La protesta NoTav non passa le Alpi. Ferrero: “In Francia concetto di sviluppo differente”

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di Alessandra Vitullo

Mobilitazioni, sit-in, manifestazioni, scontri, feriti, anche terribilmente gravi, questo succede in Val di Susa da anni, da quando è stato presentato il progetto del treno ad alta velocità Torino-Lione. L’opera che unisce e divide l’Italia: per la prima volta parlano all’unisono i due maggiori partiti politici, acuendo così la frattura tra la politica e la volontà dei cittadini valsusini e italiani in generale.

Ribadire i motivi della protesta No Tav può essere ridondante, ma mai inutile. In Val di Susa si protesta contro la distruzione di un intero paesaggio, contro il pericolo dell’alta tossicità a cui verrà esposta la zona a causa dei lavori di perforazione di una montagna ricca di amianto, contro gli esorbitanti costi dell’opera quando sarebbe possibile utilizzare delle infrastrutture già esistenti, contro ventilate infiltrazioni della malavita nella gestione dei lavori.

Ma di tutto questo cosa travalica le Alpi? Forse solo un leggero brusio. Leggendo i giornali dei nostri cugini francesi non sembrerebbe che circa il 70% dell’opera si snoderà sul loro territorio e che ciò è possibile anche grazie al loro denaro. La notizia riempie le pagine di cronaca solo quando si spettacolarizza: 13 agenti di polizia feriti negli scontri, Luca Abbà che rischia la vita, e allora forse si ritorna a ricordare le ragioni della protesta che va avanti da più di dieci anni a soli 200 km di distanza.

La notizia non arriva, arriva male, o non interessa? Perché sorprende che un redattore de l’Humanité (giornale espressione della sinistra riformista, comunista e anticapitalista, che indossa la T-shirt del Manifesto con la scritta “la rivoluzione non russa”), possa dire: «capisco le ragioni dell’impatto ambientale, ma io sono a favore del progetto». «È una concezione di sviluppo differente – così mi spiega Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, nell’intervista rilasciata all’Humanité – innanzitutto la costruzione della Tav sul territorio francese avrà un impatto ambientale decisamente minore, perché si tratta di zone con una minore densità abitativa, inoltre, in Francia c’è un grande consenso sul tema dell’alta velocità e – prosegue – le differenze tra i due paesi sull’idea di sviluppo poi le abbiamo già viste nel campo energetico, col nucleare: l’Italia che lo respinge nuovamente con un referendum, la Francia con una cinquantina di fabbriche attive».

Le stesse motivazioni ci vengono date da alcuni militanti francesi che a febbraio sono stati al fianco dei manifestanti valsusini: «l’opera renderà impossibile la vita degli abitanti, perché, contrariamente alla parte francese, interesserà città importanti che hanno già numerose infrastrutture».

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