, però, di non correre a compare il gioco pensando di trovare foto di modelle svestite; le carte di Bunga Republic sono infatti illustrate con ironiche vignette. Il limite d’età è puramente indicativo: meglio però non “scendere in campo” troppo presto!

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One thought on “Italia? Il Paese del Bunga Republic. La politica in un gioco da tavola

  1. “Si sente sempre più spesso dire ai governanti «Dobbiamo farlo perché ce lo chiedono i mercati». Mi auguro non si riferiscano agli stessi mercati che hanno creato i problemi ambientali, sociali, ed economici che i governanti dovrebbero risolvere! ” – Ma questo ancora non l’abbiamo capito… Si sa niente se uscito qualche aggiornamento del gioco?

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